Home Attualità Si conferma che il covid 19 circolava in Italia da settembre 2019

Si conferma che il covid 19 circolava in Italia da settembre 2019

by Rosario Sorace

Milano – Un bambino di quattro anni, che aveva come sintomo una normale tosse e non aveva intrapreso viaggi all’estero, si è ammalato di Sars-Cov-2 molto prima dell’allarme degli esperti. Dalle indagini è emerso che il bambino fosse stato il paziente numero uno d’Italia. 

Lo studio è stato effettuato dall’università Statale di Milano ed è stato pubblicato sulla rivista ‘Emerging Infectious Diseases’. Mentre Mattia, il 38enne primo caso di Covid-19 sul suolo tricolore, diagnosticato a Codogno il 20 febbraio 2020, è arrivato – secondo la ricostruzione degli scienziati del Laboratorio di sorveglianza sul morbillo dell’ateneo milanese – circa 3 mesi dopo.

Il Laboratorio subnazionale accreditato Oms per la sorveglianza di morbillo e rosolia (nel Crc EpiSoMI ‘Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni) dell’ateneo meneghino firma il lavoro e Gian Vincenzo Zuccotti, presidente del Comitato di direzione della Facoltà di medicina e chirurgia, ne ha comunicato oggi i risultati.

Lo studio coordinato da Elisabetta Tanzi dimostra la presenza di Rna di Sars-CoV-2 in un tampone oro-faringeo raccolto da un bambino di Milano all’inizio del dicembre 2019. Si tratta, quindi, affermano gli esperti, di un risultato che cambia radicalmente le conoscenze sulla diffusione nello spazio e nel tempo del nuovo coronavirus.

“L’idea -afferma la ricercatrice Silvia Bianchi – è stata quella di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano dalla rete di sorveglianza di morbillo e rosolia nel periodo settembre 2019-febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio per la conferma di morbillo”.

L’infezione da Sars-CoV-2 può infatti dar luogo a sindrome Kawasaki-like che si manifesta sulla pelle e che spesso è comune ad altre infezioni virali, come il morbillo. Le iniziali descrizioni di tali sintomatologie associate a Covid-19 sono arrivate proprio dai dermatologi della Lombardia, che è stata la prima area duramente colpita dalla pandemia.

Il piccolo, nel cui campione raccolto tramite tampone è stato ritrovato l’Rna del coronavirus Sars-Cov-2, “vive nei dintorni di Milano. Il 21 novembre mostra tosse e rinite, circa una settimana dopo, 30 novembre, viene portato al pronto soccorso con sintomi respiratori e vomito. L’1 dicembre sviluppa un’eruzione cutanea simile al morbillo; il 5 dicembre (14 giorni dopo la comparsa dei sintomi), viene sottoposto a tampone orofaringeo per la diagnosi clinica di sospetto morbillo”, ed è questa la ricostruzione dei ricercatori.

“Il decorso clinico di questo paziente, che includeva manifestazioni cutanee tardive, assomiglia a quanto riportato da altri autori. Le lesioni maculopapulari sono state tra le manifestazioni cutanee più prevalenti osservate durante la pandemia Covid-19 e diversi studi hanno notato un esordio successivo nei pazienti più giovani”, sottolineano gli studiosi dell’ateneo meneghino.

L’analisi sul campione del bimbo ha mostrato il 100% di identicità alla sequenza di riferimento Wuhan-Hu-1, nonché a sequenze di altri ceppi di Sars-CoV-2 circolanti in tutto il mondo in una fase successiva. Pertanto gli autori dello studio tengono a precisare che, “non è stato possibile determinare con precisione l’origine del ceppo identificato”.

I campioni che sono stati analizzati nell’ambito dello studio sono stati, quindi, raccolti tra settembre 2019 e febbraio 2020 da 39 pazienti (di età da 8 mesi a 73 anni, per una media 19,9 anni). Uno solo è risultato positivo a Sars-CoV-2 nell’esame ‘a posteriori’ condotto dai ricercatori su test che, nella circostanza in cui sono stati eseguiti, erano negativi al morbillo.

La validazione che il virus circolasse da tempo indisturbato, ragionano gli autori dello studio, era ipotizzabile dall’impatto letale, brusco e repentino con cui si è manifestata la pandemia e dalle successive evidenze scientifiche, prima fra tutte anche quella relativa al ritrovamento del virus nelle acque reflue di Milano a metà dicembre 2019. Appare spiegabile che la lunga e non riconosciuta diffusione di Sars-CoV-2 nel Nord Italia, almeno in parte, avrebbe condotto ad un impatto devastante e il rapido decorso della prima ondata di Covid-19.

“Un sistema di sorveglianza virologica sensibile e di qualità – afferma Antonella Amendola, responsabile dell’attività di sorveglianza del morbillo nel laboratorio MoRoNET – è uno strumento fondamentale per identificare tempestivamente i patogeni emergenti e per monitorare l’evolversi dei focolai in una popolazione. I risultati dello studio forniscono indicazioni sui futuri sforzi da mettere in atto per il controllo delle malattie infettive e sulla necessità di implementare la sorveglianza virologica a livello territoriale come strategia prioritaria per un’adeguata risposta alle emergenze pandemiche”.


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