Scandalo nell’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Pavia con arresti dei vertici amministrativi. La vicenda inizia con l’aggiudicazione ad una cooperativa di un appalto del valore di 2 milioni di euro e tale esternalizzazione del servizio non è riuscita a garantire efficienza anzi ha determinato notevoli e continui disagi all’utenza.
Quindi sono giunte numerose segnalazioni sia di medici che di pazienti per queste gravi disfunzioni del servizio. Adesso, la guardia di finanza ha arrestato i due amministratori di una cooperativa di Pesaro che è attiva nel settore sanitario e due funzionari dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Pavia che avevano seguito il procedimento di assegnazione dell’appalto.
Le accuse che sono state formulate sono di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture e sul piano giudiziario le indagini sono dirette dal sostituto procuratore Roberto Valli e coordinate dal procuratore aggiunto Mario Venditti. In tale indagine sono state scoperte numerose irregolarità nel bando di gara indetto dalla Asst di Pavia nel 2017, per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza svolti da questa cooperativa di Pesaro che ha avuto appalti anche per gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella.
Tale cooperativa aveva presentato all’Asst di Voghera un’offerta anomala, palesemente fuori mercato impedendo la partecipazione di tutte le altre associazioni presenti nella provincia di Pavia che per anni avevano svolto lo stesso servizio in convezione. Cosicché la Guardia di Finanza ha accertato che la base d’asta dell’appalto era stata fissata illegalmente a una soglia inferiore alle tariffe regionali e tale determinazione ha causato di fatto l’esclusione automatica di altri operatori sanitari che non avrebbero mai potuto accettare lecitamente un’offerta cosi svantaggiosa.
Infatti, tale cooperativa ha fornito un ribasso di oltre il 25% rispetto alle tariffe poiché ha indicato costi del lavoro dei propri dipendenti inferiori ai minimi salariali che previsti dal contratto collettivo nazionale e di fatto costringendo i propri lavoratori a prestare servizio anche volontariamente.
Questa situazione illecita creava un vantaggio consentendo ai responsabili della struttura cooperativistica di presentare un’offerta anomala per aggiudicarsi l’appalto. Tutto ciò sarebbe avvenuto con la complicità dei vertici dell’ Asst di Pavia nelle figure del direttore e del Responsabile Unico del Procedimento che essendo consapevoli dell’anomala offerta e dell’illiceità al ricorso della manodopera volontaria, hanno aggiudicato ugualmente l’appalto alla cooperativa.
Poi, sono avvenute numerose violazioni contrattuali che si sono evidenziate anche nel periodo di prova e di conseguenza è stata omessa la revoca dell’aggiudicazione che ha altresì consentito alla cooperativa un illecito profitto. Sono state infatti molte e circostanziate le violazioni contrattuali e sanitarie di cui la cooperativa pesarese si è resa responsabile e tra i quali ritardi e disservizi sin dall’inizio dopo l’aggiudicazione dell’appalto; una mancanza di luoghi attrezzati in cui ricoverare i propri mezzi, un’utilizzazione inferiore di mezzi rispetto a quelli previsti dal contratto e si lasciavano persino le ambulanze a fine turno parcheggiate in strada.
Tale ultima circostanza rendeva impossibile effettuare sia la regolare sanificazione dei veicoli nonché la stessa pulizia delle ambulanze al termine del trasporto di ogni paziente. In piena pandemia questo servizio veniva espletato in condizioni igienicamente precarie e assolutamente pericolose per la salute degli ammalati, violando le elementari norme sanitarie imposte dalla normativa anti Covid-19. La cooperativa posta sotto indagine fa parte di un consorzio più ampio che ha sede a Messina nel quale sono presenti altre cooperative operanti nel settore del trasporto sanitario.