Di Rosario Sorace e Carmelo Grasso -Comitato Premio Internazionale di Cultura ” B.Andò”
A 60 anni dalla sua prematura morte, avvenuta il 6 giugno 1961, l’on. Biagio Andò, resta una delle figure più importanti del socialismo siciliano del dopoguerra. Biagio Andò ebbe i natali a Giarre, grosso centro della zona ionico etnea in Provincia di Catania, il 29 settembre 1915, e, in questo ambiente, nutrì la sua fede politica e la formazione culturale, pervaso dalla necessità di un riscatto dei ceti meno abbienti, dei contadini, dei lavoratori e degli operai, tenendo sempre aperto il dialogo non solo con le forze progressiste di sinistra ma anche con il mondo cattolico e liberale.
A Giarre, in un pomeriggio di giugno proprio 60 anni fa, un’immensa folla, partecipò commossa nella magnifica Piazza Duomo per rendere l’estremo saluto e omaggio a questo illustre parlamentare nazionale del Psi, dotato di grande umanità e tanto amato dal popolo che venne stroncato da un infarto proprio il 6 giugno.
Oggi nella cittadina etnea vi è un rione denominato “u chianu a fera” , dove è stata intitolata una piccola piazza a Biagio Andò e dove è stato installato un busto in bronzo del politico. Non a caso in questa piazza Biagio Andò soleva chiudere i comizi delle sue campagne elettorali.
La vicenda umana di Biagio si tramanda di generazione in generazione nel ricordo degli anziani che raccontano ai più giovani le gesta e l’opera di Andò che è diventata, senza retorica, un’icona leggendaria della ricostruzione di Giarre e del suo territorio nel dopoguerra.
Biagio proveniva da una famiglia operaia, durante il tempo libero, si istruiva come poteva, con gli scarsi mezzi finanziari a disposizione della sua famiglia. Appena sedicenne fece la sua mia prima esperienza di lavoro impiegandosi in una officina idroelettrica e riuscì lo stesso a diplomarsi manifestando da subito indiscutibili doti di serietà, volontà e notevole intelligenza che gli consentirono di laurearsi in Matematica e Fisica.
Intraprese la carriera di docente presso gli istituti secondari, riscuotendo stima e apprezzamento unanime tra i colleghi e gli studenti. Andò maturò una forte sensibilità sociale e politica stabilendo un profondo legame con la propria comunità locale.Il giovane Andò non volle dedicarsi solo all’ insegnamento ma scelse il suo campo di battaglia nell’impegno politico e fu naturale aderire agli ideali del socialismo muovendosi in tutti i modi possibili per sostenere la sua comunità e ogni settore sociale.
Quando nel luglio del 1943 ci fu lo sbarco degli alleati in Sicilia e il fascismo cadde, almeno nell’Italia meridionale e insulare, Biagio Andò, aderì, quindi, con convinzione al Partito Socialista Italiano. Il 10 gennaio del 1944 fondò, con altri giovani della sua generazione, la locale sezione del PSI quando ancora la maggior parte dell’Italia viveva l’incubo della guerra dell’occupazione nazifascista.
Nell’area etnea e catanese il movimento socialista possedeva una lunga e illustre tradizione di intellettuali, letterati e pensatori a cominciare dall’esperienza di Giuseppe De Felice Giuffrida, deputato e sindaco di Catania, promotore dei Fasci siciliani,movimento che anche nell’area ionico etnea si sviluppò poderosamente, e, certamente, De Felice fu la massima espressione del socialismo umanitario e municipale dei primi decenni del novecento.
La fine del regime fascista liberò notevoli energie che erano state represse e non avevano potuto esprimersi, così il movimento socialista si espanse con elementi vecchi e nuovi che intendevano assumere la guida delle municipalità. Biagio Andò si impegnò soprattutto nell’attività propagandistica e nella creazione di una solida e robusta organizzazione politica nel territorio con la nascita di sezioni che educavano alla politica, indirizzassero nella lotta contadina e migliorassero la condizione dei lavoratori.
La sezione del Psi a Giarre raccolse un elevato numero di iscritti e Andò che ne fu promotore e propulsore principale riuscì in poco tempo a diventare un punto di riferimento di una rilevante forza elettorale. Con tali premesse Biagio Andò si impose a Giarre e fu eletto primo Sindaco del dopoguerra nel 1946.
Infatti in tal modo Andò alla guida del comune realizzò una amministrazione socialista che si caratterizzò con una politica amministrativa innovativa e in particolare nell’ambito della fiscalità locale fondata sui principi di progressività. Andò si dedicò per ben sei anni al suo mandato amministrativo svolgendolo con passione, dedizione, competenza e rigore morale riconosciuti da tutti amici e avversari.
Si adoperò per sanare le ferite della guerra nella sua città, si occupò di scuole, fognature ed acquedotti, di illuminazione e di altre opere pubbliche; erano tempi duri durante i quali, onde assicurare i rifornimenti alimentari ai magazzini comunali, si recava nottetempo, con qualche collaboratore fidato, alla piana di Catania per prelevare direttamente e personalmente le derrate alimentari.
