Sono mesi oramai che le aziende, rappresentate in parte da Confindustria, continuano a licenziare lavoratori e lavoratrici, italiani, che hanno dato in alcuni casi anche la loro vita alle stesse imprese.
E proprio mentre molti italiani sono sull’orlo di una crisi economica e sociale c’è chi, oltre al danno, vuole aggiungere la beffa cercando di attaccare una misura, come il Reddito di cittadinanza, che tutela una categoria fragile che man mano sta diventando sempre più popolosa.
“Per noi il Reddito di cittadinanza così come è strutturato oggi non dà quelle risposte per cui questo provvedimento è stato fatto perché non intercetta gli incapienti del nord ed è diventato un disincentivo a cercare lavoro nel Mezzogiorno”, ripete la recita in solfa di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.
Parlando all’assemblea di Federmanager, il capo degli industriali, continua a condannare una misura che aiuta di fatto 1,5 milioni di famiglie italiane: “Si è dimostrata una misura fallimentare sulle politiche attive del lavoro, lo abbiamo sempre detto e non ci hanno ascoltato. Ci dispiace vedere che si mettono 4 miliardi sui centri per l’impiego che sono stati un grande fallimento”.
“I centri pubblici per l’impiego intermediano in Italia circa il 3 per cento dell’outplacement. Non è lì che si fa incrocio tra domanda e offerta nel mondo del lavoro” dice Bonomi.
“Cosa facciamo? Ci mettiamo altri 4 miliardi in più così rendiamo ancora più costoso questo fallimento. Credo che non sia quella la strada”, ribadisce il presidente degli industriali.
“Il ragionamento che vogliamo fare tutti – ha detto ancora – è un altro. Se vogliamo veramente combattere la povertà dobbiamo mettere insieme gli strumenti. Oggi abbiamo il Reddito di cittadinanza, l’assegno unico, la riforma fiscale per quanto riguarda gli incapienti, il riordino generale delle detrazioni di famiglia. Tutti strumenti che non si parlano. Mettiamoli insieme, facciamo un progetto di grande visione di contrasto alla povertà, ottimizziamo risorse, per noi emergenza è creare più lavoro”.
Insomma, la richiesta tra le righe di Carlo Bonomi è alquanto sfacciata. Richiedere una politica che si concentri sul taglio delle tasse o sui finanziamenti all’industria privata è offensivo nei confronti degli 1,2 milioni di posti di lavoro persi e nei confronti di quei 1,5 milioni di italiani che percepiscono questo sussidio.
Adattare la misura del Rdc dando forza lavoro ad aziende in difficoltà pare il giusto compromesso, ma la richiesta di togliere una misura a favore di molti poveri, diventati sempre più grazie alla pandemia, per privilegiare l’1% della popolazione che non se la passa di certo male è di certo riprovevole.