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Una crisi inevitabile

by Freelance

Di Nico Dente Gattola

Il governo Conte bis attraversa un momento molto delicato e potrebbe avviarsi al suo atto finale, sotto la spinta interna di Matteo Renzi che, da diverse settimane, minaccia di ritirare la rappresentanza di Italia Viva e quindi di aprire la crisi di  governo.

Un lungo tira e molla con un confronto sempre più serrato e con la strategia del Senatore di Rignano ormai sempre più chiara: ovvero portare Conte a dimettersi per varare un nuovo esecutivo il Conte ter, con sensibili aggiustamenti della squadra di governo.

Ragionamento forse giusto (secondo gli strani canoni della politica italiana) perché si tratterebbe sostanzialmente di un nuovo governo che giustamente dovrebbe presentarsi davanti alle camere per ottenere la fiducia e quindi non sarebbe opportuno un mero rimpasto, senza contare che il Colle non accetterebbe che l’operazione con cambi sostanziali, non passi per le aule parlamentari.

Infatti, il sostegno di alcuni parlamentari, i cosiddetti responsabili, non garantirebbe quella sicurezza nella navigazione del governo che Mattarella esige per avallare un operazione di questo genere; certo rimane sempre il soccorso di Forza Italia, ma, anche qui sarebbe alquanto complicato ipotizzare un cambio di maggioranza degli azzurri per di più ardito come non mai.

Tuttavia e qui che sta il problema, Conte teme che, una volta dimessosi, il reincarico per un Conte ter non sarebbe automatico e potrebbe uscire fuori un nome molto più forte tipo Mario Draghi, finora sempre smentito, che avrebbe il gradimento di quasi tutto l’arco politico, per non parlare delle cancellerie internazionali.

Ma riuscirà l’avvocato pugliese a restare in sella senza il passaggio delle dimissioni? Difficile dirlo perché, anche qualora le Ministre renziane Bonetti e Bellanova lasciassero, ci sarebbe per il governo uno scossone che imporrebbe di verificare in parlamento l’esistenza ancora di una maggioranza.

In aula del resto può succedere di tutto e Renzi non avrebbe molte difficoltà a imporre un premier differente, anche perché è questa l’unica certezza con il nuovo parlamento ridotto nei numeri, molti sanno che inevitabilmente ne resteranno fuori e quindi molto meglio far proseguire la legislatura, se con un nuovo premier poco importa.

Sulle intenzioni del Senatore di Rignano non ci sono dubbi, a rigor di logica si dovrebbe fermare un istante prima del precipizio, prima di compromettere ulteriormente la sua credibilità politica. Allo stesso modo è impossibile pensare a un suo ingresso personale al governo come se niente fosse, tanto più che la convivenza con Conte sarebbe impossibile sin dall’inizio.

Conte dal canto suo sa bene che non avendo un partito alle spalle deve cercare di restare a Palazzo Chigi per essere ancora al centro della scena politica e avere eventualmente maggiore forza per creare un suo partito. Operazione che richiede tempo e che certo potrebbe avviare anche da fuori la Presidenza del Consiglio, ma con molte più difficoltà.

Se si andasse subito ad elezioni, difficile ma non impossibile, ci sarebbe troppo poco tempo per il lancio della sua creatura politica e se invece come probabilmente potrebbe essere ci sarà un nuovo esecutivo, inevitabilmente Conte non sarebbe più al centro della scena politica e con il tempo finirebbe volente o nolente nelle retrovie.

Insomma sia per coloro che vogliono la prosecuzione dell’esperienza Conte e per coloro che invece ambiscono ad una sostituzione dell’avvocato pugliese, l’unica soluzione è quella del passaggio parlamentare con tutte le incognite del caso. Comunque nulla di nuovo sotto il sole se consideriamo il numero dei governi che si sono succeduti in Italia dal dopoguerra ad oggi, con l’unica differenza che i partiti e i politici di oggi sono molto più deboli del passato ed è questo ciò che allarma e preoccupa di più.

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