Home Economia Rapporto Censis sulla condizione sociale in Italia, più ombre che luci

Rapporto Censis sulla condizione sociale in Italia, più ombre che luci

by Rosario Sorace

Il rapporto Censis ha riconfermato che gli italiani sono laboriose «formiche», risparmiano sempre e conservano mille miliardi di risparmi sotto il materasso. Si certifica però anche che i ricchi sono più ricchi e i poveri sempre più poveri. Sembra una banale considerazione, tuttavia è la fotografia sociale di un Paese che registra un boom di liquidità sui conti correnti al lavoro non garantito e dove continua a crescere il divario tra ricchi e poveri. Il pensiero sull’impatto economico del virus sulla vita degli italiani è ben analizzato dall’ultimo Rapporto Censis.

Ebbene il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza e il lockdown abbiano danneggiato maggiormente le persone vulnerabili e ampliato le disuguaglianze sociali. Questa percezione è confermata nei numeri e, infatti, da marzo a settembre 2020 «ci sono 582.485 individui in più che vivono nelle famiglie che percepiscono un sussidio di cittadinanza (+22,8%)» mentre si registra che ben 1.496.000 individui (il 3% degli adulti) possiede una ricchezza che supera il milione di dollari.

Nell’ambito di questi, 40 sono miliardari e sono aumentati sia in termini numerici che patrimoniali durante la prima ondata dell’epidemia. Poi per l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha confermato un paese diviso sul piano sociale tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no.

Persiste e si aggrava una grande frattura così come ricordava il sociologo Bagnasco. Vi è da una parte «i garantiti assoluti» che sono i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, a cui vanno aggiunti i 16 milioni di percettori di una pensione, mentre sul versante opposto «c’è poi l’universo degli scomparsi, quello dei lavoretti nei servizi e del lavoro nero, stimabile in circa 5 milioni di persone che hanno finito per inabissarsi senza fare rumore».

Tuttavia la categoria sociale che appare più danneggiata è quella dei liberi professionisti. Tra i lavoratori autonomi solo il 23% ha continuato a percepire gli stessi redditi familiari del pre Covid-19. Nell’anno della pandemia il Rapporto li definisce dei «vulnerati inattesi, gli imprenditori dei settori schiantati, come i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incassi e fatturati». Una categoria che appare comunque in sofferenza e poco tutelata nonostante gli aiuti ricevuti.

Sono poco meno di 4 milioni le partite Iva che hanno potuto usufruire dell’indennità statale di 600 euro. Ma il dato che sorprende fino ad un certo punto è il fatto che il denaro degli italiani si accumula «sotto il materasso». Rispetto al dato di dicembre 2019, «nel giugno 2020 la liquidità delle famiglie ha registrato un incremento di ben 41,6 miliardi di euro (+3,9% in 6 mesi) e ora supera i 1.000 miliardi».

Si tratta di una crescita al risparmio che è stata resa evidente dal parallelo crollo delle risorse che vengono investite in azioni (-6,8%), obbligazioni (-4,6%), fondi comuni (-5%). Due italiani su tre, dunque, si tengono i soldi nei conto correnti pronti ad affrontare eventuali nuove emergenze «adottando comportamenti cautelativi. Quindi si mettono i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti».

Purtroppo, la cosa più grave è lo spettro del declassamento sociale per i più giovani. Il Rapporto sottolinea che il 50,3% dei giovani vive in una condizione socio-economica in peius di quella vissuta dai genitori alla loro età. In modo particolare per 40 lavoratori autonomi su 100, i propri figli sono passati in una classe occupazionale inferiore, con un declassamento tra i ranghi degli operai e del terziario non qualificato.

«Se il grado di protezione del lavoro e dei redditi è la chiave per la salvezza – si legge – allora la logica sociale vincente dice che oggi è vitale e razionale per tutti conquistare protezioni, accaparrando diritti su risorse pubbliche, meglio se prolungati, meglio ancora se eterni». Una condizione sociale ed economica italiana con più ombre che luci.

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