Home In evidenza 4 marzo 1918, viene segnalato il primo caso di influenza spagnola

4 marzo 1918, viene segnalato il primo caso di influenza spagnola

by Freelance

Di Eugenio Magnoli

La mattina del 4 marzo, poco prima della colazione, il soldato Albert Gitchell dell’esercito americano si reca all’ospedale di Fort Riley, Kansas, lamentandosi dei sintomi simili al raffreddore di mal di gola, febbre e mal di testa. Poco dopo, oltre 100 dei suoi commilitoni avevano riportato sintomi simili, segnando quelli che si ritiene siano i primi casi della storica pandemia influenzale del 1918, in seguito nota come influenza spagnola. L’influenza alla fine ha ucciso 675.000 americani e si stima che abbia contagiato da 20 a 50 milioni di persone in tutto il mondo, dimostrando di essere una forza molto più letale persino della prima guerra mondiale.

L’epidemia iniziale della malattia, segnalata a Fort Riley a marzo, è stata seguita da focolai simili in campi militari e prigioni in varie regioni del paese. La malattia presto viaggiò in Europa con i soldati americani diretti ad aiutare gli alleati sui campi di battaglia della Francia. (Solo nel marzo 1918, 84.000 soldati americani attraversarono l’Atlantico; altri 118.000 li seguirono il mese successivo).

Una volta arrivata in un secondo continente, l’influenza non mostrò segni di diminuzione: 31.000 casi furono segnalati a giugno in Gran Bretagna. La malattia alla fine fu soprannominata l’influenza spagnola perché le persone credevano erroneamente che la Spagna fosse l’epicentro della pandemia.

L’influenza non ha mostrato pietà per i combattenti su entrambi i lati delle trincee. Durante l’estate, la prima ondata dell’epidemia ha colpito le forze tedesche sul fronte occidentale, dove stavano conducendo un’offensiva finale senza esclusione di colpi che avrebbe determinato l’esito della guerra.

Ha avuto un effetto significativo sul già indebolimento del morale delle truppe – come ha scritto il 3 agosto il comandante dell’esercito tedesco, il principe ereditario Rupprecht: scarse provviste, pesanti perdite e l’influenza sempre più profonda hanno depresso profondamente gli spiriti degli uomini della III divisione di fanteria.

Nel frattempo, l’influenza si stava diffondendo rapidamente oltre i confini dell’Europa occidentale, a causa del suo tasso di virulenza eccezionalmente alto e del massiccio trasporto di uomini a terra e a bordo a causa dello sforzo bellico. Entro la fine dell’estate, numerosi casi erano stati segnalati in Russia, Nord Africa e India; Anche la Cina, il Giappone, le Filippine e persino la Nuova Zelanda sarebbero cadute vittime.

La Grande Guerra terminò l’11 novembre, ma l’influenza continuò a provocare il caos internazionale, esplodendo di nuovo negli Stati Uniti in un’ondata ancora più violenta con il ritorno dei soldati dalla guerra e alla fine infettando circa il 28% della popolazione del paese prima che finalmente si esaurisse. Nel numero del 28 dicembre 1918, l’American Medical Association ha riconosciuto la fine di un conflitto epocale e ha sollecitato l’accettazione di una nuova sfida: combattere le malattie infettive.

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