Più che attrito sembra quasi accondiscendenza quella che traspare dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, oramai sempre più dalla parte del governo che non dei lavoratori. Dopo aver fatto poco o nulla per quanto riguarda i licenziamenti di massa avvenuti in seguito allo sblocco dei licenziamenti, ecco che si ritrova ad acconsentire ad un altro smacco nei confronti del lavoro e di quei lavoratori che dovrebbe difendere e tutelare.
Ma adesso, il Segretario, si trova in una posizione abbastanza ambigua poiché, si dice favorevole all’introduzione del Green Pass, ma niente sanzioni per chi dice no, perché, a suo dire, a muoversi sulla questione deve essere il governo con un atto di legge. Maurizio Landini in un’intervista al Corriere della Sera, spiega che il sindacato è a favore al fatto che le persone si vaccinino e sta raccomandando ai lavoratori di farlo.
“Ma c’è un discrimine: non è possibile pensare a licenziamenti o demansionamenti. Stop stipendio? Inaccettabile per noi, naturalmente. Non se ne parla neanche. Né di questo, né di demansionamenti. Ci sono già esperienze in diverse aziende che utilizzano lo smart working per certi dipendenti o fanno un uso molto diffuso dei tamponi. In ogni caso un provvedimento obbligatorio ha bisogno di una legge. La responsabilità è del governo e non può essere scaricata su accordo fra le parti sociali. Se il governo matura questo orientamento e saremo consultati, siamo pronti ad esprimere il nostro punto di vista e a dare il nostro contributo”, ha detto.
Un punto di vista che lascia adito a diverse interpretazioni. Inizialmente, propone diverse alternative nei confronti di chi non vuole vaccinarsi e, poi, propone al governo di fare la sua mossa a tal proposito dicendosi pronto a trattare.
Una trattativa che, se fatta come quello dello sblocco dei licenziamenti, metterebbe i lavoratori non vaccinati in una posizione scomoda.
La paura della gente che non vuole vaccinarsi non si combatte minacciando o offendendo come ha fatto il premier quando ha detto: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore”.
E’ una cosa stupida combattere la paura della vaccinazione in questa maniera, poiché, con questo atteggiamento, non si fa altro che ergere un muro sempre più alto con chi davvero, sia per un motivo o per l’altro, non si vuole vaccinare. Servono ponti e non muri.
L’ignoranza e la demagogia si combattono con l’informazione, con dati alla mano concreti e non con le minacce; servono fatti reali e non intimidazioni.
I virologi, in questo, hanno toppato alla grande, hanno riempito le trasmissioni con la loro altezzosità e tracotanza dicendo cose che venivano dette già dai giornali e davvero in pochi hanno parlato di scienza concreta e non teorica.
Le conferenze stampa di Brusaferro, oltre che discutibili, molto spesso e volentieri non vengono capite e comprese dalla maggior parte della popolazione, soprattutto quella più negazionista. Le conferenze devono parlare di fatti reali, di verità innegabili.
Perché non dire tra le ospedalizzazioni, tra i ricoveri nei reparti intensivi e, soprattutto, tra i morti giornalieri quanti ce ne sono effettivamente, con numeri e non percentuali, con due dosi, con una dose o senza vaccino.
Bisogna mettere la gente davanti all’evidenza che non può essere confutata dalla Meloni o dal Borghi di turno. Si deve fare chiarezza e non si deve instillare paura caro premier, di paura ce n’è già troppa in giro. Adesso basta!