L’appuntamento è fissato alle 21.30 di questa sera, dove il Consiglio dei Ministri si riunirà per decidere la strategia del Recovery Plan. Le risorse a disposizione sono 222 miliardi di euro, anche se le risorse impegnate arrivano a 310 miliardi poiché viene considerata anche la programmazione di bilancio per il quinquennio 2021-26.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “PNRR”, nuovo nome del Recovery Plan, è stato messo a punto dal governo e prevede quasi 20 miliardi per la Sanità, mentre le risorse maggiori vanno alla rivoluzione verde e transizione ecologica con 68,9 miliardi. Poi sono previsti 46,18 miliardi per la digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 31,98 miliardi per le infrastrutture per una mobilità sostenibile, 28,46 miliardi per l’istruzione e la ricerca; 21,28 miliardi per l’inclusione e la coesione. Per un totale di 222,9 miliardi.
Tuttavia il documento pare sia una bozza superficiale preparata dal Ministero del Economia, non si parla di come e da chi verranno gestite tutte queste risorse.
Prosegue l’interminabile protesta di Italia Viva che non perde occasione alcuna di attaccare in maniera infima un esecutivo di cui fa sempre meno parte. Si fanno obiezioni praticamente su tutto, anche se, non aver ancora avuto il testo della bozza del Recovery Plan è una mancanza assai grave che dimostra tutta l’incompetenza e la superficialità del Ministero dell’Economia guidato da Gualtieri.
“Io non ho mai chiesto la conta in Aula, Conte ha detto ‘ci vedremo in aula’, non siamo noi a cercare la conta, noi chiediamo più vaccini, più soldi a cultura e teatro, ai giovani. Su questi temi è possibile essere accusati come irresponsabili? Sui post danno tutti ragione a noi ma io voglio vederlo nei documenti, quando ci daranno documenti lo saprò dire” ha aggiunto Renzi precisando che “se ora Conte e Casalino vogliono la conta in aula spero solo che abbiano fatto bene i conti dei numeri”.
“A me del cambio di Governo interessa zero. Il problema non è come si cambia il Governo – aggiunge Renzi – ma come si affronta questa pandemia. Io sono antipatico, non guardate me, ma guardiamo la sostanza. Noi abbiamo il maggior numero di morti, il peggior livello di pil e il paese che ha fatto le chiusure più toste, io dico non buttiamo via i soldi che abbiamo. Non ci frega nulla delle poltrone, ma non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi. Io voglio avere la coscienza a posto”.
“Il presidente della Repubblica ha detto cose che tutti noi condividiamo – prosegue Renzi – . Suggerisco di non tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, lui è un arbitro e non si mette a dire a un dirigente politico cosa deve fare. Nella sostanza, comunque, approviamo questo benedetto Recovery”.
Il premier Conte, in un’intervista al Tg3, parla delle fibrillazioni nella maggioranza: “Domani sera dobbiamo fare il Consiglio dei ministri per approvare il Recovery plan. Dobbiamo correre”. “Lavoriamo per costruire, il momento è così difficile che dobbiamo mettercela tutta per offrire risposte ai cittadini”, ha detto.
“Per la sanità si passa da 9 a 18 miliardi. É un primo passo molto importante nella direzione giusta. Si ricomincia ad investire sul serio sulla cosa più preziosa che abbiamo: il nostro Servizio Sanitario Nazionale”. Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza in un post su Facebook.
“L’accordo in generale non lo darei per fatto, ha detto il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, dopo le parole di Matteo Renzi che ha dato il via libera all’approvazione del Recovery plan, ci sono molte questioni aperte. Ma sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea. Non è una cosa di questo governo e di questa maggioranza, è fondamentale che si metta in sicurezza e che non si intralci il percorso per portarlo in Parlamento”.
Insomma, la sfida tra Conte e Renzi non riesce a giungere ad un epilogo e, con il loro modo di fare da prime donne, non riusciranno mai a raggiungere un’intesa prolifica per il Paese. Entrambi parlano del benessere dell’Italia e degli italiani, ma, ahinoi, non sono più credibili. Le loro azioni fanno capire che dietro al messaggio “Facciamo il bene degli italiani” ci sia solo una facciata intrisa di superficialità e ipocrisia atta a nascondere i soliti interessi personali.