Gaetano Guarino era una persona piena di vita, di alta moralità e di grandi ideali, che amava sopra ogni cosa il suo paese Favara in provincia di Agrigento.
Proveniente da una famiglia agiata, ebbe modo di studiare a Palermo, dopo la maturità classica riuscì a conseguire la laurea in Farmacia.
Si avvicinò molto giovane alle posizioni del riformismo socialista e negli anni di iscrizione all’università iniziò a collaborare scrivendo articoli per l’Avanti.
Dal 1928 al 1930 svolse un’attività di tirocinante a Burgio, dove poi conobbe la sua futura moglie. Dopo il 1930 ritornò a Favara dove acquistò una farmacia esercitandone la professione.
Gaetano Guarino divenne in poco tempo un farmacista filantropo, assai amato dal popolo per la sua generosità, e si impegnava nella distribuzione gratuita alla povera gente, alle persone indigenti dei farmaci necessari e occorrenti per curare le malattie.
In quel tempo non esisteva nessuna forma di assistenza mutualistica diretta. A Favara venne soprannominato per questa suo carattere speciale e indole munifica “Omu preziusu”.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943 e lo sbarco degli americani in Sicilia decise di iscriversi al Partito Socialista Italiano e divenne segretario comunale del PSI a Favara.
Quindi fece parte del Comitato di Liberazione della città di Favara. Ebbe una concezione nobile della politica come servizio finalizzato alla emancipazione e all’affrancamento del popolo e alla sua crescita sociale economica.
Il 2 ottobre del 1944 ottenne l’indicazione del C.d.L. e proprio per questa sua immensa popolarità e indiscutibile prestigio, fu nominato sindaco di Favara su proposta del prefetto di Agrigento.
La nomina di un socialista fu sicuramente un’eccezione nello scenario politico siciliano perché la maggior parte dei sindaci nominati dai prefetti proveniva dall’area democristiana o della destra.
Favara aveva gravi problemi sociali e in quel periodo storico era un centro agricolo e minerario. Infatti, l’agricoltura e l’estrazione dello zolfo erano i fondamentali pilastri dell’economia locale.
Guarino fu un socialista di idee e d’azione e scelse dubbi di schierarsi contro gli Scaduto, i Miccichè, i Fanara, i Giglia i Giambetoni, che erano i più grossi e facoltosi latifondisti, proprietari di miniere di zolfo di Favara, per poi sostenere con convinzione la giusta causa dei contadini che protestavano per ottenere un pezzo di terra e dei minatori che aspiravano ad un lavoro continuativo e remunerativo.
Pertanto, dopo appena undici mesi di amministrazione comunale, Guarino ebbe contrasti insolubili e dissapori insanabili sulla linea da adottare con i rappresentanti politici della coalizione e così, il 15 settembre del 1945, si dimise nelle mani del prefetto di Agrigento.
In ogni caso Guarino fece la sua scelta di campo lottando contro i privilegi dei grandi proprietari terrieri che tenevano in condizioni di sfruttamento i braccianti e i contadini.
Quando si svolsero le prime elezioni amministrative il 10 marzo 1946 a Favara, Guarino caparbiamente e da gran combattente qual’era si candidò e venne sostenuto oltre che dai socialisti anche dal Partito Comunista Italiano e dal Partito d’Azione, costituitisi nel Fronte Popolare Democratico che così vinse in modo netto e clamoroso con un voto plebiscitario del 59% dei voti e, quindi, fu eletto sindaco del Comune.
Aveva grande fiducia nell’evoluzione della società e in quella competizione elettorale soleva dire: “ Se la scuola ci aiuterà a creare con l’educazione mentalità nuove, in un decennio nessuna donna dovrà buttare acqua nella via e far germogliare virus e batteri nelle sporcizie e nella fanghiglia”.
Purtroppo la sua sindacatura durò appena 65 giorni e il 16 maggio 1946 fu ucciso dalla mafia. In tal modo si spezzò il sogno di una Favara migliore e il farmacista morì tragicamente mentre rientrava a casa accompagnato da alcuni amici e compagni di partito, all’incrocio del vicolo della Musica e la via Vittorio Emanuele venne freddato con un colpo di pistola alla nuca.
Prima di compiere l’efferato delitto l’omicida aspettò che andasse via la luce elettrica che all’epoca per motivi economici veniva meno ad un certo orario.
I responsabili di questo vile omicidio non vennero mai individuati e per il dolore, l’amarezza e la sfiducia la vedova di Guarino ed il figlio andarono a vivere a Parigi.
Anche questo atroce delitto rimase impunito e il sacrificio di quest’uomo onesto e probo non è stato inutile poiché ancora oggi viene ricordato per la sua opera e azione di socialista, democratico e riformista.
Un amministratore che dovrebbe assurgere ad esempio per molti politici di oggi ed essere ricordato perennemente dalle future generazioni.