Di Ginevra Lestingi
L’Italia prende di mira il clan mafioso più violento al mondo grazie ad uno dei più grandi processi di mafia mai realizzati in Italia. E’ iniziato mercoledì il maxi-processo con oltre 320 sospetti mafiosi e loro associati che devono affrontare una serie di accuse, tra cui estorsione, traffico di droga e furto.
Il caso prende di mira il clan della ‘Ndrangheta i Mancuso che, ad oggi, viene considerato dai pubblici ministeri il più potente gruppo mafioso del paese, eclissando facilmente la più famosa Cosa Nostra in Sicilia.
Il processo si svolge in un call center riconvertito nella città calabrese di Lamezia Terme, con imputati rinchiusi in gabbie metalliche e file di banchi allestiti per le centinaia di avvocati, pubblici ministeri, giornalisti e spettatori attesi.
Molti degli accusati sono colletti bianchi, tra cui avvocati, contabili, uomini d’affari, politici locali e poliziotti, che il procuratore capo Nicola Gratteri afferma di aver volontariamente aiutato la ‘Ndrangheta a costruire il suo impero criminale.
Parlando con i giornalisti mentre entrava in tribunale, Gratteri ha detto che le indagini avevano incoraggiato la gente del posto a parlare.
“Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un’impennata di cause legali da parte di imprenditori e cittadini oppressi, vittime dell’usura, persone che da anni vivono sotto le minacce della ‘Ndrangheta”, ha detto il procuratore, che ha passato più di 30 anni a combattere la folla.
Lo stato chiamerà 913 testimoni e attingerà a 24.000 ore di conversazioni intercettate per sostenere la miriade di accuse. Gratteri ha detto che si aspettava che il processo avrebbe richiesto un anno per essere completato, con il tribunale che si sarebbe dovuto sedere sei giorni alla settimana.
Altri 92 sospetti hanno optato per un processo accelerato nello stesso caso, con le udienze che dovrebbero iniziare più tardi a gennaio, mentre un gruppo molto più piccolo di imputati sarà processato a febbraio per cinque omicidi, inclusa l’omicidio di un sicario della mafia che è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco perché era gay, dicono i pubblici ministeri.
L’ultima volta che l’Italia ha processato contemporaneamente centinaia di presunti mafiosi è stato nel 1986 a Palermo in un caso che ha rappresentato un punto di svolta nella lotta contro Cosa Nostra, segnando l’inizio del forte declino del gruppo.
Quel processo ha avuto un impatto enorme perché ha preso di mira numerose famiglie di mafiosi. Il processo calabrese si concentra principalmente su un solo gruppo – il clan Mancuso della provincia di Vibo Valentia – lasciando inalterata gran parte dell’alta gerarchia della ‘ndrangheta.
“La strada da percorrere è ancora molto lunga, ma non dobbiamo arrenderci perché ci sono migliaia di persone che credono in noi. Non possiamo deluderli”, ha detto Gratteri.