Home Estero CILE, VOTO COSTITUENTE: LA SVOLTA A SINISTRA PER RISCRIVERE LA COSTITUZIONE

CILE, VOTO COSTITUENTE: LA SVOLTA A SINISTRA PER RISCRIVERE LA COSTITUZIONE

by Calogero Jonathan Amato

La grande sconfitta della destra di governo, la netta affermazione della sinistra radicale, il trionfo dei candidati indipendenti. Il Cile che esce dalla giornata elettorale più importante degli ultimi anni vede stravolti i suoi equilibri politici tradizionali. Tutti i partiti che hanno governato dal ritorno della democrazia a oggi annaspano. Perdono consensi non solo lo schieramento conservatore del presidente Sebastian Piñera, ma anche il centrosinistra che ha retto il paese durante cinque diversi mandati presidenziali (con Alwin, Frei, Lagos e per due volte Michelle Bachelet).

La coalizione di destra Chile Vamosconquista 37 poltrone nell’Assemblea che dovrà scrivere la nuova Costituzione fallendo clamorosamente l’obbiettivo di un terzo dei seggi con il quale avrebbe potuto esercitare uno strategico diritto di veto (ogni articolo dovrà passare con la maggioranza dei due terzi). I conservatori non saranno, quindi, determinanti nella redazione della Carta che dovrà rimpiazzare quella ereditata dalla dittatura di Pinochet.

La coalizione di centrosinistra formata da democristiani, socialisti, e socialdemocratici non va oltre i 25 seggi, sorpassata a sinistra dal patto tra i comunisti e i partiti del Frente Amplio, le nuove formazioni politiche nate dalle proteste di piazza degli ultimi anni, che portano a casa 28 rappresentanti. L’alleanza a sinistra ottiene anche importanti vittorie nelle elezioni amministrative, strappando feudi storici alla destra come il comune di Santiago, con la sorprendente trentunenne comunista Irací Hassler o la regione di Valparaiso. Grandissimo exploit dei candidati indipendenti, raccolti in diverse liste, che entrano nell’Assemblea con 48 rappresentanti.

Molti di loro sono chiaramente di sinistra, alcuni si sono candidati in nome di istanze regionali o di battaglie specifiche (per la sanità pubblica, la difesa dell’acqua, i diritti LGBT); si dovrà vedere quale sarà il loro comportamento articolo per articolo, ma già da oggi si può immaginare che la nuova Costituzione sarà molto più aperta sul tema dei diritti civili, della difesa dell’ambiente, della parità di genere.

“È logico pensare – spiega l’ex deputato progressista José Pepe Auth – che ci sarà un’intesa diffusa sull’orizzonte dei diritti. Più difficile prevedere come saranno le discussioni sul ruolo dello stato nell’economia e nei meccanismi che regolano il mercato”. Tra gli indipendenti della “Lista del Pueblo” ci sono molti sostenitori della “Patria Grande” sudamericana, vicini ideologicamente ai peronisti argentini ma anche al socialismo bolivariano, dal quale il centrosinistra cileno ha preso da tempo le distanze.

Il presidente Piñera è sicuramente il grande sconfitto. Era nell’aria, ma forse non con queste dimensioni. La sua popolarità, che era leggermente salita all’inizio della campagna di vaccinazione, è ora ai minimi storici. “Dobbiamo ammettere – ha detto a caldo – che non siamo più in sintonia con le istanze e i bisogni della gente”.

Al governo restano sei mesi di mandato, la campagna per le presidenziali è già iniziata e questo voto è stato una grande doccia fredda per le aspirazioni dei candidati di destra. Sogna in grande invece il comunista Daniel Jaude, sindaco di Recoleta, comune nella periferia di Santiago dove da anni ha creato una rete di farmacie, biblioteche e piani di edilizia popolare inediti in Cile. Anche Gabriel Boric, ex leader studentesco oggi deputato del Frente Amplio è uno dei candidati a sinistra che spera di cavalcare l’onda lunga della Costituente. I risultati elettorali non sono piaciuti ai mercati, con la borsa di Santiago che ha perso il giorno dopo il 10%, polverizzando in una sessione tutta la ripresa accumulata dall’inizio dell’anno.

L’inevitabile cambiamento dello status quo spaventa chi è abituato ad operare con le stesse regole e garanzie da trent’anni. Si conferma, invece, la bassa affluenza (ha votato solo il 43% degli aventi diritto) e questo sorprende dopo la lunga mobilitazione di piazza in nome di cambiamenti profondi nello stato e nel modello economico. Il Cile si prepara a cambiare, ma più della metà dei cileni, per ora, preferisce restare a guardare.

 

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