Furono anche gli anni del centrismo e della vittoria della DC nelle politiche del 1948. Iniziò così la guerra fredda e le rigide contrapposizioni ideologiche che Andò visse con il suo proverbiale senso delle istituzioni e un grande equilibrio politico da riformista gradualista.
Mentre nell’anno 1952 finì di fare il sindaco, dove prevalse una coalizione imperniata sulla Dc, e, ormai stimato tra i dirigenti socialisti etnei l’anno successivo, venne presentato per la Camera dei deputati nel vasto collegio comprendente le province di Catania, Messina, Enna, Siracusa e Ragusa (Circoscrizione orientale) in una campagna elettorale vissuta dallo scontro sull’entrata in vigore della famosa “legge truffa”.
Andò risultò eletto e svolse la funzione di deputato nella II e III legislatura con un’ attività politica parlamentare che assunse una dimensione di più ampio respiro nell’ambito siciliano. Il parlamentare Andò proseguì con coerenza, equilibrio e intelligenza un intenso impegno nell’attività di aula e sicuramente fu apprezzato dai compagni di Partito nonché stimato dai colleghi per la sua notevole preparazione e l’acutezza dei suoi interventi nelle commissioni parlamentari nei lavori parlamentari.
Dalla sua esperienza alla Camera dei Deputati si può ricavare tra le tante proposte avanzate un’attenzione per una legge in cui era primo firmatario tesa a favorire l’accesso dei diplomati alle facoltà universitarie di indirizzo scientifico e, altresì ,i numerosi interventi nella discussione sui bilanci delle finanze e del tesoro.
Purtroppo la sua vita fu breve stroncata improvvisamente il 6 giugno del 1961. Per celebrare questo grande uomo politico ai suoi funerali vennero tanti deputati e senatori fuori dalla Sicilia, funzionari di partito, tanti tantissimi contadini e pescatori siciliani.
A 60 anni dalla scomparsa, bisogna appunto ricordare il suo esempio e le iniziative di amministratore esperto e saggio in una multiforme attività di parlamentare e anche per le sue penetranti intuizioni. Egli seppe, fin da allora, guardare più lontano, proiettarsi in avanti nel tempo.
Nell’epoca della guerra fredda e dello stalinismo, delle contrapposizioni nette e drastiche, negli anni della discriminazione e dell’isolamento, Andò fu sempre un sostenitore del dialogo, dell’apertura ad altre forze democratiche pur nella distinzione dei differenti ruoli politici ed ideali.
In un passo di un suo intervento affermava che: “La classe operaia ha bisogno di estendere l’arco delle sue alleanze, di procacciarsi amici tra i ceti medi, di aprire ad altri partiti democratici e, soprattutto, alle grandi masse popolari cattoliche, Se ci riuscirà e nella misura in cui ci riuscirà, supererà ogni ostacolo e la nazione vincerà un’altra battaglia sulla via del progresso sociale e civile”.
Fu un autentico precursore del centrosinistra,legato da amicizia profonda con Pietro Nenni, geloso assertore dell’autonomia del partito da ogni ingerenza esterna, riformista da sempre, cercò di stabilire un nesso costante tra il pensiero e l’azione politica di tutti i giorni rifiutando sempre la logica di muro contro muro, privilegiando, finché fosse possibile, il dialogo e l’incontro con gli avversari.
Ebbe sempre un grande moralità e durante la sua gestione amministrativa seppe essere il sindaco di tutta la città, non discriminando nessuno per idee politiche o convinzioni personali che potevano divergere. Non si risparmiò mai e negli ultimi anni profuse nell’attività pubblica le sue migliori energie, che lo logorò oltre misura in modo da accelerare, forse, la sua immatura fine.
Morì infatti, a poche ore dalla sua ultima fatica oratoria. A Biagio Andò va quindi il merito storico di aver sensibilizzato alle battaglie politiche e civili strati di popolazione fino ad allora apatici ed indifferenti, di aver posto al centro dell’attenzione nuove esigenze e nuovi problemi, tutto questo in sintonia con i tempi; di aver innestato nel vecchio troncone della cultura cattolico-liberale le problematiche del socialismo arricchendo così di altri contributi il panorama politico di tutta una fascia geografica.
Biagio Andò morì infatti quarantacinquenne nella sua città che aveva tanto amato e da cui fu amato. Lo stupore e il dolore per una perdita così improvvisa furono grandi ed ebbero un forte eco nazionale, e molti li espressero in sede parlamentare e locale con parole significative, che mettevano in evidenza il carattere di questo uomo che si dedicò alla famiglia, alla scuola, al partito e ai lavoratori.
Ne ereditò la fede nella giustizia e nella libertà e il legame coi lavoratori, la vasta preparazione e il forte impegno, il figlio Salvo, che all’epoca della morte del padre aveva soltanto 16 anni, con altrettanta energia e capacità seguì le orme paterne e divenne docente universitario, prima consigliere comunale e vice-sindaco a Giarre e poi parlamentare del PSI in quattro legislature a partire dal 1979, nonché capogruppo del Psi alla Camera dei deputati, e ,infine, nel 1992 fu nominato Ministro della Difesa, mentre oggi svolge per lo più un attività di raffinato studioso.