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Istat 2020, una tragedia nella tragedia: Disoccupazione al 9% e 444 mila posti di lavoro persi

by Redazione

E’ una tragedia nella tragedia quella alla quale si assiste, a rivelarlo sta volta è proprio l’Istat. Calano gli occupati e si registra un aumento dei disoccupati e degli inattivi.

Secondo l’Istituto nazionale di statistica la diminuzione dell’occupazione (-0,4% rispetto a novembre, pari a -101mila unità) coinvolge le donne, i lavoratori sia dipendenti sia autonomi e caratterizza tutte le classi d’età, con l’unica eccezione degli ultracinquantenni che mostrano una crescita; sostanzialmente stabile la componente maschile.

Nel complesso il tasso di occupazione scende al 58,0% (-0,2 punti percentuali). Il numero di persone in cerca di lavoro torna a crescere (+1,5%, pari a +34mila unità) in modo generalizzato e solo per 15-24enni si osserva una diminuzione. Il tasso di disoccupazione sale al 9,0% (+0,2 punti) e tra i giovani al 29,7% (+0,3 punti).

A dicembre, il numero di inattivi cresce (+0,3%, pari a +42mila unità) tra donne, 15-24enni e 35 49enni, mentre diminuisce tra gli uomini e le restanti classi di età. Il tasso di inattività sale al 36,1% (+0,1 punti).

Nonostante il calo di dicembre, il livello dell’occupazione nel trimestre ottobre-dicembre 2020 è superiore dello 0,2% a quello del trimestre precedente (luglio-settembre 2020), con un aumento di 53mila unità.

Nel trimestre calano le persone in cerca di occupazione (-5,6%, pari a -137mila) e aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,1%, pari a +17mila unità).

Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione registrate tra marzo e giugno 2020, unite a quella di dicembre, hanno portato l’occupazione a un livello più basso di quello registrato nel dicembre 2019 (-1,9%, pari a -444mila unità). La diminuzione coinvolge uomini e donne, dipendenti (-235mila) e autonomi (-209mila) e tutte le classi d’età, ad eccezione degli over50, in aumento di 197mila unità, soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.

A dicembre 2020, le ore pro capite effettivamente lavorate settimanalmente, calcolate sul complesso degli occupati, sono pari a 28,9, livello di 2,9 ore inferiore a quello registrato a dicembre 2019; la differenza scende a 2,5 ore tra i dipendenti, per i quali il numero di ore lavorate è pari a 28,0.

Nell’arco dei dodici mesi, diminuiscono le persone in cerca di lavoro (-8,9%, pari a -222mila unità), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+3,6%, pari a +482mila).

I danni economici del Covid non si contano, purtroppo, e la crisi innescata dalla pandemia ci fa vivere una tragedia nella tragedia; ecco perché si deve ritornare a convivere con il virus il prima possibile. Qualcuno pensa, e ci vuol far pensare, che i fondi Sure, Recovery Fund e Mes siano la panacea di ogni male. Ma non è così purtroppo.

Si tratta di tantissimi soldi ma, a conti fatti, servono solamente ad arginare lievemente i danni subiti sino ad ora. Solo cambiando asset e regole della nostra società, ristabilendo equità sia in materia economica, sia in materia giuridica che nel sociale si può progredire. La pandemia ha lasciato una ferita grave e un futuro assai fosco, ma ora sta a noi: crescere e progredire o struggersi e patire. Non si può perdere tempo. Avanti Italia! Per un domani migliore!

 

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