Home Politica Una passerella inutile

Una passerella inutile

by Nico Dente Gattola

E’ da qualche settimana che si è concluso il G20 di Roma, che ha visto la partecipazione dei 20 paesi più importanti al mondo, per confrontarsi sui principali temi dell’agenda mondiale.

Al di là di tutto, ci si chiede se un evento del genere abbia ancora un senso al giorno d’oggi, in un mondo globalizzato e se un format del genere, possa ritenersi ancora valido.

I dubbi per la verità abbondano, e in primo luogo riguardano l’idea stessa: ovvero quella di radunare i paesi più importanti intorno ad un tavolo per alcuni giorni. Un’idea superata e classista.

Ciò che appare evidente è che l’entrata o l’uscita in questo club ristretto, molto spesso e volentieri, non riguarda meriti pregressi ma semplice geopolitica che porta ad includere un paese al posto di un altro.

Solo così si può giustificare prima l’ingresso della Russia nel G 7 diventato per l’occasione G8 e poi la sua esclusione, per la crisi in atto con l’Ucraina; ora, seppur rimane legittimo sanzionare un Paese per l’invasione di uno stato straniero e per l’annessione di una sua parte la Crimea, ma si tratta pur sempre di una decisione che va oltre quello che è lo spirito di questo tipo di vertice.

Vale a dire, consentire un momento di confronto tra i paesi ritenuti più influenti sulla scena mondiale, senza nulla togliere alla legittimità delle sanzioni, momenti come questi dovrebbero essere al di fuori di determinate dinamiche.

Ne vi sono dei criteri per stabilire chi fa parte di questo gruppo sarebbe impossibile, quando il vero motivo è dato dalla geopolitica e dalla convenienza della comunità internazionale a mantenere in piedi determinate relazioni.

Lo prova, il fatto che ormai da anni i paesi che partecipano sono sempre gli stessi, come se non vi fossero cambiamenti, come se il mondo restasse sempre lo stesso.

Per non parlare dell’abuso che viene fatto di questa formula, che nel suo formato originale prevedeva l’incontro annuale dei sette paesi più industrializzati, testimone di un mondo ormai tramontato, in cui era possibile tenere fuori da determinati discorsi paesi come la Russia o la Cina, per non parlare di altri.

Allo stesso tempo viene invitata a partecipare l’Unione Europea, quando allo stesso tavolo siedono anche suoi paesi membri laddove sarebbe auspicabile, invitare la sola unione europea anche per favorire la nascita di una vera politica estera comune.

I vertici, che si tratti di G20 o G7, si concludono con documenti che promettono il raggiungimento di determinati risultati, come quelli auspicati legati all’ambiente.

Passato l’evento difatti nessuno si cura di controllare realmente se sia data attuazione concreta agli impegni presi e del resto non vi è alcun vincolo per i paesi che hanno sottoscritto i vari documenti.

Si dirà che tutto ciò rientra nell’ordine delle cose e della politica, se non fosse che alle volte per arrivare ad un documento si fanno compromessi anche al ribasso, al termine di notti insonni.

Il tutto con un costo spropositato, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal dispiego di forze di polizia a tutela di ogni vertice.

Da troppi anni assistiamo a porzioni di città messe letteralmente sotto assedio da orde di manifestanti, che per sfogare la propria rabbia mettono  a ferro e fuoco i centri abitati.

Senza contare che con queste modalità, non deriva alcun beneficio per le città ospitanti, che si trovano a dover, anzi, provvedere al ripristino dei luoghi vandalizzati.

Ecco perché su vertici, come quello avvenuto recentemente a Roma, bisognerebbe aprire una seria riflessione più ampia, poiché, sono sempre di più le passerelle inutili in queste occasioni, dove, la necessità reale di riflessione e confronto politico viene sostituita dalla vanità dei leader, colmi di arroganza, venuti in tiro per fare qualche foto di rito.

Potrebbe interessarti

Lascia un commento