Home Attualità Il libro di Anna Vinci: “Lugi Ilardo. Omicidio di Stato”, che racconta la testimonianza di Luana Ilardo

Il libro di Anna Vinci: “Lugi Ilardo. Omicidio di Stato”, che racconta la testimonianza di Luana Ilardo

by Rosario Sorace

Una lunga traversata nel dolore, quello di Luana, un’adolescente a cui venne ucciso in un agguato a Catania il padre, Luigi Ilardo, mafioso di grande peso nella gerarchia dell’organizzazione criminale e che dopo aver scontato il carcere si infiltrò tra le file di Cosa nostra mettendo a repentaglio la sua vita.

Poi fece un ulteriore passo in avanti manifestando la volontà di diventare collaboratore di giustizia, ma, qualche giorno prima di verbalizzare le sue dichiarazioni, venne assassinato in una dinamica dai contorni oscuri e ancora non chiariti.

Questa storia drammatica viene adesso raccontata dalla bravissima scrittrice e autrice di libri di successo, Anna Vinci, che raccoglie con dovizia di dettagli e descrizioni la testimonianza di Luana Ilardo, in questo libro dal titolo emblematico e significativo che è un pugno allo stomaco: “Luigi Ilardo. Omicidio di Stato” edito di Chiarelettere. Nel libro viene riportata in una perfetta sintesi i momenti umani che la figlia Luana narra con il cuore aperto e con toccante emozione la parabola dolorosa della fine del padre, un mafioso ai vertici di Cosa nostra a Caltanisetta. Ilardo era imparentato strettamente con i Madonia, potenti e incontrastati mafiosi da diverse generazioni a Caltanissetta e in Sicilia. L’esistenza di Luana Ilardo cambiò verso tragicamente con la morte del padre, quando lei aveva 16 anni e quando l’amato padre venne freddato il 10 Maggio 1996 sotto casa a Catania in Via Quintino Sella. Ilardo era diventato un “uomo d’onore” nel 1978, proprio in seguito a questa parentela piuttosto ingombrante con i Madonia e assurgendo in breve tempo ad un ruolo di capo mafia autorevole.

Dopo essere stato “combinato” e “iniziato” al giuramento mafioso fu spiccato contro di lui un mandato di cattura per avere partecipato ad un sequestro di persona. Iniziò la sua latitanza che si concluse con un arresto e una carcerazione durata più di un decennio tra l’Ucciardone e l’Asinara. La sua strada sembrava segnata a soli 27 anni per questo legame con un ambiente malavitoso a cui non ci si poteva sottrarre e un luogo fisico a cui era quasi impossibile sfuggire.

Luana nacque due anni dopo, nel 1980, e trascorse gli anni di bambina inconsapevole del ruolo che il padre rivestiva nel territorio e negli assetti dei vertici criminali. Tuttavia Luigi Ilardo, ebbe un sussulto di coscienza e appena uscito dal carcere, fu pervaso da una voglia di cambiare vita, di dedicarsi alle figlie che adorava e ben presto decise di riscattarsi da questo torbido passato di mafioso. Cosicché accettò di infiltrarsi in Cosa Nostra per consentire lo smantellamento progressivo della mafia e il compito di avere contatti con lui fu affidato al colonnello dei carabinieri appartenente ai Ros, Michele Riccio, che tra l’altro cura la prefazione di questo bel libro. Il suo omicidio maturò in un contesto torbido, inquietante e agghiacciante, ancora oggi avvolto da misteri irrisolti, nonostante siano stati condannati gli esecutori materiali. Luigi Ilardo aveva deciso di diventare “ufficialmente” un collaboratore di giustizia e poco prima di essere ucciso incontrò a Roma tre magistrati (Caselli, Principato e Tinebra) e incrociò anche il Col. Mori, che furono gli unici a conoscenza di questa decisione di collaborare con lo Stato.

