Fiero della sua vittoria “mutilata”, della sconfitta della classe politica e fiero di aver mandato il paese in stallo per tre lunghi mesi, lo sfacciato Renzi accoglie così il governo che tanto aspettava: “Grazie a Mario Draghi: averlo individuato come interlocutore per formare un nuovo governo ha portato immediatamente una ventata di credibilità e fiducia nel Paese. E’ una polizza assicurativa per i nostri figli e nipoti: nessuno può negarlo. Siamo nel periodo storico in cui l’Italia avrà più soldi da spendere nella storia, e questo ci porta a dire, chi meglio di Draghi può gestire questo passaggio”.
“Mi auguro che tutte le forze politiche esprimano lo stesso sostegno a Draghi: il presidente della Repubblica ha fatto appello a tutti, chi oggi pone veti non fa solo un errore politico ma rifiuta l’appello del presidente della Repubblica che ha escluso per questo governo una connotazione politica e ha parlato di un governo cui tutte le forze possano dare un sostegno”.
“I grandi temi per noi cruciali, dalla vaccinazione a un Recovery basato su investimenti e non sui bonus, alla cultura e turismo, sono già sul tavolo di Draghi. Gli manderemo tutto il nostro materiale e ulteriori elementi. Nel colloquio abbiamo sottolineato in particolare le questioni legate al lavoro e le politiche del lavoro con Bellanova, con Boschi il funzionamento delle regole parlamentari, l’utilizzo di decreti e non dpcm, l’attuazione delle leggi, l’utilizzo della protezione civile per l’emergenza sanitaria, con Faraone tutto il tema del piano shock e delle infrastrutture”.
Si allarga il fronte del sì ad un governo firmato Mario Draghi. Dubbi da Leu, Renzi esprime pieno appoggio a Draghi: nelle sue mani il Recovery Fund è al sicuro, dice il leader di Italia Viva, ma, come per magia, la parola ‘Mes’ sembra scomparsa dal suo vocabolario. Ed è proprio sul Meccanismo europeo di stabilità che si è innescata la crisi del governo Conte II.
“Grande” Matteo Renzi! Come al solito ha sottolineato una realtà di per se stessa evidente. In Italia non si è più in grado di fare politica e di fare riforme. Abbiamo una produzione lenta che è incentrata sul ricatto politico; non siamo in grado di amministrare un’emergenza: politica, economica o sociale; senza dover chiamare un governo tecnico.
Questo incidente politico, servirà a pensare ad un nuovo assetto futuro e a qualche rivoluzione di forma e di strutture che ci permetterebbero di fare bene, anche in piena emergenza. Gli errori e i limiti del nostro sistema sono sotto gli occhi di tutti, serve un svolta!