A quanto pare Grillo è chiamato a correggere il tiro sulla netta chiusura di Di Maio alla necessità di una patrimoniale in Italia e il fondatore 5Stelle afferma in post: «Patrimoniale sacrosanta», cosicché Orfini uno dei proponenti rilancia: «Pronti a discutere».
Al solito, il fondatore del Movimento, pubblica un post in cui si firma con il suo consueto sarcasmo “ragioniere” e in vista dell’incontro dei Cinque Stelle sul Mes ribadisce la sua posizione di contrarietà su questo strumento europeo “salva stati” portata avanti da una lettera dei “frondisti”.
Invece invoca un provvedimento per far pagare l’Imu alla Chiesa e appoggia la proposta di una tassa patrimoniale di Orfini e Fratoianni, ma la propone persino sui beni sopra i 50 milioni. Orfini risponde: «Pronti al confronto, ma è una soglia troppo alta».
La tassa per i super ricchi è «sacrosanta», afferma Grillo , anzi per il comico si dovrebbe partire non dai patrimoni da 500 mila euro ma dai 50 milioni in su. Infatti, l’ex presidente del Pd Matteo Orfini e da Nicola Fratoianni, primi firmatari dell’emendamento alla legge di bilancio riammesso proprio ieri, sono stati i proponenti e questa posizione di Grillo entrata in contrasto con l’ex leader Luigi Di Maio, contrario sin dall’inizio.
Sulla riforma e sulle risorse del Mes, invece, Grillo è schierato contro: «Del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato». «Incaponirsi sull’assurda discussione sui fondi del Mes, che vengono descritti come la panacea di tutti i mali, è una mera perdita di tempo ed energie». Questo afferma Grillo che non spiegherà le mille ragioni perché il Mes non serve, perché , a suo avviso, lo ha fatto Giuseppe Conte, e in tal modo ne approfitta per sostenere il premier: «ll nostro presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che “disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere. Dunque non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli».
Dal momento, però, aggiunge Grillo, il dibattito italiano, «rimpasto a parte», sembra impegnato «esclusivamente su come reperire altri fondi per dar ossigeno alla sanità e alle imprese italiane» presenta due proposte «assolutamente praticabili, sacrosante e soprattutto non vincolanti (che non prevedono alcun tipo di indebitamento per l’Italia) che porterebbero un sacco di miliardi nelle casse dello Stato in poco tempo, semmai ce ne fosse bisogno».
Per lui sono appunto l’Imu e l’Ici nei confronti della Chiesa e la patrimoniale per i super ricchi. A tal proposito afferma: «Nel Novembre del 2018, una sentenza della Corte di giustizia europea, ha stabilito che lo Stato italiano deve riscuotere l’Ici non versata dalla Chiesa Cattolica tra il 2006 e il 2011 in virtù di una deroga concessa dal governo Berlusconi, successivamente ritenuta irregolare», e poi entra anche nel dettaglio su tutte le proprietà immobiliari della Chiesa: «È giusto ricordare che, secondo i dati di Gennaio 2018, la Chiesa cattolica è proprietaria di 140 università, 6.228 scuole materne, 1.280 scuole primarie, 1.136 scuole secondarie, 399 nidi d’infanzia, 354 consultori familiari, 1.669 centri di difesa della vita e della famiglia, 111 ospedali di medie dimensioni, 10 grandi ospedali, 1.853 ospedali e case di cura, 136 ambulatori. Tutte queste strutture portano alle casse della Chiesa 620 milioni di euro all’anno dall’Imu non pagata».
A fine ottobre 2019 col governo Conte II, si ricorda, che ben 76 parlamentari del M5S hanno depositato a Palazzo Madama un disegno di legge che intende recuperare l’imposta comunale sugli immobili non pagati dalla Chiesa e dagli enti no profit tra il 2006 e il 2011.
Per Grillo questa proposta non è stata esaminata per i dubbi e le incertezze del Pd «questo tema (come per l’eutanasia) sembra dominato in modo inquietante dalla componente cattolica che ha svolto un ruolo decisivo». Adesso insiste: «Per quanto ancora il Ministero dell’economia può continuare ad infischiarsene della sentenza dell’Unione Europea?».
Infine si dichiara d’accordo con le proposte di tassa patrimoniale proposta da Orfini e Fratoianni che è stata presentata sotto forma di emendamento alla manovra economica. Il testo presentato in commissione bilancio alla Camera prevede un’aliquota progressiva minima dello 0,2 per cento sui patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare al 2 per cento oltre i 50 milioni di euro.
Beppe Grillo si esprime in modo inequivocabile per una patrimoniale transitoria: «E se per una volta, invece che sovraccaricare di tasse la classe media che sta lentamente scomparendo, si procedesse a tassare soltanto i patrimoni degli italiani più ricchi?»
Nel nostro paese rifacendosi al Credit Suisse, «ci sono 2.774 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro; se sommati, i loro patrimoni, ammonterebbero addirittura a circa 280 miliardi. Secondo la prestigiosa rivista Forbes, che tutti gli anni si preoccupa di stilare le sue consuete classifiche dei paperoni in giro per il mondo, in Italia ci sono altre 40 persone miliardarie o multimiliardarie».
Quindi, per Grillo, sarebbe cosa buona e giusta rivolgersi a costoro. «Un contributo del 2 per cento per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo genererebbe un’entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi. Uno del 3 per cento dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori».
Grillo dice che bisogna ragionare in questa fase come in qualsiasi famiglia che sta soffrendo difficoltà economica: «proprio come una famiglia in difficoltà, l’Italia ha bisogno di dire ai suoi concittadini più abbienti che il Paese ha bisogno di loro». Il «ragionier» Grillo ha fatto anche una stima di introiti per 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022.
Sono risorse «Liberi da vincoli di rientro», poiché non si tratterebbe di debito. L’ex presidente del Pd si dice immediatamente disponibile ad accettare il confronto: «Deve informare Di Maio che aveva detto il contrario» afferma. Il ministro degli esteri infatti dichiarato in un post accorato: «Nessuna patrimoniale, piuttosto abbassiamo le tasse».
Orfini continua: «Noi lo abbiamo detto ieri: la patrimoniale serve ed è giusta. Sul merito della proposta pronti a discutere. Ma il principio non può essere rifiutato aprioristicamente dal governo. Lasciamo i “no mai” a Salvini». La soglia proposta da Grillo però non lo convince: «Troppo poco iniziare da 50 milioni. Ma ripeto, stiamo al principio: il M5s cambia linea e dice sì alla patrimoniale?». Vedremo come andrà a finire.
1 comment
Salve. Sulla patrimoniale per i grandi patrimoni sono assolutamente d’accordo: 500mila euro non lo considero un “grande patrimonio”. La misura andrà definita (50 MLN è troppo alta) , ma mi sfugge l’avverbio ANZI… PATRIMONI SOPRA I 50 MLN….. anzi? Ma, sintatticamente parlando, ANZI che vuole dire?