Home In evidenza Nuovo Dpcm e nuove restrizioni, ma il virus dell’imbecillità non si ferma

Nuovo Dpcm e nuove restrizioni, ma il virus dell’imbecillità non si ferma

by Romano Franco

Dopo aver assistito alla scomparsa del popolo grillino e dei propri ideali, vedendoli non emettere un suono alla consegna del Recovery Fund da parte di Draghi al colosso Mckinsey, ecco che vediamo altri elementi di Montecitorio cedere a compromessi. Primi fra tutti la Lega dell’ “inamovibile” Salvini, disposta a lasciare quasi tutte le sue battaglie pur di mettere le mani sul Recovery Fund. Visto come hanno saputo gestire bene i loro rimborsi elettorali, si può dire che ne è valsa la pena.

Ma humor a parte, sono finiti i contrasti, i litigi e le operette teatrali formato minuto. Si è tornati ad una normalità apparente, finalmente! O almeno così pare, nessun contrasto, nessun litigio e critiche che arrivano quasi a toni pacati; direbbe Bennato: “Questa è proprio la penisola che non c’é!”, ma questa situazione è davvero strana, si assiste ad una rivoluzione troppo radicale e repentina senza cambiamenti drastici nei contenuti e la domanda che tutti si pongono è: cosa c’è sotto?

Nessuno parla di ristori, nessuno parla di poveri esercenti, nessuno parla di diritti dei lavoratori, dei diritti in generale e nessuno parla più della riapertura delle scuole, quasi fosse un tabù invalicabile.

I progetti e le nuove regole rimangono nell’ombra (ricordiamo la mossa Mckinsey fatta in maniera celata) nessuno sa bene cosa stanno cercando di elaborare in laboratorio, siamo fermi alla deriva e non sappiamo quale sia il destino che ci stanno propinando. Nemmeno a distanza di giorni siamo in grado di sapere quali mosse verranno attuate per lenire il contagio.

Infatti, dopo la riunione avuta a Palazzo Chigi, tra i rappresentanti del governo c’è anche “l’Onnipresente”; quella pseudo eccellenza chiamata alle loro decisioni e ai loro verdetti al di sopra di tutto e tutti che si fa chiamare Cts. Si perché, quel comitato che tutto sa e tutto può, a distanza di un anno e più, non è stato in grado di trovare alternativa migliore ad una soluzione che attuerebbe qualsiasi persona alle prime armi. Chiudere tutto e rimanere immobili fino a quando non sarà tutto finito.

Soluzione ottima per la sanità fisica ma pessima per la salute mentale e per l’economia del paese, sempre più dilaniate e abbandonate al loro destino. Quasi fossero cose di poco conto. Quella al quale assistiamo è una sconfitta eclatante della scienza, troppo povera di soluzioni e alternative per elaborare decisioni relativamente coraggiose e più ingegnose del semplice apri e chiudi.

Ma purtroppo, ancora una volta, assistiamo a governo e Cts che, in crisi di panico, si muovono con misure da Reich per cercare di arginare una crisi che entra ed esce da un loop ogni qualvolta si allenta la presa. Non si può vivere così, è un anno e più che va avanti questa storia, gli italiani vivono da più di un anno nell’incertezza e nella perdizione. Siamo ancora in procinto di sapere cosa si possa fare oppure no nel weekend.

Il tavolo è convocato per venerdì e avrà il compito di valutare l’adozione di eventuali misure. Sulla stretta nei weekend, che potrebbe essere estesa a tutta Italia, fonti presenti al tavolo di confronto avevano spiegato, al termine della cabina di regia, di stare “ancora valutando, anche perché alcuni dati sono attesi nelle prossime ore”.

Alla riunione della “legione del virus” hanno partecipato il Cts, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, il ministro degli Affari regionali, Mariastella Gelmini, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, il ministro delle Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro dell’Economia e delle finanze, Daniele Franco, il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, il Segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa, il Capo di Gabinetto, Antonio Funiciello, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro e il direttore del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli.

Sul tavolo si stavano considerando le seguenti misure: ristoranti chiusi a pranzo e anticipo del coprifuoco di due o tre ore nelle zone gialle. Il Cts intende questo per rafforzamento delle misure nei territori con minor contagio da Coronavirus. Sul tavolo l’obiettivo di fermare la curva epidemiologica andando a modificare il Dpcm (molto probabilmente il nuovo testo sarà pronto la prossima settimana) entrato in vigore appena sabato scorso.

