Apparentemente la via di uscita da questo ginepraio non è né così semplice né tantomeno scontata. Il logoramento politico dell’esecutivo è fisiologico per ragioni che appaiono assai più evidenti che in altre epoche ed in altre crisi.
La Pandemia da un lato ha blindato il Governo, rafforzato la sua guida; il presidente del Consiglio per sua natura è una figura che rimane centrale nell’azione politica, ma ha messo in luce ed allo scoperto le contraddizioni, in molti casi vistose, che ne hanno consentito la nascita.
Il Movimento cinquestelle può darsi abbia acquisito requisiti di forza di governo a furia di governare con tutti, ma le scelte che oggi l’Italia è obbligata a compiere necessitano di chiarezza e di coesione su alcuni punti che non sono essere frutto di compromesso negoziabile.
Per questa ragione Renzi ed il suo partito che sono stati la nutrice del governo post-salviniano trovatisi in una posizione di crescente marginalità ed al rischio dell’irrilevanza politica hanno alzato la posta, aperto la crisi agitando punti e questioni che non potevano non esser prese sul serio.
A partire dalle scelte di natura internazionale, il rapporto con l‘Europa di cui evidentemente il famigerato MES ne è un esempio paradigmatico. Nonostante Conte si sia affrettato a calibrare diversamente la sua posizione squilibrata in favore dei sovranisti che hanno dominato la scena internazionale è evidente che la vittoria di Biden ha reso più complesso nel futuro il rapporto con gli Stati Uniti, suo e del suo movimento.
Nonostante abbia goduto di una certa benevolenza tedesca ed abbia acquisito del credito in Europa presso le nazioni più piccole lottando per una fuoriuscita equa dalla devastante crisi pandemica, egli ha scontato la sua posizione eurocritica e sembra averne fatto le spese anche il nostro paese nel riparto dei vaccini che ci ha posto in una condizione assai diversa e dalla quale ci trovammo all’inizio della crisi sanitaria nella quale l’Italia si poneva all’avanguardia nel continente per le misure adottate.
Le ragioni per effettuare un tagliando ed un chiarimento all’interno della maggioranza politica sussistevano tutte e soltanto una posizione cocciuta e sterilmente manovriera del Presidente del Consiglio mette oggi la politica italiana di fronte alla necessità di una via di uscita non traumatica e ragionevole.
Posto che la questione di sviluppare una linea di coerente politica economica sapendo orientare gli ingenti finanziamenti che giungeranno dal piano di sviluppo europeo sia questione di prima grandezze sulla quale è possibile che si stabilizzi il quadro politico dei prossimi anni.
E’ per questa ragione che da più parti, alcune coperte ed altre meno, si cerca di impedire la svolta presidenzialista di Conte che vuole mettere sottochiave non solo il suo Governo ma anche la propria leadership adottando misure che gli consentano una lunghissima traversata e che lo mettano anche in condizioni di giocare una doppia partita personale, elettorale e presidenziale.
La sua posizione è in ogni caso una posizione stabile e destinata a raggiugere un risultato. Se si confermano le lealtà dei suoi partners egli può rischiare una crisi con reincarico, e se le cose dovessero precipitare conquisterebbe la leadership di un movimento politico in grado di condizionare la politica dei prossimi anni e pronto a battersi per le elezioni.
Ha preferito per il momento la scorciatoia dell’acquisto sottobanco di parlamentari “responsabili” per sostituire la sedizione renziana, ma la mossa talmente maldestra è durata lo spazio di un mattino, non piace praticamente a nessuno.
La Pandemia consegnerà delle nuove leadership nel Mondo e L’avvocato intende sedersi al tavolo della vittoria contro il virus, guidare la presidenza di turno del g20 e intende scolpire il suo nome nella Storia della rinascita del paese. Non ci sono forze reali che ne possano contrastare il disegno vanaglorioso, la democrazia dei partiti è spuntata e la destra dai consensi maggioritari ha delle caricature al posto di reali pretendenti della carica di Conte.
Per questo se ne esce vivo, e ha allo stato la possibilità di uscirne, il Presidenzialismo di sostanza potrà produrre un Presidenzialismo di forma. Ed il disegno perverso di abbattere i partiti del 1992, di ridurre a mera rappresentazione scenica la destra e la sinistra sostituendole con un populismo governativo riveduto e corretto ( che fu l’intuizione di Grillo) avrà avuto il suo inveramento.