La trattativa Stato-mafia o meglio mafia-Stato non costituisce un reato e pertanto Mori, Subranni e De Donno sono stati assolti perché non hanno commesso il fatto e non hanno agito in modo da non prefigurare reati penali. Invece i mafiosi sono gli unici responsabili dei reati commessi e quindi vanno condannati.
Anche Dell’Utri viene assolto e ora si attendono le motivazioni di queste sentenze che vedrà sicuramente la Procura Generale ricorrere alla Suprema Corte. Molte le reazioni alla sentenza della Corte d’Appello e certamente le frasi intrise di dolore e pessimismo di Salvatore Borsellino, lasciano il segno.
“Mio fratello morto ucciso perché si è opposto alla trattativa. Oggi quella trattativa” viene “riconosciuta come normale”, afferma il fratello di Paolo Borsellino.
“È l’ipotesi peggiore che potessi immaginare. Aspetto di leggere le motivazioni, tuttavia la sentenza, con la condanna di Bagarella e Cinà, conferma che la trattativa c’è stata, l’assoluzione di Mori e De Donno vuol dire che quella trattativa non costituisce reato. È l’ipotesi peggiore che potessi immaginare perché sull’altare di quella trattativa è stata sacrificata la vita di Paolo Borsellino. Questo significa che mio fratello è morto per niente”.
“Bagarella e Cinà non possono aver fatto la trattativa da soli – ha detto -. Con le altre assoluzioni si afferma che il fatto che lo Stato tratti con l’anti-Stato non è reato e questo vuol dire che mio fratello è stato sacrificato per nulla. Si ammette che sull’altare di una trattativa, che io continuo a definire scellerata, è stata sacrificata la vita di un servitore dello Stato come Paolo Borsellino, che è stato ucciso perché si è opposto a questa trattativa. Questa sentenza vuol dire che in Italia non c’è giustizia”.
“Più che un colpo di spugna – ha continuato Salvatore Borsellino – è la degna conclusione della trattativa. Si rispettano i patti, tutto viene occultato ma questa è anche la fine di tutto”.
“Sinceramente per me e per tutti i familiari di vittime di mafia è una sentenza pesante, vuol dire che mio fratello è morto per niente”.
Salvatore Borsellino, fondatore del movimento della Agenda Rossa, lancia una critica molto dura ai giudici che hanno emesso questa sentenza che ribalta quella di primo grado e non fa giri di parole per riaffermare che suo fratello “è stato ucciso perché si è opposto alla trattativa e oggi questa trattativa viene riconosciuta come normale, ed è una cosa che mi amareggia profondamente. Vuol dire che la vita di mio fratello e dei ragazzi della scorta che sono morti assieme a lui è stata sacrificata sull’altare di una ragione di Stato. Ed è una cosa terribile perché con i criminali non si può e non si deve trattare”.
1 comment
Caro Salvatore, le sentenze della magistratura italiana sono oscillanti e spesso condizionate da pregiudizi e pressioni. Bisogna mettere in conto anche deviazioni o semplicemente errori. In questo caso la decisione della Corte di Asisse di Palermo può fare buona o cattiva giurisprudenza, ma non cancellare la Storia. Dire che la scelta di interloquire con Cosa Nostra non fu reato non significa che non fu un atto scellerato e che non fu causa del martirio di Paolo e Giovanni , sebbene non voluta dagli imputati assolti dalla Corte. Resta immutata e limpida la memoria delle troppe vittime della “trattiva” ed oscura e torbida quella degli uomini dello Stato che la praticarono.