L’ex Capo dello Stato Napolitano ha ricevuto solenne esequie all’interno del Parlamento con la presenza significativa di Presidenti della Repubblica Francese e Tedesco, nonché di numerose delegazioni diplomatiche straniere. É stato salutato da ex ministri e primi ministri e persino da un Cardinale.
Non ha torto chi ha sottolineato la mancanza della partecipazione popolare all’evento, partecipazione tuttavia che si è manifestata in questi giorni attraverso diverse espressioni di cordoglio provenute da molte parti del Paese e da diversi settori della società civile.
I presidenti della Repubblica nelle diverse fasi della storia democratica hanno ricevuto alternamente elogi sperticati e critiche sanguinose che hanno spinto le forze politiche di opposizione sino alla richiesta di messa in stato d’accusa.
Fu il caso di Segni, il caso di Leone spinto alle dimissioni, non fu risparmiato Francesco Cossiga nell’ultima fase del suo settennato dalla richiesta di impeachment.
Oscar Luigi Scalfaro, il Presidente che uccise l’11ª legislatura, la più breve della storia, riuscì a salvarsi da un certo numero di accuse.
A Giorgio Napolitano fu contestato un certo interventismo politico e, le sue azioni puntigliose, perché l’uomo era particolarmente tale, generarono divisioni che come abbiamo visto in occasione della sua scomparsa sono riemerse come se il tempo non fosse passato.
Quell’interventismo politico che mancò quando presiedeva la camera dei deputati e che esercitò con pienezza di poteri dal Quirinale.
Sì è inteso, nel suo ricordo, esaltarne la figura di uomo di Stato integerrimo, scrupoloso, con una profonda vocazione europeista ed atlantista.
Napolitano però fu un uomo della sinistra, che visse lunga parte della sua vita politica dentro la temperie che portò alla sconfitta del Comunismo Internazionale e di conseguenza al crollo del comunismo italiano.
Non gli riuscì di traghettare con esito positivo tutta la sinistra italiana nel perimetro della socialdemocrazia europea, quando questa adesione si compì una parte del suo partito rimase fedele ai propri ideali dando vita ad una formazione che voleva “rifondare” il comunismo, e il segmento separato del socialismo italiano costituito dal PSI e dal PSDI gradualmente andava spegnendosi per via di oscure vicende giudiziarie che devastarono il sistema italiano in alcuni casi colpendo, come egli più tardi sottolineò, “con una durezza senza eguali”.
Napolitano fu un uomo politico di ambizione riformista che si ritrovó senza la Casa dei Riformisti; forse per questa ragione nelle analisi di queste ultime ore si è accettato il salto ideologico che lo portó da un’adesione al comunismo internazionale al liberalismo senza offrire particolare spiegazione.
Questo non toglie nulla alla grandezza dell’uomo, alla saggezza che seppe imprimere nel suo ruolo istituzionale, allo slancio patriottico e democratico che lo ha contraddistinto, Giuliano Amato ha fatto bene a sottolineare il suo impegno in occasione del 150º anniversario della nascita dello Stato italiano.
Fu tuttavia un riformista senza casa nonostante tutti gli sforzi che sono stati compiuti per affermare che l’identità del filone gradualista del socialismo italiano si fosse incardinata nelle diverse espressioni “Democratiche” che via via assunsero le eredità rimaste in campo del partito comunista.
Se dovessimo rendere omaggio compiuto alla memoria di queste personalità politiche che hanno contrassegnato la Storia della Sinistra Italiana del ‘900 bisognerebbe affrancare l’attuale sinistra dal genericismo ideologico e riesumare con coraggio la matrice principale del Riformismo Italiano che resta quella Socialista.
La nuova Casa dei Riformisti Italiani d’altronde ha nelle sue personalità più significative dei naturali fondatori, e nei contenuti moderni, adatti ai nostri tempi, i compiti di dare rappresentanza e voce a chi ne è rimasto senza e con sconcerto osserva il progressivo deperimento delle radici ideologiche della sinistra, debole e incerta nella sua proposta riformista per contrastare l’impetuosa avanzata delle destre in Italia ed in Europa.