Lo spettacolo a cui si è assistito questa settimana per l’elezione del presidente della Repubblica è stato semplicemente indecoroso.
L’elezione è terminata con 759 voti a favore di Mattarella, più di quelli ottenuti da Francesco Cossiga nel 1985, da Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 e dal Giorgio Napolitano bis nel 2013. Secondo posizione per Carlo Nordio che ha raccolto 90 voti, 37 i voti per Nino Di Matteo. I presenti e votanti erano 983, nessun astenuto. Le schede bianche sono state 25.
Dopo la proclamazione alla Camera la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e il presidente della Camera Roberto Fico, si sono recati al Quirinale per comunicare a Mattarella l’esito della votazione. “Insieme al Presidente del Senato – dice Fico – siamo qui a comunicarle il risultato della votazione con cui il Parlamento in seduta comune con i delegati regionali l’ha eletta Presidente con 759 voti, come risulta dal processo verbale approvato al termine della seduta, che ho l’onore di consegnarle”.
Il discorso del presidente Mattarella è stato breve e conciso. “Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati regionali per la fiducia espressa nei miei confronti – dice il presidente – i giorni difficili trascorsi per l’elezione della presidenza della Repubblica, nei giorni dell’emergenza che stiamo ancora attraversando, richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste considerazioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e devono prevalere su considerazioni e prospettive personali”.
Ma nonostante il plebiscito e il Parlamento che accontenta una volontà popolare, che chiedeva un Bis che si attendeva da tempo, la guerra dopo l’elezione è appena cominciata.
Le varie compravendite dei partiti e parlamentari su quello o quell’altro candidato hanno raggiunto un livello infimo e ci ha regalato una trattativa indegna persino per il mercato delle vacche.
La love story sovranista di Meloni e Salvini pare stia vivendo il momento più duro della sua travagliata esperienza e ha lasciato la leader di FdI con il dente avvelenato e senza nulla in tasca.
La poca considerazione di Salvini per quanto riguarda la scelta garantistica di Mattarella è stata un colpo basso per la romana. Ma la poca chiarezza da parte della Meloni, intenta a selezionare tutti i candidati che avrebbero scisso la maggioranza per andare ad elezioni, avrebbe messo Salvini nelle condizioni di fare una trattativa senza fine ed estenuante.
Ma mentre nel centro destra esplode la crisi, è giunto il momento di tirare le somme anche per il MoVimento; ridottosi oramai al suo minimo storico dopo la sorprendente ascesa.
La trasformazione di Di Maio, da sanculotto a uomo della casta, è completata e la dichiarazione di sfida a duello contro Conte in diretta mondiale è una commedia che non fa ridere per niente.
Il siparietto fatto per intestarsi la decisione poco coraggiosa e immobilista sull’elezione di Mattarella rappresenta l’ennesima “pagliacciata” penosa messa in ballo dal ministro di Avellino.
Ma la resa dei Conte è aperta e per l’ex premier è il momento di ritornare in guerra per la leadership del MoVimento.
La sua avventura tra i grillini non è stata delle migliori e la sua disponibilità a prendere un partito in decadimento non è stata assolutamente ripagata dai leader (Di Maio e Grillo).
Anche Renzi, confinato sempre più ai margini della politica, parla della vergognosa trattativa, e, sebbene lui abbia fatto poco o niente per cucire e allacciare i rapporti tramite un elezione plebiscitaria, tutto quello che sa esplicare è che la Belloni, da ex Dis e per i dossier appresi in passato, non sia adatta a ricoprire il ruolo.
Ma al momento del paragone con Bush, che da ex direttore della CIA è diventato presidente Usa (molto meno marginale del PDR italiano), ecco che l’ipocrisia del prode Renzi prende il sopravvento e inizia a giustificare l’ex presidente Usa, evidenziando il fatto che Bush non abbia fatto un passaggio diretto. Come se le spie al momento di entrare in politica si dimentichino dei dossier.
Insomma, il paragone di Renzi è ingiustificato e ipocrita, e di certo si rivela una vergognosa arringa, detta proprio da chi utilizza falle del sistema per prendere soldi da Stati stranieri mentre dovrebbe rappresentare i diritti degli italiani.
Ma Renzi e ipocrisia a parte, il vero vincitore della trattativa rimane Enrico Letta. L’ex premier, infatti, con una calma agonistica e in maniera subdola, fa prevalere il suo candidato senza neanche enunciarlo.
Era chiaro che a Letta non potesse andare meglio di così e la sua indecisione e la sua pazienza hanno fatto sì che i suoi avversari implodessero e che l’ipotesi del Mattarella Bis emergesse quasi in maniera naturale.
I vari nomi che si sono succeduti erano divisivi e avrebbero spaccato il Pd in più pezzi, ma con Mattarella, Letta, può dormire sogni tranquilli. Nonostante comunque rimanga una scelta poco coraggiosa la sua.
In conclusione, possiamo dire che tra i vari nomi che si sono accavallati per la scelta della prima carica dello Stato, probabilmente è stato scelto il migliore, ma, l’immobilismo al quale abbiamo assistito e la pantomima innescata dai leader è una prova regina del fatto che i nostri rappresentanti non sanno assolutamente rappresentare.
Il problema, come abbiamo detto più volte, è alla radice e riguarda proprio la rappresentanza in sé per sé. Il parlamentare, purtroppo, non è più soggetto al proprio elettorato, come succedeva con la selezione preferenziale, ma è quasi sempre soggetto al volere del partito che si presenta come un tiranno, quando dice “tu dentro e tu fuori”.
La politica deve assolutamente riacquisire contatto con i cittadini e con i loro bisogni e far fronte comune ai loro problemi e alle loro esigenze. Bisogna radicare uno stretto contatto sociale con la popolazione. E’ una cosa imprescindibile se si vuole preservare la democrazia e la nostra Repubblica.
Facciamo le nostre congratulazioni a Mattarella. Bentornato presidente! E anche se il Paese è rimasto fermo e stagnante non riuscendo a selezionare, tra 60 milioni di italiani, un altro concittadino idoneo a ricoprire il ruolo, non si possono non fare i complimenti e un grande in bocca a lupo al nuovo e vecchio Presidente di tutti gli italiani. Lunga vita a Mattarella. P.S. Se si stava cercando un vero patriota, possiamo dire che si è fatta la scelta giusta.