Al contrario di quello che sta avvenendo in queste ore, dovrebbero mettersi in pace tutti coloro che insistono a negare l’evidenza che la progressiva mutazione del clima esista e che provochi delle conseguenze incontrollate.
Ancora più molesta è la polemica politica che precede e anticipa l’urgenza dei soccorsi nelle aree colpite dalla devastazione alluvionale.
È possibile che vi siano stati dei corsi d’acqua la cui incuria abbia favorito l’esondazione ma il cataclisma è stato generato da un fenomeno che ha scaricato ettolitri d’acqua in un solo giorno; stessa quantità prevista in un mese.
Assieme alla siccità e all’innalzamento dei mari, il riscaldamento della terra provoca dei fenomeni così intensi da moltiplicare i rischi per le vite e di conseguenza per l’ambiente e le attività produttive.
D’altronde l’allarme lanciato dagli scienziati e dalle conferenze mondiali sull’ambiente che hanno cercato di fissare dei parametri condivisi per limitare l’immissione nella biosfera di gas inquinanti scatenanti queste reazioni non è di oggi.
Largamente disattese e deluse sono state le aspettative che anche la recente conferenza di Sharm el Sheikh aveva creato.
I paesi che producono le più alte emissioni di gas serra non si sono sentiti vincolati ai programmi di riduzione che l’insieme della comunità internazionale ha stabilito con una road map definita sino al 2026.
Ora naturalmente il rischio di riprodurre anche sull’ambiente una stucchevole diatriba, così come sul COVID, che vede presunte manipolazioni della scienza metereologica a scopi di vantaggio e di lucro é piuttosto alto.
Una concezione pre illuministica della realtà che riporta il pensiero di molte forze politiche, in particolare quelle che sorreggono lo sviluppo ismo capitalistico più smodato, ad una concezione quasi pre medievale della discussione pubblica.
Ora è evidente che la terra, come spiegano gli scienziati, abbia avuto nella sua vita raffreddamenti e riscaldamenti, senza subire l’influenza dell’uomo. L’essere umano in passato non avrebbe mai potuto determinare in epoche pre-industriali una crisi climatica, alcune avvenute ancor prima della comparsa dei primi ominidi, ma sappiamo altrettanto che le macro produzioni industriali e l’emissione di gas favoriscono i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo.
C’è un confine della discussione dove correnti ideologiche di sinistra e di destra sono perfettamente unite, ciascuno con uno scopo diverso, nel negare quest’evidenza, nel ritardare in campo globale l’adozione di provvedimenti anche minimi che rivelino una trovata sensibilità su un tema che riguarda l’umanità esattamente come lo è la pace e la sicurezza.
Da sé solo l’Italia non può essere la protagonista assoluta di questa consapevolezza, ma sta di fatto che il nostro territorio è uno di quelli in cui il ribellarsi della natura é stato più contundente.
Bisogna aggiornare quindi i programmi, sensibilizzare le nuove generazioni, sollecitare politiche sempre più assertive da parte dell’amministrazioni pubbliche, organizzare per tempo e con efficacia utilizzando al meglio gli strumenti che sono messi a disposizione del PNRR, fare questo significa avere cura delle future generazioni e, al contempo, potrebbe dimostrare che il progresso ci ha aiutato anche a capire e comprendere quanto e come possa essere arrestato.