Ecco apparecchiata sulla tavola una nuova crisi di governo. Mise en place originata, in gran parte, da una deleteria smania di protagonismo politico che guarda solo al destino di una (minuscola) formazione politica piuttosto che all’interesse generale di un Paese, ormai, stremato da un’emergenza gravissima.
Anche se in un contesto diverso dalla precedente crisi, come da copione, è prevalsa l’idea megalomane di essere indispensabile.
Da quel che appare, anche stavolta, non si tenta un approccio verso un vero chiarimento originato da un malinteso, ma ci si avvia verso un continuo rilancio della posta in gioco accusando gli altri di immobilismo tirando fuori un contenzioso infinito e irrisolvibile. Tipico di chi, come sempre, non si è mai assunto le proprie responsabilità.
Tuttavia, oggi, affiora ancora più di prima una stanchezza nell’opinione pubblica ad ascoltare le presunte ragioni di questa incredibile crisi, facendo emergere un malcontento comune che stigmatizza in maggioranza questo epilogo. C’è sempre questo vizio italico di chi pensa di stare al centro del mondo e di chi manifesta una smodata fiducia nelle proprie capacità.
Quando finisce la benzina della propaganda, con le solite dichiarazioni degli attori del teatrino politico, allora subentra un vuoto mentale incolmabile e si sfasciano le maggioranze senza pensare minimamente al danno irreparabile che si produce in un Paese disorientato e ferito.
Queste due crisi, nella legislatura, mostrano la criticità di un sistema parlamentare che non prevede la sfiducia costruttiva. Il vero problema non consiste nel voto anticipato, ma, ancora una volta purtroppo, nella nostra ‘Cosa Pubblica’, non si riesce a trovare una nuova maggioranza solida nel Parlamento, relegando il nostro Bel paese in un assetto di stallo perenne.
In buona sostanza trovo però una somiglianza sempre più palpabile tra i due politici artefici di queste fratture oltre al nome Matteo. Grazie al proprio narcisismo patologico, occultano le proprie doti di tattica e virtù strategiche, semmai ne abbiano mai avute, per dare al paese una prova delle loro politiche da ‘discount’ che viaggiano sempre al massimo della superficialità e del pressapochismo.
Nodo gordiano di questa classe politica senza razionalità che, infine, arriva al paradosso masochista di danneggiare sé stessi. Dulcis in fundo i due “Mattei” soffrono della medesima sindrome nichilista e autodistruttiva e per dirla come la buon anima di Bettino Craxi “partono per suonare i pifferi ma poi vengono suonati”.