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Il socialismo democratico di Roberto Tremelloni. Un riformista del dopoguerra

by Rosario Sorace

Senza dubbio Roberto Tremelloni fu un uomo concreto e un grande riformista della prima ora; durante il suo operato ha occupato ruoli rilevanti e di primo piano nei governi del dopoguerra.

Nasce a Milano nel 1900 in una famiglia povera e, sin dall’età giovanile, aspira di diventare giornalista. Dotato di grande curiosità culturale, fondò un giornale studentesco. Nel frattempo incominciò a collaborare alla Gazzetta dello Sport e, successivamente, alla redazione sportiva del quotidiano di Milano La Sera.

Roberto Tremelloni

Nell’impegno politico, Tremelloni si legò al gruppo giovanile del Partito Repubblicano e venne a contatto con i deputati Cappa, Nenni, Rasini, Chiesa. Nel 1918, fece il soldato semplice di fanteria a Genova, poi frequentò la Scuola militare degli allievi ufficiali di Caserta. Rientrò a Milano dove venne destinato in Alto Aldige a presidiare quel territorio di confine abitato da una popolazione di lingua tedesca.

La vita militare rafforzò in lui le sue convinzioni antimilitariste e le sue spiccate tendenze pacifiste. Dopo la guerra, Tremelloni tornò a lavorare nella redazione de La Sera in qualità di cronista ed ebbe modo di assistere all’adunata di piazza San Sepolcro, quando si fondarono i fasci di combattimento.

In quel periodo, fondò con alcuni amici una cooperativa per la gestione di una libreria e collaborò alla fondazione dell’ente Fiera di Milano, di cui diresse il giornale. Il suo ruolo nel giornalismo crebbe e fu giornalista professionista nonché redattore e inviato speciale del quotidiano La Sera.

Nel 1919 fondò con il fratello Attilio, la Casa Editrice Aracne, che si occupava della stampa di periodici di settore e monografie sul lavoro. Nell’ottobre 1922, si iscrisse al Partito Socialista Unitario (P.S.U.) , il partito dei riformisti fondato da Turati, Treves, Prampolini e D’Aragona.

Proprio nell’anno in cui il fascismo soppresse le libertà alla fine del ‘26, Tremelloni entrò a fare parte dell’ufficio studi della Confederazione generale del Lavoro e nello stesso tempo era chiamato a dirigere la rivista dell’organizzazione “Battaglie sindacali”, la rivista dell’organizzazione, fino alla sua soppressione.

Nel 1930 ottenne la libera docenza in Economia politica all’Università di Ginevra e collaborò alla fondazione del Gruppo Amici della Razionalizzazione, connesso alla rivista L’Ufficio Moderno. Scrisse innumerevoli articoli economici e monografie, tra il 1927 e il 1944, che mostrano il talento e la preparazione di uno studioso raffinato di problemi economici; fu proprio in questa fase che Tremelloni scelse di allontanarsi dalla politica attiva.

Scrisse anche un volume di storia economica italiana dal 1861 in poi. Nel dopoguerra, ricominciò la sua collaborazione con giornali economici quale il Sole 24 Ore e il periodico Mondo Economico. Mentre il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione, ritornò finalmente a Milano e assunse la carica di Commissario del Ministero della Produzione Industriale per l’Alta Italia.

Nel luglio 1945 Tremelloni venne nominato vicepresidente del Consiglio Industriale per l’Alta Italia (C.I.A.I.) e fu incarico che svolse sino al 1946. Fu in questa fase storica che Tremelloni emerse divenendo un grande protagonista della ricostruzione economica italiana e occupando ruoli di governo fin dalla seconda parte degli anni quaranta.

Tremelloni fu assai vicino a Saragat nella necessità di realizzare in Italia un modello di socialismo democratico che si rifacesse ai paesi del nord Europa e che si richiamasse al Labour Party inglese. Restò fedele sempre al pensiero politico di Filippo Turati che rappresentò la migliore tradizione riformista del socialismo democratico italiano.

