E’ un fiume in piena Massimo Cacciari quando parla delle misure estreme prese dal governo sul tanto discusso certificato verde digitale. Il professore, ex sindaco di Venezia, non ci sta e definisce il Green Pass una normativa “da regine dispotico”.
Così interviene dall’Istituto italiano degli studi filosofici di Napoli, a doppia firma quella di Cacciari e quella dell’altro celebre filosofo, Giorgio Agamben e dice: “La discriminazione di una categoria di persone, che diventano automaticamente cittadini di serie B, è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica. Lo si sta affrontando, con il cosiddetto green pass, con inconsapevole leggerezza. Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia”.
“E varrà la pena ricordare il ‘passaporto interno’ – aggiungono i filosofi – che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica. Quando poi un esponente politico giunge a rivolgersi a chi non si vaccina usando un gergo fascista come ‘li purgheremo con il green pass’ c’è davvero da temere di essere già oltre ogni garanzia costituzionale. Guai se il vaccino si trasforma in una sorta di simbolo politico-religioso. Ciò non solo rappresenterebbe una deriva anti-democratica intollerabile, ma contrasterebbe con la stessa evidenza scientifica”.
“Nessuno invita a non vaccinarsi! Una cosa è sostenere l’utilità, comunque, del vaccino, altra, completamente diversa, tacere del fatto che ci troviamo tuttora in una fase di ‘sperimentazione di massa’ e che su molti, fondamentali aspetti del problema il dibattito scientifico è del tutto aperto. La Gazzetta Ufficiale del Parlamento europeo del 15 giugno lo afferma con chiarezza: «È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, anche di quelle che hanno scelto di non essere vaccinate». E come potrebbe essere altrimenti?”
“Il vaccinato non solo può contagiare – sottolineano – ma può ancora ammalarsi: in Inghilterra su 117 nuovi decessi 50 avevano ricevuto la doppia dose. In Israele si calcola che il vaccino copra il 64% di chi l’ha ricevuto. Le stesse case farmaceutiche hanno ufficialmente dichiarato che non è possibile prevedere i danni a lungo periodo del vaccino, non avendo avuto il tempo di effettuare tutti i test di genotossicità e di cancerogenicità. ‘Nature’ ha calcolato che sarà comunque fisiologico che un 15% della popolazione non assuma il vaccino. Dovremo dunque stare col pass fino a quando?”.
Le conclusioni di Cacciari e Agamben non lasciano dubbi sulla loro contrarietà al certificato verde, e così concludono dicendo: “Tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie. Paradossalmente, quelli ‘abilitati’ dal green pass più ancora dei non vaccinati (che una propaganda di regime vorrebbe far passare per ‘nemici della scienza’ e magari fautori di pratiche magiche), dal momento che tutti i loro movimenti verrebbero controllati e mai si potrebbe venire a sapere come e da chi. Il bisogno di discriminare è antico come la società, e certamente era già presente anche nella nostra, ma il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire”.
C’è da dire però che la verità come al solito sta nel mezzo poiché non sarebbe una mossa da regime imporre un vaccino che funzioni e che protegga realmente tutte le persone dalla malattia e da altri lockdown a lungo termine. Ma purtroppo per gli esperti non è così, il contagio dilaga tra vaccinati e non alla stessa maniera e non è ancora chiaro sulle morti dichiarate giornaliere quanti siano vaccinate e quante non. Basterebbe evidenziare questo dato per dire se effettivamente il vaccino funzioni o meno. Ma perché gli esperti non lo fanno? Non ci è dato sapere.
Inoltre, anche gli scienziati sono molto divisi nel dibattito e, anche quelli più fiduciosi, non garantiscono più di 6 mesi di efficacia dello stesso vaccino. Se i dubbi assalgono anche gli esperti, come può un cittadino fidarsi?
I vaccini efficaci salvano le vite senz’altro, ma se non sono molto efficaci nel lungo periodo non possono e non devono essere imposti. Si certifichi prima l’efficacia e poi si può imporre un obbligo, anche ai minori. Con tutte le dosi sprecate per i giovani si potevano vaccinare le categorie fragili nel mondo per far si che il virus proliferasse di meno in quelle persone, per tutelarle e per arginare per lo meno l’ascesa delle varianti che trovano negli individui più fragili un trampolino di lancio per la diffusione e l’acquisizione di forza.
Ma sono parecchie le domande a cui gli stessi esperti non sanno rispondere: cosa succederà al termine dei 6 mesi? Cosa succederà questo inverno? Nessuno lo sa con certezza.
Gli esperti che oggi “impongono” questi obblighi, senza dare informazioni concrete, offendendo in maniera velata i meno accademici e istruiti di loro in questa materia, come il simpaticone di Burioni che ha consigliato una colletta per l’abbonamento Netflix a chi non si vaccina, non si sono resi conto che l’ignoranza e la demagogia la si combatte con l’informazione e non rivolgendo insulti e tracotanza nei confronti di chi ne sa meno di loro. E’ un atteggiamento da deficienti questo.
Tutti vogliono uscire da questa situazione dai no vax ai pro vax, sicuramente. Navighiamo tutti sulla stessa barca. Ma purtroppo per noi, in questa nave in tempesta, tutti vogliono fare il capitano senza avere gli strumenti adatti. Nessuna visione e nessuna prospettiva. Siamo condannati alla deriva. Serve unione, comprensione, informazione ed empatia. Sono questi gli ingredienti giusti per uscire da questa pandemia. Avanti!