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L’omicidio di Andrea Rocchelli in Donbass

by Nicola Comparato

Da giorni i media ci stanno bombardando di notizie su quanto sta avvenendo in Ucraina dopo l’invasione della Russia di Putin il 24 febbraio di quest’anno.

In pochi però hanno sottolineato che in Ucraina si spara e si uccide dal 2014 e che la guerra non è iniziata ieri.

Le guerre sono sempre sbagliate, ma lo è al tempo stesso la disinformazione. Non si ha intenzione di prendere posizione a favore o contro le parti coinvolte nel conflitto, l’intenzione è quella di raccontare quello che nessuno o pochi raccontano.

Ad esempio: Chi si ricorda del giornalista, fotografo e fotoreporter Andrea Rocchelli, nato a Pavia il 27 settembre 1983 e ucciso durante la guerra in Donbass il 24 maggio 2014?

Andrea era un giornalista vero, ma anche un vero giornalista, membro e fondatore del collettivo Cesura, ucciso mentre svolgeva il suo lavoro di informazione all’età di soli trent’anni, con il suo amico e collega Andrej Mironov nell’Ucraina orientale, ad Andreevka, nei pressi di Slov”jans’k.

I due giornalisti, che si trovavano sul luogo insieme al fotoreporter francese William Roguelon ed il loro autista, entrambi rimasti feriti dopo un violento attacco a colpi di arma da fuoco, si erano recati in Europa dell’est per documentare le violazioni dei diritti e le torture delle forze ucraine contro i civili durante la guerra in Donbass.

Personaggi scomodi, e con loro immagini, filmati e documenti ancora più scomodi per il governo di Kiev. Così scomodi da volerne cancellare ogni traccia aprendo il fuoco indiscriminatamente.

Per questo vero e proprio assassinio, o esecuzione, fu arrestato nel 2017 il militante neonazista Vitaly Markiv, soldato semplice all’epoca dei fatti e Vice Comandante della Guardia Nazionale Ucraina al momento dell’arresto, con una condanna in primo grado a 24 anni di reclusione, inchiodato da numerose fotografie scattate dal suo stesso telefonino contenenti immagini di stupri, di sevizie e di torture.

Prove inconfutabili di crimini contro l’umanità commessi dalle milizie del governo ucraino. Le stesse milizie oggi coccolate dalla Nato e dall’occidente nella guerra contro la Russia. Ad aumentare le accuse contro di lui anche le testimonianze di due suoi commilitoni.

In seguito alla condanna, la reazione del Governo Ucraino fu quella di lanciare una violenta campagna contro il nostro Paese in difesa del criminale neonazista, con minacce e insulti alla famiglia Rocchelli, alla nostra Magistratura ed alla Federazione Nazionale della Stampa parti civili al processo.

Ma come nelle peggiori storie il finale vede il cattivo assolto nel 2021 trionfare e fare carriera e la vittima completamente dimenticata dallo stato e dai media. Ma non da noi. Noi non lo dimenticheremo. Perché è più importante la vita di un nostro connazionale dell’amicizia con la NATO.

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