Ebbe nel dopoguerra incarichi di rilevanza e nel primo Congresso nazionale del Partito Socialista Italiano che si tenne a Firenze nel 1946 dove partecipò all’elaborazione del programma economico del PSI. Nel 1946, fu eletto dapprima consigliere comunale a Milano e poi fece parte dell’Assemblea costituente.

Nel luglio 1946 assunse anche l’incarico di sottosegretario di Stato per l’Industria e Commercio e fu il primo collaboratore del ministro Rodolfo Morandi, nel secondo governo De Gasperi. Fu questo il periodo in cui si condusse la complessa e difficile opera di ricostruzione e rilancio dell’industria italiana.

Dal dicembre 1947 al maggio 1948, ricoprì la carica di Ministro dell’industria e del commercio nel Governo De Gasperi IV. Nella prima legislatura repubblicana, Tremelloni venne eletto deputato nelle liste socialdemocratiche a Milano e, dopo il 18 aprile 1948, nel confermato governo guidato da De Gasperi, fu nominato ministro delegato alla presidenza del Comitato Interministeriale per la Ricostruzione (CIR).

Dopo il 1952 Tremelloni si impegnò nell’Inchiesta parlamentare sulla disoccupazione e collaborò in prima persona per la realizzazione di una ‘Inchiesta sulla miseria in Italia’. Questo poderoso rapporto di 18 volumi, pubblicato da Einaudi, fu “una delle cose migliori” che compì il Parlamento italiano nella prima legislatura entrando nelle biblioteche universitarie di tutto il mondo.

Non venne rieletto deputato alle elezioni del 1953 e venne nominato Ministro delle finanze nel primo governo Scelba. Nel 1955 si formò un nuovo governo presieduto da Segni e ci furono forti pressioni di ambienti economici affinché Tremelloni non fosse più ministro delle Finanze.

Pertanto venne sostituito da Giulio Andreotti che invece non diede corso ai provvedimenti fiscali approvati in precedenza da Tremelloni. Nel frattempo nel febbraio del 1956 fondò il CIRIEC (Centro Italiano di Ricerche e di Informazione sull’Economia delle Imprese Pubbliche e di Pubblico Interesse).

Tremelloni ricoprì la carica di presidente di questo centro studi sino al 1978. Questi studi assai accurati approfondirono le tematiche del settore relativo alle imprese pubbliche e alle modalità dell’intervento dello Stato nell’economia e anche alle attività svolte da organismi senza fine di lucro e della cooperazione.

Fu nominato, a partire dall’ottobre del 1951, Presidente dell’Azienda Elettrica Municipale di Milano, azienda che realizzò il primo piano quadriennale 1952-55 in Valtellina la centrale idroelettrica di Premadio, la diga di Cancano; una nuova linea di trasporto dell’energia elettrica lunga 175 km.

Successivamente nel 1956-59; l’AEM fece anche l’impianto di Grosio in Valtellina e costruì un nuovo elettrodotto da 220.000 Volt da Grosio a Milano. Il terzo quadriennio 1960-63 vide la costruzione della centrale termoelettrica di Cassano d’Adda. Tremelloni fu anche professore incaricato di economia e organizzazione aziendale presso il Politecnico di Milano.

Il 27 giugno 1962 si dimise dalla presidenza dell’AEM e tornò al governo come Ministro del tesoro del IV gabinetto Fanfani. Alle elezioni dell’aprile 1963 fu rieletto deputato nella circoscrizione Milano-Pavia e divenne ministro delle Finanze del I e del II governo Moro.

Con il III governo Moro, Tremelloni fu il primo esponente socialista a ricoprire la carica di Ministro della difesa. Fu famoso in quest’ultima carica per la sua azione di cambiamento nei confronti dell’ex SIFAR,il servizio segreto, coinvolto per le vicende riguardanti il cosiddetto “Colpo di Stato” organizzato dal generale De Lorenzo, nel luglio 1964, durante la drammatica crisi del Governo Moro-Nenni che fu trasformato poi in SID. Tremelloni morì nel 1987.

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