Giovanni Brusca, mafioso soprannominato per la sua ferocia “u verru” o “scaannacristiani”, è giunto a fine pena; grazie al fatto che era un boss pentito. Ha ammesso la responsabilità di aver commesso o ordinato oltre 150 omicidi e la sua vicenda criminale è legata alla strage di Capaci, dove azionò il telecomando che provocò la strage del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli uomini della sua scorta.
Dunque Brusca ha lasciato il penitenziario di Rebibbia a Roma con 45 giorni di anticipo anche rispetto alla scadenza della stessa condanna che gli era stata inflitta. Vi sono stati reazioni contrastanti su questo fatto peraltro già risaputo poiché si sa bene che i pentiti godono di sconti di pena e benefici sulla base delle leggi preesistenti.
Si comprende comunque il dramma umano di chi ha perso i propri cari nell’orribile strage di Capaci che cambiò la storia del nostro Paese e la vedova del caposcorta di Falcone, Tina Montanaro, ha espresso la sua rabbia: “Sono indignata, lo Stato ci rema contro. Noi dopo 29 anni non conosciamo ancora la verità sulle stragi e Giovanni Brusca, l’uomo che ha distrutto la mia famiglia, è libero. Sa qual è la verità? Che questo Stato ci rema contro. Io adesso cosa racconterò al mio nipotino? Che l’uomo che ha ucciso il nonno gira liberamente?”.
La donna ha condotto una dura battaglia per conoscere tutta la verità su Capaci e per sapere ulteriori verità sulla morte del marito Antonino e spera anche che questa sua indignazione dovrebbe essere condivisa da tutta Italia, “ma non succede. Queste persone vengono solo a commemorare il 23 maggio Falcone e si ricordano di Giovanni e Paolo. Ma non si indigna nessuno”.
Durissimo il commento anche di Giuseppe Costanza, che è stato l’autista di Falcone quel terribile giorno e che per pura casualità scampò alla morte perché a guidare la macchina lungo l’autostrada era lo stesso Giovanni Falcone: “La notizia che sicuramente non mi fa piacere. È un’offesa per le persone che sono morte in quella strage. Secondo me dovevano buttare via le chiavi. Sono trascorsi 29 anni da quel giorno, ma né Falcone, né la moglie, né i ragazzi della scorta potranno mai ritornare in vita. Che Paese è il nostro? Chi si macchia di stragi del genere per me non deve più uscire dalla galera”.
Di tenore diverso invece è la reazione della sorella del grande giudice, Maria Falcone, che invita alla calma: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”.
Maria Falcone ha poi proseguito che “la stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle rivelazioni di Brusca, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue”.
Giovanni Brusca azionò il telecomando che fece esplodere l’ordigno che provocò la strage di Capaci e fu lui a ordinare lo strangolamento e lo scioglimento di un omicidio sconvolgente quale fu quello del piccolo Giuseppe Di Matteo. U verru era un boss incontrastato di San Giuseppe Jato e un fedelissimo del Capo dei Capi di Cosa nostra, Totò Riina e ora uscito dal carcere sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come ha deciso la Corte d’Appello di Milano.
Ad appena un anno e mezzo circa la Corte di Cassazione aveva deciso di respingere, con la sentenza del 7 ottobre 2019, una richiesta di domiciliari perché come si evince dalle motivazioni “la gravità dei reati commessi da Brusca e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere” portano “a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento”.
Reazioni anche da parte del mondo politico e tra i primi si registra quella del leader della Lega, Matteo Salvini: “Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell’acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la ‘giustizia’ che gli italiani si meritano”.
Poi la Sindaca, Virginia Raggi, parla sui social di “Vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia”.
Giorgia Meloni ha invece dichiarato: “Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca – lo “scannacristiani” che ha commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo – è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi. L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. Venticinque anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”.