Home Cronaca Muore Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata

Muore Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata

by Rosario Sorace

Il boss camorrista Raffele Cutulo è morto all’età di 79 anni. Cutolo, o Don Raffaé, è stata una figura di criminale cinico e spietato della mafia italiana nonché fondatore di un feroce gruppo criminale la Nuova camorra organizzata. Era rinchiuso nel carcere di Parma e nell’ultimo periodo della sua vita era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero destinato ai detenuti per gravi problemi respiratori.

Il tribunale di sorveglianza aveva respinto l’ultima istanza di differimento della pena, presentata dalla difesa del boss per le condizioni di salute a giugno 2020 e i magistrati avevano affermato che le sue condizioni erano compatibili con la detenzione.

In realtà è stato un simbolo mitico per la camorra e, quindi, era assai pericoloso allentare le misure carcerarie nei suoi confronti e a tal proposito i giudici scrivevano valide motivazioni nel dispositivo che respingeva la richiesta: “Si può ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma. Nonostante l’età e la perdurante detenzione, rappresenta un simbolo per tutti quei gruppi criminali” e naturalmente vi erano schiere di camorristi che continuavano a richiamarsi al suo nome.

Cutolo venne soprannominato per tale carisma “O’professore” ed era detenuto in regime di 41 bis con ben 4 ergastoli comminati in via definitiva. Veniva ritenuto il responsabile di truci fatti di sangue e di stagioni violente che vanno dagli anni ’70 alla fine degli anni ’80.

Cutolo è stato condannato anche per gli omicidi dell’ex vicedirettore del carcere di Poggioreale Giuseppe Salvia e per il delitto di Marcello Torre, avvocato e sindaco di Pagani. Raffaele Cutolo è stato un capo indiscusso della camorra che controllava i territori della Campania ed è stato sicuramente il protagonista della torbida trattativa tra i servizi segreti ed esponenti della Dc per la liberazione dell’assessore regionale campano Circo Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse.

Infatti Cutolo è stato coinvolto nelle trattative per la liberazione del politico democristiano campano rapito dai terroristi, il 27 aprile 1981 a Torre del Greco. Il suo rilascio avvenne in seguito a trattative segrete e intrecci torbidi mai chiariti sino in fondo tra pezzi dello Stato, Brigatisti, camorristi della Nco.

Niente meno si vantò che sarebbe stato capace anche di fare rilasciare Aldo Moro ma che fu bloccato in questo tentativo lanciando imprecisate minacce nei confronti di settori politici. Aveva accumulato ricchezze enormi e nel 1980 acquistò da Maria Capece Minutolo, vedova del principe Lancellotti di Lauro, il Castello Mediceo, a Ottaviano, che poi venne confiscato nel 1991 e ora è in possesso del Comune del paese vesuviano.

Questo castello era stato quello in cui i suoi genitori avevano lavorato come guardiani e l’operazione gli costò 270 milioni di lire. Nel business lucroso del contrabbando di sigarette è stato in contatto con la malavita pugliese e poi con le ‘ndrine dei Mamolito, dei Cangemi e dei De Stefano.

Sin dall’inizio degli anni ’70 a Poggioreale, dov’era incarcerato, ha meditato la nascita della Nuova camorra organizzata che doveva organizzarsi su modelli piramidali sconosciuti sino ad allora alla camorra e che erano simili a quelli della mafia siciliana e della ‘ndrangheta, con una gerarchia riconosciuta (picciotto, camorrista, sgarrista, capozona e santista) e con un’affiliazione basata su rituali di ispirazione massonica, nonché sul culto della personalità del capo.

Cutolo nel suo delirio criminale concepì un’organizzazione che avesse un’ispirazione meridionalista e ribellista e che fosse dotata però anche di una solida e autonoma capacità economica. Cutolo ebbe accanto a sé un imprenditore, Alfonso Rosanova, che riuscì a investire e fare lievitare il denaro che proveniva dai traffici illeciti.

Cutolo contava su una vasta organizzazione paramilitare di picciotti giovani e spietati che dirigeva dal carcere e che venivano reclutati nel sottoproletariato sempre desideroso di riscatto e di denaro facile per uscire dalla povertà.

Raffaele Cutolo, ‘o professore’ , aveva solo la licenza elementare e ha costruito una carriera criminale lunghissima tra leggenda e realtà e un pentito affermò anche che si era permesso di urinare sulle scarpe di Totò Riina. Il boss aveva sposato nel carcere dell’Asinara una donna molto giovane che, poi, l’ha resa madre con l’inseminazione artificiale.

A soli 22 anni commise il suo primo omicidio, il 24 settembre 1963, durante una rissa nel confronti di un giovane che fece un apprezzamento di troppo alla sorella di Cutolo, Rosetta. La sorella lo ha affiancato anche anni dopo nella gestione del potere criminale. I familiari continuano ancora oggi attività criminali nel territorio campano e in altre parti d’Italia.

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