Intervento autorevole del commissario Ue per l’Economia che ribadisce la linea di condotta che nelle ultime ore è diventata la più accredita se i due Paesi di Visegrad non scenderanno a più miti consigli a proposito del Recovery Fund e, cioè, che l’Unione potrebbe andare avanti “a 25”.
Anche se si mostra ancora “fiducioso” e pensa che si possa trovare una posizione unitaria. Naturalmente il tempo strige poiché la prossima settimana al Consiglio europeo si terrà la riunione decisiva. Allora Gentiloni lo dice esplicitamente che a Ungheria e Polonia “dev’essere chiaro che non ci arrenderemo a questo veto” e, se non si trovasse un accordo su Recovery Fund e bilancio Ue “andremo avanti senza di loro”.
In tal senso è intervenuto il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, alla Conferenza Rome Med-Mediterranean Dialogues, promossa dal ministero degli Esteri e dall’Ispi, e in questa sede ribadisce una posizione che ornai sta e che è un’idea esplicitata ieri anche dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli. “Non abbiamo molto tempo” per raggiungere l’intesa e “il momento giusto è la prossima settimana al Consiglio europeo”, ha riaffermato Gentiloni, dicendosi “personalmente preoccupato ma fiducioso che alla fine supereremo questo veto”. Lo stato di diritto” è il vincolo che deve essere rispettato al fine di ottenere l’esborso dei fondi in base alla clausola confutata da Polonia e Ungheria.
I due Paesi suddetti però non sembrano voler recedere da questo veto e il premier Viktor Orban ha detto che il Paese “non ha bisogno degli aiuti del Next Generation Eu. E’ sbagliato dire che sarebbe un grosso problema per noi rimanere fuori. Si tratta comunque di prestiti che vanno ad aumentare il debito pubblico”.
E questa posizione viene rafforzata dal viceministro degli esteri polacco Pawel Jablonski che ha sostenuto la posizione espressa dal viceministro Jaroslaw Gowin, il quale aveva suggerito che la Polonia era pronta a un compromesso ma in realtà è stato frainteso e per Varsavia “ci sono alcune linee rosse” tra cui l’assoluta contrarierà al collegamento tra i finanziamenti dell’Ue e il rispetto dello Stato di diritto.
Mentre Gentiloni ha posizioni diverse da quelle di Sassoli per quanto riguarda la cancellazione del debito pubblico e il commissario italiano ha ripetuto che quella è una misura che si può applicare ad alcuni “Paesi poveri dell’Africa”, non certo a “Paesi membri dell’Ue”.
Gentiloni ha spiegato che al contrario “dobbiamo attrezzarci per cominciare a ripagare questo debito (originato dal recovery fund, ndr), sarà pagato fra il 2026 e il 2056 con un costo di circa 14 miliardi l’anno e lo dobbiamo affrontare con risorse comuni, è una delle sfide principali che il mio lavoro dovrà affrontare nei prossimi mesi”.
Per lui svolgeranno un ruolo “le nuove forme di tassazione a livello internazionale, a cominciare dai servizi digitali. Che l’Italia abbia la presidenza G20, assieme all’esito delle elezioni negli Stati Uniti, autorizza a pensare che forse si possa fare qualche passo avanti per una soluzione globale”.
L’ex premier ha approfondito il tema della riforma delle regole di bilancio e il fatto di avere politiche di bilancio nazionali con una politica monetaria comune è “chiaramente uno squilibrio che con il tempo dobbiamo correggere” dotando “le politiche bilancio comuni di un volume di fuoco di centinaia e centinaia di miliardi”, ma anche adattando “le regole attuative del Patto di stabilità a crescita: avremo avremo un debito medio dell’area euro che supererà in media il 100% del Pil, e Paesi come Francia e Italia avranno un debito molto alto per l’Italia, e alto per la Francia”.