Arriva una decisione importante dal Consiglio Regionale della Toscana che ha approvato una mozione con il voto di tutti i partiti che sostengono il governo Draghi con cui si blocca la privatizzazione della banca Mps e si e auspica il mantenimento del Tesoro alla guida del colosso bancario.
Sostanzialmente si sta imponendo una scelta statalista portata avanti da Eugenio Giani, il governatore toscano che vorrebbe indirizzare anche in altri ambiti regionali l’intervento pubblico, dall’acqua ai trasporti, fino alla finanziaria della Regione che garantisce i fidi concessi al mondo delle imprese.
Il Monte dei Paschi era ad un bivio con una possibile aggregazione all’Unicredit e, invece, sotto l’impulso di Eugenio Giani prende corpo l’idea che questa antica banca resti con un controllo di gestione nella città senese e, così, il Consiglio regionale ha approvato una mozione che ha messo lo stop alla privatizzazione della banca.
“Oggi il 64% delle azioni della banca sono possedute dallo Stato e se lo Stato vuole ed opera come in tante altre occasioni può ricapitalizzare, insieme a partner privati, una realtà bancaria il cui conto finanziario approvato in consiglio di amministrazione soltanto poche settimane fa prevede di poter riportare il bilancio in pareggio nell’esercizio 2022, con prospettive di un futuro per la banca in grado di garantire occupazione e sviluppo. Vogliamo la Toscana con il suo Mps”, ha spiegato Giani.
L’ex socialista Giani sta marcando la sua formazione de estrazione politica d’origine al contrario del Presidente Stefano Bonaccini che invece coltiva l’idea di una regione attenta alla privatizzazione. Cosicché netta opposizione alla fusione con Unicredit e conferma della presenza dello Stato.
Ma la questione Mps non è l’unico settore in cui Giani vuole frenare la privatizzazione e adesso propone anche di tornare alla gestione pubblica dell’acqua. “Il mio obiettivo è riportare la Toscana a governare il sistema dell’acqua. Il problema è l’invadente presenza di soggetti che poi hanno un livello decisionale esterno, come Acea. Poter riprendere le quote di Acea e avere una gestione dell’acqua pubblica porterebbe benefici, anche ai piccoli comuni”, aveva affermato Giani in campagna elettorale.
“Acea ha il 40% in Publiacqua (la società dell’acqua delle province di Firenze, Prato, Arezzo e Pistoia, ndr), formalmente non ha la maggioranza ma con i Comuni che esprimono una presenza frammentata è in realtà il soggetto che decide ed esprime l’amministratore delegato. State tranquilli che a tutti i bilanci l’amministratore delegato arriva dicendo che dobbiamo fare i dividendi, ai Comuni va anche bene perché porta soldi nel bilancio ma il problema è che Acea col 40% si porta a casa, come nell’ultimo bilancio, quasi 20 milioni. Quei soldi vanno a ripianare le buche di Roma”, sottolinea Giani.
Il programma di Giani riguarda anche la Fidi che è una finanziaria con presenza della Regione, che fornisce garanzie nei fidi concessi al mondo delle imprese. Oggi la Regione in Fidi ha il 48%, il resto appartiene alle banche. “Quando nacque Fidi, le banche erano banche toscane. Le casse di risparmio erano locali, Mps era a Siena a tutti gli effetti. Le banche di ora hanno il cervello e la regia altrove. Quindi dobbiamo portarla tutta ad essere finanziaria regionale”, ha sostenuto Giani e ha spiegato di pensare ad “un ingresso della Regione nel capitale delle imprese per rilanciarle dopo la pandemia, laddove ci siano le condizioni”.
Qualche mese fa Giani propose “una nuova Fiditoscana trasformata in una sorta di Iri regionale per dare liquidità alle imprese in crisi ed evitare la catastrofe dei licenziamenti”. Poi in Toscana vi è il problema della strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno, che è soffocata dal troppo traffico e dai tanti incidenti.
Per cercare di alleviare questa problematica Giani propone una soluzione pubblica, e all’inizio di quest’anno ha lanciato una proposta innovativa: “Entro l’anno nascerà una nuova società, la Toscana Strade Spa, che prenderà in gestione la Firenze-Pisa-Livorno realizzando una terza corsia dove possibile e gestendola come un’autostrada”.
Mentre, per quanto riguarda la Tirrenica è stato deciso di fare a meno della Sat del gruppo Autostrade e di puntare sull’Anas che notoriamente appartiene allo Stato.