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Manovra di bilancio, fiducia e “Recovery Renzi”

by Romano Franco

Dopo il via libera della Camera alla Manovra di bilancio, adesso tocca al Senato rispondere a Conte e alle sue politiche. Il governo si trova in bilico da tempo e, nonostante la situazione allarmante, nei palazzi c’è ancora chi continua a ‘spartirsi torte’. E’ il caso di Matteo Renzi, sempre pronto a sfoderare la sua spada di Damocle della sfiducia con minacce e ripicche infantili, ignorando ampiamente una situazione gestibile solo con calma e maturità. Qualità che non si addicono al leader di Italia Viva che le prova tutte, come al solito, per far emergere il suo innegabile ego.

Il governo nel frattempo è in fibrillazione per il verdetto finale, sapendo davvero che si gioca tutto con il test della manovra che servirà a capire se l’esecutivo goda della fiducia delle Camere oppure no.

A Montecitorio nel frattempo ci sono stati 298 sì e 125 no con 8 astenuti. Ma nonostante i numeri, la minaccia Renzi non si nasconde, e da tempo annuncia: “Questo governo Conte è finito se non cambia profondamente”.

Cosa intende con cambia? Matteo non è il tipo che abbandona la sua posizione per rimanere con un pugno di mosche. E pare proprio si rifiuti di accettare la triste realtà di essere “morto politicamente” e di aver fatto capire all’Italia e agli italiani di che pasta è fatto. Tirare la corda per avere più controllo sulla cabina di regia del Recovery Fund non è una mossa per avere più consensi, ma, è solo un modo per avere più controllo e più potere sui fondi designati all’Italia. Potere che potrà tornare utile una volta aver tirato i remi in barca.

Nelle prossime ore, i partiti di maggioranza presenteranno i rispettivi pacchetti di proposte al Capo del governo. Ma è sulle osservazioni di Iv che la tensione tornerà ad alzarsi. Oggi pomeriggio è prevista una conferenza stampa di Matteo Renzi in cui ribadirà il suo no alla fondazione per la cybersecurity, no allo spezzettamento dei progetti, no alla nomina di Fabrizio Barca a commissario per il recovery plan. Sarebbe curioso sapere le proposte alternative.

La proposta iniziale del premier, di inserire nella cabina di regia sei super manager e trecento consulenti, resta in bilico. Solo dopo aver risolto queste scaramucce il premier Conte potrà riconvocare la maggioranza e il Consiglio dei Ministri per il via libera alla bozza del recovery plan. Una bozza destinata a cambiare sensibilmente, non solo negli obiettivi ma anche nei saldi, con un prevedibile rafforzamento di risorse sulla sanità ed è quindi probabile che possa essere inviato a Bruxelles non prima dell’Epifania.

Fino ad allora, riuscirà Matteo Renzi ad inserire suoi fidati nella cabina di regia del Recovery Fund? Chi lo sa, certo è che la minaccia di Mattarella di sciogliere le camere spaventa parecchio e, forse finalmente, riuscirà ad esaudire la promessa di Renzi fatta nel 2016. This is the end.

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