Tuttavia per capire l’importanza di Luigi Ilardo bisogna sottolineare che nella veste di “confidente infiltrato” aveva consentito alle forze dell’ordine di arrestare personaggi importanti di Cosa Nostra e, soprattutto, niente meno aveva portato i carabinieri nel 1994 al covo di Mezzojuso dov’era nascosto l’allora capo della cupola latitante, Bernardo Provenzano, che in maniera ancora oggi inspiegabile in quell’occasione non venne arrestato, permettendo in tal modo a Binnu u tratturi per un altro decennio di agire indisturbato dominando la mafia siciliana.

Oggi si conoscono e sono stati condannati i killer che lo hanno ucciso però restano tanti dubbi e interrogativi riportati alla luce da numerose inchieste, in cui emergerebbe persino il fatto che Ilardo fosse a conoscenza di delitti eccellenti commessi in Sicilia che non furono solo opera della mafia.

Da anni la figlia Luana non si arrende per andare alla ricerca della verità. La domanda che in molti si pongono è: come hanno fatto i mafiosi a sapere che il padre fosse un collaboratore di giustizia?

Si ipotizza anche che il padre sia stato eliminato perché era a conoscenza di segreti inconfessabili di omicidi eccellenti rimasti in gran parte inspiegabili, quali per esempio del bambino Claudio Domino, degli agenti Antonino Agostino (ucciso insieme alla moglie) e all’altro agente Emanuele Piazza. Un groviglio inestricabile su cui occorre fare luce e in cui affiorano collusioni e misteri e su cui la giovane Luana pretende di conoscere la verità e che sia fatta giustizia.

Nel libro Luana traccia le sue memorie di quegli anni sino all’omicidio del padre e si procede ad una narrazione che Anna Vinci ha il merito di analizzare e in cui si percepisce con lucidità l’angosciosa odissea vissuta da Luana, dalla sorella Francesca e dai fratelli Giuliano e Giancarlo.

“Hanno ucciso e seppellito lui, ma non noi e soprattutto non me. So che la mia liberazione avverrà quando emergerà la verità della storia, più grande di lui, nella quale mio padre si è trovato coinvolto”, afferma coraggiosamente Luana che lotta in prima linea con il movimento antimafia per scoprire e denunciare non solo le nefandezze di Cosa Nostra ma le collusioni e i tradimenti che si annidano nello Stato.

In questo emozionante susseguirsi dei momenti salienti vissuti da bambina sino all’adolescenza i fatti si susseguono a ritmo incalzante con le confessioni di questa figlia non rassegnata e che sono in gran parte episodi inediti della storia del boss con l’ausilio della testimonianza toccante che fa luce su fatti vissuti dalla latitanza del padre, alle visite in carcere sino al ritorno a casa dell’amato padre, in una vita costellata dai grandi agi, dagli omertosi silenzi, dalle regole ferree, asfissianti e inderogabili di una mentalità di “familismo mafioso” modulate in una “quotidiana anormalità” che la bambina/adolescente Luana ebbe presente via via e che erano motivo di grande sofferenze e restrizioni.

La vita di Luana, dunque, non fu mai serena prima l’abbandono della madre che si distrusse nell’alcolismo e che l’abbandonò con i nonni, gli zii e poi la presenza della nuova compagna del padre, poi il ritorno del padre con i tormenti e le ansie di Luigi Ilardo dovute alle svolte del padre che la ragazza apprese solo dopo la sua morte.

Finiti gli anni dell’apparente quiete e dopo che i killer uccidono il padre inizia per Luana una tempesta che la travolge e che condivide con la sorella in una fuga da casa girovagando senza risorse ai limiti della sopravvivenza, impaurita, addolorata e terrorizzata e, infine, aiutata da pochi amici.

Il ritorno a casa coincide con la presa di coscienza di Luana della verità sulla figura paterna scoprendo che il padre desiderava dedicarsi a lei, alla sorella e alla nuova compagna per assicurare una protezione dallo Stato abbandonando definitivamente l’affiliazione mafiosa. Oggi a distanza di tanti anni non si sa nulla di questo “tradimento” che non riuscì a garantire e la protezione di Luigi Ilardo e dei suoi cari lasciandolo solo di fronte ad un tragico destino.

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