Dopo una pandemia e conseguenti lockdown pesantissimi e dopo la guerra ucraina, la nostra economia è rimasta appesa ad un filo.
E mentre il duo tragicomico, Draghi e Franco, fanno le loro conferenze stampe propagandistiche, il popolo italiano è sempre più allo stremo delle sue forze.
Ultimi a svegliarsi da un lunghissimo letargo sono i sindacati che, oggi, si sono accorti delle misure inefficaci messe in campo dal governo.
I sindacati chiedono un patto sociale e chiedono uno scostamento di bilancio, l’ennesimo.
Se non si hanno soluzioni meglio fare debito: Una soluzione a tutto, per Mr. “Whathever it takes”.
Il 23 settembre scorso il premier Draghi lanciò “un patto economico, produttivo, sociale del Paese”, a detta del governo.
Ma dopo quasi mezzo anno, i sindacati, dicono che la misura non basta e chiedono al governo di fare di più. Cgil e Uil iniziano a muoversi e hanno organizzato anche uno sciopero generale.
“Per noi è importante il contenuto non il contenitore. In questo momento lavoratori, pensionati e precari hanno già dato, devono ora prendere. Per fare un patto servono accordi concreti”, dice Maurizio Landini, il numero uno di Cgil.
“Un patto sociale? Noi siamo abituati a misurarci sul merito delle questioni”, dice il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri.
Che poi prosegue dicendo che “rispetto alla perdita del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati, al controllo dei costi dell’energia e alle risposte che bisogna dare ai cittadini per affrontare la crisi, le risposte non ci sono”.
Molto più accomodante è invece il sindacato della Cisl, che ultimamente ha assunto posizioni molto più vicine al governo che agli stessi sindacati e ai lavoratori, e così annuncia “Siamo soddisfatti dell’impostazione dell’incontro”, dice il numero uno di Cisl, Giulio Romani. “Abbiamo approvato l’idea di costruire un patto sociale, ovviamente dobbiamo riempirlo di contenuti. Di per sé non è un fatto acquisito ma si deve partire dalla condivisione degli obiettivi”.
Ma tutte e tre i leader sindacali su una cosa sono d’accordo, infatti: i cinque miliardi di aiuti a famiglie e imprese che Draghi ha assicurato non sono assolutamente sufficienti per far fronte alla spesa.
I sindacati chiedono al Governo di aumentare la tassazione sugli extra profitti delle aziende dell’energia per ora ferma al 10%. Inoltre, si chiedono interventi sul cuneo fiscale. E si chiede lo scostamento di bilancio per recuperare risorse in grado di ridare fiato davvero a famiglie e lavoratori.
Ma la Cgil fa di più e chiede una patrimoniale di solidarietà dell’1% per i patrimoni sopra 1,2 milioni di euro proprio per tutelare i redditi più bassi.
“Oggi non è il momento di aumentare la spesa per le armi ma per la tutela sociale e lo sviluppo del Paese”, dicono in coro Cgil e Uil.
Insomma, la misura è colma e i sindacati non possono più rimanere fermi a guardare il degrado sociale mentre pensionati, precari e disoccupati diventano molto meno importanti, agli occhi della politica, di una corsa folle agli armamenti.
Solidarietà ai cittadini ucraini sempre e comunque. Il nostro giornale si schiererà sempre dalla parte degli oppressi.
Più aiuti umanitari ai civili che voglio andarsene e meno armi a pazzi esaltati.
Per salvare l’Ucraina, l’Italia non può e non deve fallire come stanno auspicando in molti. E’ necessario fermare l’ecatombe di poveri cittadini italiani. Altrimenti una guerra civile per la giustizia sociale pare la soluzione più ovvia per riequilibrare il tutto.