E’ una strada tortuosa e in salita quella del premier, chiamato a fare la conta nell’Aula del Senato, dopo il ritiro di Renzi e delle sue truppe dall’esecutivo. Giovedì, con il voto sulla giustizia al ministro Bonafede, a meno di colpi di scena, si potrebbe concludere definitivamente il Conte bis.
L’invito che arriva da più parti della maggioranza è di dimettersi prima del voto o di temporeggiare prima di mettere il Capo dello Stato davanti ad una realtà ineluttabile. Incassare una sfiducia sulla giustizia porterebbe il premier a dimettersi, con poche opportunità di ricevere nuovamente l’incarico.
Domani è prevista la salita di Conte al Colle e a quel punto si aprirebbero le consultazioni per un possibile Conte ter. Il piano di Conte sarebbe quello di presentare le dimissioni a Mattarella e subito dopo un accordo politico, tra le attuali componenti della maggioranza e altri partiti, che garantisca la tenuta dell’esecutivo per un periodo congruo: riscrittura e gestione del Recovery Plan ed elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
Tuttavia pare tramontata l’idea di andare a caccia di altri cosiddetti “responsabili”, sempre più rari nel nostro Parlamento.
Ma “l’ultima spiaggia” rimane Renzi, se non si vuole andare al voto anticipato o se non si vuole cambiare premier. Ma ritornare all’ovile mostrerebbe una sconfitta e una debolezza lampante del premier e dei suoi grillini; dare ragione a Renzi, dopo la crisi aperta e dopo aver perso 20 giorni di chiacchiere mostrerebbe davvero una realtà non poi così celata. Pur di mantenere la poltrona si scende a patti con i “traditori”.
Si perché Renzi, che si riempie la bocca di patriottismo e di ideali, ha tradito l’Italia e gli italiani mostrando tutto il suo opportunismo a discapito dei mercati e della stabilità. E quindi, dopo un primo momento di indignazione generale pur di mantenere il posto ancorato al ministero, anche il ministro Boccia apre ad un dialogo con il senatore di Rignano rompendo quindi il mantra del “mai più con Renzi” finora ripetuto dai vertici del Pd, ma sottolineando “in questa crisi irresponsabile aperta da Iv non c’è alternativa a Conte premier”.
Il Movimento 5 stelle si dice contrario ad un ritorno dell’ex premier nell’alveo della maggioranza. Ieri Luigi Di Maio ha prima posto un veto a Renzi: “tra Conte e Renzi, scegliamo Conte”; ma poi ha subito invertito la rotta facendo capire che il voto di giovedì: “è un voto sul governo”, se Renzi vuole tornare deve salvare Bonafede. Insomma, una mano lava l’altra.
Ma per evitare ulteriori cadute e di ritornare con un partner così volubile come Renzi, da Forza Italia si apre un piccolo spiraglio con la proposta di Silvio Berlusconi di un governo istituzionale, scommette sul fatto che nessuno voglia e possa andare al voto (al di là dei proclami) o tornare alla situazione del Conte bis e che premier, Pd e M5S non vogliano dipendere dai voti renziani al Senato e preferiscano diluire il potere di veto di Iv con un governo Ursula.
Uno scenario, appunto, molto gradito agli azzurri. Si tratterebbe di un esecutivo sostenuto dai partiti che al Parlamento europeo hanno votato a favore della presidente della commissione Ursula Von der Leyen: il Pd, il M5s e Ppe di cui fa parte Forza Italia. Una alleanza che al Senato potrebbe contare su un’ampia maggioranza, circa 220 voti e metterebbe il governo al riparo da imboscate di ogni genere. Resterebbe, ai vertici dei cinque stelle, l’onere di spiegare alla propria base che il Movimento vota insieme a Berlusconi.
E’ uno scenario pietoso quello a cui si assiste! Il Parlamento, “Organo sacro”, si è trasformato in una piazza d’affari di interessi personali da una parte e dall’altra. Il paese piange non per la miseria o per la crisi che si prospettano, ma, per la mancanza di ideali e dogmi da parte di chi governa. In cosa abbiamo sbagliato noi cittadini? E’ davvero questa la rappresentanza che ci meritiamo?