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I poveri del mondo non potranno vaccinarsi

by Rosario Sorace

I poveri del pianeta rischiano di non potersi vaccinare, poiché la lotta al coronavirus non sarà condotta alla stessa maniera in tutti i Paesi del Mondo. Oggi, giunge la denuncia delle Ong che affermano: «Nei Paesi poveri 9 cittadini su 10 saranno senza vaccini».

Infatti, oltre la metà dei prodotti principali è stata già acquistata e prenotata dai Paesi più ricchi, dove vive meno di un sesto della popolazione mondiale. Mentre vari Paesi stanno dando il via alle vaccinazioni di massa contro la Covid-19 tra cui nel nostro continente la Gran Bretagna che ha iniziato il 10 dicembre, la Russia che ha iniziato il 4 dicembre da Mosca, il Messico che fatto conoscere le date di inizio che dovrebbero essere il 17/18 dicembre, e a seguire qualche giorno anche Israele.

Ad oggi sono stati registrati oltre 68 milioni di casi confermati di infezione in tutto il pianeta, compresi oltre 15 milioni di contagi solo negli Stati Uniti. Mentre il totale dei casi confermati in Europa ha superato i 20 milioni. Adesso però in quasi 70 Paesi a basso reddito, nove cittadini su dieci rischiano di non avere accesso al vaccino contro il Covid-19.

Questa valutazione oggettiva è fatta dalla People’s Vaccine Alliance, che è una coalizione di organizzazioni non governative tra le quali figurano Oxfam e Amnesty international. Da questa indagine emerge appunto che 67 Paesi, a medio e basso reddito, tra i quali ci sono Kenya, Nigeria e Ucraina, potranno vaccinare un numero assai limitato di abitanti.

“A nessuno dovrebbe essere impedito di avere un vaccino che salva la vita solo per via del Paese in cui è nato o dei soldi che ha nel portafoglio”, ha dichiarato Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia. A conferma di queste previsioni drammatiche conferma che Oxford/AstraZeneca potrà fornire solo il 18% delle dosi ai paesi più poveri nel 2020.

Ad oggi, tutte le dosi di Moderna e il 96% di quelle prodotte da Pfizer/BioNTech sono state acquisite da paesi ricchi. Il consorzio Oxford/AstraZeneca si è invece impegnato a fornire il 64% delle dosi ai Paesi in via di sviluppo, ma per il prossimo anno sarà in grado di rifornire al massimo il 18% della popolazione mondiale.

Gli accordi di preacquisto con Oxford/AstraZeneca sono stati per lo più conclusi con alcuni dei grandi paesi in via di sviluppo come Cina e India, mentre la maggior parte dei paesi a basso reddito, non ha stretto nessun accordo. La People’s Vaccine Alliance ha fatto pervenire un vibrante appello a tutte le aziende farmaceutiche che lavorano sui vaccini COVID-19 a condividere la loro tecnologia e i diritti di proprietà intellettuale, aderendo all’iniziativa COVID-19 Technology Access Pool, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La People’s Vaccine Alliance ha manifestato l’esigenza ai governi di fare tutto ciò che è in loro potere per garantire che i vaccini COVID-19 diventino un bene pubblico globale che possa essere distribuito equamente e somministrato gratuitamente alla popolazione.

Steve Cockburn, responsabile per la giustizia economica e sociale di Amnesty International denuncia: “L’accaparramento dei vaccini da parte di pochi paesi rischia di vanificare gli sforzi globali per garantire che tutti, ovunque possano essere protetti dal virus”.

I Paesi ricchi hanno chiari obblighi in materia di diritti umani, dovendosi non solo astenere da azioni che potrebbero danneggiare l’accesso ai vaccini altrove, ma fornendo cooperazione e assistenza ai paesi che ne hanno bisogno. Acquistando la stragrande maggioranza della fornitura mondiale di vaccini, i paesi ricchi violano dunque i loro obblighi in materia di diritti umani”.

Lo sviluppo dei vaccini di AstraZeneca/Oxford, Moderna e Pfizer/BioNTech si è reso possibile grazie ad oltre 5 miliardi di dollari di fondi pubblici che provengono dalla fiscalità degli stati e tale fatto dovrebbe indurre le aziende ad agire nell’interesse pubblico globale.

“I paesi ricchi hanno dosi sufficienti per vaccinare quasi tre volte tutta la loro popolazione – ha detto Mohga Kamal Yanni, della People’s Vaccine Alliance – Mentre i paesi più poveri non ne hanno a sufficienza neanche per raggiungere gli operatori sanitari e le persone a rischio.”

“L’attuale sistema, in cui Big Pharma usa fondi pubblici per la ricerca, detiene diritti esclusivi e mantiene segretezza sulla tecnologia per spingere i profitti, potrebbe avere un costo altissimo in termini di vite umane – conclude Lois Chingandu, Direttore di Frontline AIDS – Questa pandemia è globale e richiede soluzioni globali: fino a quando tutti in ogni parte del mondo non avranno accesso al vaccino, continueremo a subire le conseguenze di una drammatica crisi economica.

Per salvare vite e sostenere l’economia, nel corso di questa pandemia senza precedenti, avremo bisogno di mettere da parte gli interessi dell’industria farmaceutica”. In questo contesto le organizzazioni della People’s Vaccine Alliance, auspicano e lottano affinché si produca un vaccino universale e fa firmare un appello da centinaia di sopravvissuti, operatori sanitari, attivisti, leader mondiali, economisti tra cui Cyril Ramaphosa, Imran Khan, Ellen Johnson Sirleaf, Gordon Brown, Helen Clark, Mary Robinson, Joseph Stiglitz, John Nkengasong e Thomas Piketty. Un’emergenza nell’emergenza che rischia di escludere da un bene pubblico intere popolazioni mondiali.


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