Home In evidenza Crisi o non crisi? Il dubbio amletico di Matteo Renzi

Crisi o non crisi? Il dubbio amletico di Matteo Renzi

by Rosario Sorace

Nella migliore tradizione italica, comincia il toto presidente del Consiglio! Si prospettano già nuovi nomi se il governo Conte-bis non dovesse farcela. E ora, secondo il calendario della crisi annunciata, si saprà tra non molto se l’Esecutivo sopravvivrà o meno.

Tutto è affidato nelle mani del Matteo “fiorentino” e si tratta di capire se andrà veramente fino in fondo nelle sua ripetute minacce di crisi di governo. Adesso si vocifera di un probabile Conte-ter con il tanto decantare rimpasto di governo, mentre ormai la tensione nella maggioranza è incontrollabile e i nodi sono difficili da sciogliere.

L’idea che si fanno gli osservatori più accreditati è che l’obiettivo di Renzi sia quello di dare il ben servito a Conte, per favorire poi una sorta di governo istituzionale che sia capace di coinvolgere anche pezzi dell’attuale opposizione. Esce sempre il nome di Mario Draghi, però oggi non sembra questa l’ipotesi su cui si lavora.

Bensì prende corpo tra i corridoi di Palazzo la strada più percorribile che porta all’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, fino allo scorso settembre presidente della Corte Costituzionale. Certamente l’ipotesi di una nuova maggioranza pronta a sostenere un governo di unità nazionale oggi sembra assai remota, mentre in caso di crisi lo scenario più gettonato è quello di un Conte-ter senza dimenticare l’opzione elezioni anticipate.

Matteo Renzi, dall’alto del suo potere di veto, può oggi decidere di staccare la spina all’attuale esecutivo escludendo un nuovo incarico a Giuseppe Conte e allora vorrebbe dire che, come quando favorì il Conte bis, anche in questo caso avrebbe in tasca una maggioranza alternativa a quella giallorossa magari più allargata a pezzi dell’opposizione. Naturalmente tutta la politica è in fermento poiché nessuno vuole rimanere fuori dalla gestione della crisi sanitaria e soprattutto da quella più ambiziosa dei 209 miliardi del Recovery Fund.

Tutti richiedono Mario Draghi ma, l’ex numero uno della BCE, non sembra assolutamente disponibile a scendere in campo senza garanzie di stabilità politica, e con questa classe politica sembra più che altro una “Mission Impossible”.

Draghi preferisce la panchina per rientrare poi prepotentemente in gioco nel 2022 quando ci sarà da eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Quindi dal cappello a cilindro esce Marta Cartabia che sarebbe una novità travolgente in quanto prima donna a ricoprire tale incarico in Italia.

Entro gennaio si capirà tutto e ci sarà tra qualche giorno il decisivo Consiglio dei Ministri sul Recovery Plan, dove Italia Viva, dopo gli ultimatum continui, dovrà decidere se proseguire o abbandonare la nave aprendo una crisi di governo. Sembra però che ci sia l’intervento di Mattarella che avrebbe convinto Renzi a bloccare la crisi di Governo e approvare il Recovery Plan.

Il Capo dello Stato, avrebbe parlato personalmente con Matteo Renzi stoppando il ritiro delle ministre Bellanova e Bonetti dall’esecutivo, invitando il leader di Italia Viva ad approvare il famoso Recovery Plan prima di interrompere il Conte-bis. Renzi avrebbe confermato la moral suasion di Mattarella e adesso sembra piu risoluto nell’approvazione del Recovery.

Si comincia a manifestare piu ottimismo adesso sul fatto che la crisi può essere scongiurata con gli aggiustamenti richiesti al piano dei finanziamenti europei.Si attende, quindi, che Conte presenti il testo definitivo da discutere nel Consiglio dei ministri convocato per domani, modificato dopo gli incontri con le diverse delegazioni avvenute la scorsa settimana.

Ormai si saprà presto se Conte resterà a Palazzo Chigi, oppure se inizierà il percorso di una crisi di governo con Marta Cartabia pronta anche a ricoprire il ruolo di premier.

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