Home In evidenza Giorgia Meloni: la traditrice di se stessa! Una storia già vista

Giorgia Meloni: la traditrice di se stessa! Una storia già vista

La premier doppia faccia cambia posizione quasi su tutto

by Romano Franco

Narrami o Musa dell’eroina multiforme Meloni, che tanto vagò di palo in frasca dopo che distrusse “ogne speranza” degli italiani.

Se fosse un’epopea inizierebbe proprio così la narrazione di Giorgia Meloni. Infatti, data la democratura appena istituita, la descrizione potrebbe fare da volano alla sua grande ambizione.

Sono in pochi ad aver tradito il proprio elettorato in maniera così meschina e repentina come la premier, uno tra tutti è stato proprio Matteo Renzi.

Come sappiamo, la storia insegna ma non ha scolari e Giorgia Meloni sta ripetendo lo stesso errore del colorito senatore di Rignano.

Di certo la fantapolitica é comoda e attrae voti superficiali ma, alla fine della fiera, i conti tornano sempre e, fortunatamente, internet, a differenza di noialtri, ha una memoria eterna che non si può cancellare; neanche con l’oscurantismo.

Sono molti i contenuti cambiati durante il percorso politico di Giorgia Meloni e, uno dei tanti, è proprio la tolleranza nei confronti dei furbetti e dei lestofanti.

Partono tutti incendiati e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri, diceva Rino Gaetano, e lei, Giorgia, nata sotto il segno legalitario della destra tanto cara al giudice Borsellino, ha dovuto rivedere e correggere diversi punti di vista propri di quella destra intransigente e legalitaria che vedeva il marcio nel sistema istituito e ovattato dai cosiddetti colletti bianchi.

Gli stessi colletti bianchi che oggi vagano nell’orbita di FdI e che si intendono proteggere con la riforma Nordio che vuole vietare le intercettazioni proprio su questi ultimi.

La riforma Nordio vuole smantellare la legislazione antimafia creata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e rendere intoccabili tutti coloro che hanno a che fare con la pubblica amministrazione; da molti considerati i veri artefici e burattinai del sistema corruttivo italiano. Probabilmente è proprio tra di loro che si nascondono i veri mandanti della morte del giudice, tanto vicino al Msi, e della distruzione dell’agenda rossa con cui Giorgia Meloni, oggi, si fa propaganda.

Ma le antinomie della premier sono all’ordine del giorno e vanno dalle accise, non più cancellate ma reintegrate appieno, alle marchette fatte al suo establishment tanto caro che ha interessi nel petrolio, nelle armi e nelle assicurazioni.

In molti si ricorderanno del regalo fatto alle assicurazioni da questo governo, grazie all’integrazione delle polizze sui monopattini elettrici.

Per non parlare dell’aumento delle spese militari annuali attuato da questo esecutivo che, in tempi di crisi, costano alle casse dello Stato, o nazione dir si voglia, più del doppio del Reddito di Cittadinanza e che stanno continuando a pesare come un macigno sul debito pubblico.

Tuttavia, zitti zitti, la prossima consulenza di Crosetto richiesta da Leonardo non si paga mica da sola.

Ma le contradizioni di Giorgia nazionale non finiscono mica qua.

Ricordate quando la Meloni accusava i ministri di difendersi dietro il loro incarico o quando li accusava di utilizzare la propria poltrona o consenso parlamentare per non assumersi le proprie responsabilità?

E’ proprio quanto sta facendo la ministra Santanché che, nella sua posizione apicale, può assumere un ruolo nelle indagini da spettatrice privilegiata.

Andando nel verso contrario rispetto a slogan usati in precedenza: “Attaccati alle poltrone!”

Nessuno vuole emettere verdetti o sentenze su Daniela Santanché, ancor prima di un giudice, ma dimettersi dal proprio ruolo di ministro, durante un indagine in corso, è etico e giusto; significa mettersi a parte civile e rinunciare ad un ruolo elitario per farsi giudicare, non come un privilegiato, bensì come un comune cittadino.

Ma il vero slogan della Meloni è “fate come dico io ma non fate come faccio io” e anche con Bruxelles, dove pensava di avere un ruolo più da protagonista, sta continuando a prendere ordini senza mai ottenere nulla in cambio.

Però la vera vittoria mutilata di Giorgia Meloni è legata proprio al suo nazionalismo rinnegato. A molti non è piaciuta la posizione supina assunta dalla premier nei confronti degli americani e di Biden. Nemico giurato della sua destra conservatrice.

Dopo aver baciato la pantofola di Biden la Meloni ha decretato la sua condanna dando l’idea al proprio elettorato di non essere più la premier forte e carismatica che avevano eletto.

Tanti speravano di ritornare ai tempi di Sigonella, quando il premier italiano si oppose al potente leader degli Usa, ma, ancora una volta, abbiamo dovuto fare un bagno nella realtà.

Meloni è l’ennesima doppia faccia che ha preso in giro gli italiani per arrivare ai vertici e finire nel baratro subito dopo e inchinarsi all’élite. Una storia già vista e rivista, cambiate la trama.

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