In questa partita – anche a fronte delle pressioni di oggi di Matteo Salvini, che ha tuonato contro le chiusure nei weekend, rilanciando la necessità di ‘interventi mirati, senza chiudere tutto’ – spetterà a Gelmini e Giorgetti mitigare le proposte del Cts. La sintesi come sempre sarà fatta da Mario Draghi, che analizzerà con cura i dati di oggi e domani, da cui dipenderanno il peso delle misure che saranno inserite per modificare il decreto.

In vista di una fine del tunnel non ancora a portata di mano e senza avere la certezza che la vaccinazione raggiunga una sua efficacia definitiva, come si può optare per decisioni così estreme? Fosse l’ultimo sacrificio che si chiede alla popolazione sarebbe auspicabile salvare quanta più gente possibile sacrificando ancora per poco l’economia e la salute mentale dei cittadini, ma, non avendo la certezza che questo accada, si viaggia sempre a vista e in maniera superficiale. Nonostante il cambiamento di rotta e di governo, gli errori che si fanno sono sempre gli stessi.

Ma non c’è molto da fare; tra i suoi sponsor, l’ineguagliabile Draghi ingloba una serie di usati da rottamare nella sua maggioranza. Ed è proprio questa la sua forza. Sono tutti poco vogliosi di tornare alle urne, quanto prima, proprio per non assistere ad una debacle inevitabile; paura che gli fa cedere in maniera indecorosa ad ogni richiesta fatta. Una specie di firma in bianco all’esecutivo. Tra i tanti personaggi, troviamo primo tra tutti Matteo Renzi; rimasto alla conta di qualche clientes “semper fidelis” da dietro le quinte. Lui, che con un colpo di fortuna o di magia, grazie alla rivelata minaccia di bossoli, è riuscito a scollarsi tutta quell’opinione pubblica che continuava a tormentarlo sulla gravissima vicenda Arabia. In seguito, abbiamo il Pd, schiacciato dalla pesante influenza di Conte e vittima dello scarso carisma del suo ex leader e dei suoi generali che, fino ad oggi, sono stati d’accordo solo per quanto riguarda gli interessi avanzati.

Infine, non per importanza, abbiamo i cinquestelle che, con il loro stile di vita alla “qualunquemente” e inglobando malcontento di estrema destra come di estrema sinistra, si ritrovano ancora una volta senza una guida stabile e senza un progetto concreto, intestandosi con orgoglio questo modo di fare che li vede sempre pronti piazzarsi alla fermata migliore, mandando affa… tutti i loro ideali e le loro battaglie passate. Tutto, pur di mandare avanti qualunque cosa attesti che la loro presenza in quelle aule non sia proprio inutile, maldestro e disperato tentativo di esibizione il loro; ritrovatisi a mandar giù un boccone amaro dopo l’altro pur di stare nelle sale che contano.

Ma mentre c’è chi vede lampante una realtà inaccettabile, come Di Battista e i suoi, c’è chi crede ancora di essere destinato a grandi cose come Grillo e suoi fedelissimi Crimi e Di Maio sempre pronti a mettere una pezza sopra e ad eseguire gli ordini della loro oligarchia al di sopra di tutto e tutti.

Ma in tutto ciò, cosa che tutti si domanderanno è: che fine ha fatto l’opposizione? La Giorgia nazionale che tacciava questo governo come la Corea del Nord, che cosa sta tramando? Quando si presentano occasioni così ghiotte per aumentare il proprio consenso, di solito, c’è sempre. Inoltre, si parla della restrizioni più dure dopo la prima chiusura in assoluto e non si mettono in scena i soliti siparietti e le solite proteste? Cosa è successo alla Meloni?

E’ un Italia che soffre e che piange, siamo sull’orlo di una crisi di nervi e, dopo un anno di lockdown e di esperienza acquisita, siamo ancora alle soluzioni superficiali con questo clima di incertezza e costrizione che imperversano malinconia e malcontento sull’intera Penisola. Il lockdown e la preclusione della libertà non sono soluzioni accettabili dopo un anno di calvario. Bisogna andare Avanti!

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