Ammonta a 420 miliardi la perdita di fatturato di quest’anno delle imprese italiane, a causa dell’emergenza covid. Ad invertire il trend ci pensano i giganti del web che in 6 mesi hanno segnato un aumento del 17% mantenendo una tassazione ai minimi termini.
Lo riportano le analisi dell’Ufficio studi della Cgia. “Al netto delle misure a sostegno della liquidità e agli effetti dello slittamento delle scadenze fiscali il Governo quest’anno ha stanziato 29 miliardi di euro di aiuti diretti alle imprese colpite dalla pandemia”, sono queste le parole del coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo.
“Questo significa – continua Zabeo- che a fronte di un crollo del fatturato dell’intero sistema economico del nostro Paese di circa 420 miliardi di euro, il tasso di copertura ha sfiorato il 7%. Un impatto insignificante sebbene in termini assoluti l’importo complessivo delle misure messe in campo a sostegno delle attività economiche abbia la dimensione di una Finanziaria”. L’aumento del web A salire invece vertiginosamente sono i risultati ottenuti dalle multinazionali del web presenti nel nostro Paese. In attesa del dato annuale nel primo semestre del 2020 il fatturato dei big digitali è aumentato del 17%.
“E’ comunque necessario precisare – dichiara il segretario della Cgia Renato Mason – che alle Pmi che hanno subito i contraccolpi più negativi della crisi, ovvero quelle che hanno dovuto chiudere per decreto, i ristori erogati dall’Esecutivo hanno coperto mediamente il 25% circa del calo del fatturato. Le misure di sostegno al reddito approvate da Governo Conte, infatti, sono andate in larghissima parte alle attività che hanno registrato un crollo del giro di affari di almeno il 33% rispetto al 2019. Resta il fatto che anche per queste realtà gli aiuti economici sono stati insufficienti”.
“E’ evidente – sottolinea la Cgia – che di fronte a provvedimenti che impongono la chiusura delle attività, queste devono essere aiutate economicamente in misura maggiore di quanto è stato fatto fino ad ora. E’ vero che questa ulteriore spesa corrente contribuirebbe ad aumentare il debito pubblico, ma, è altrettanto vero che se non salvano le imprese e i posti di lavoro, non si possono gettare le basi per far ripartire la crescita economica, unica condizione in grado di ridurre nei prossimi anni la mole di debito pubblico che sta minando il futuro del nostro Paese”.