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Salvini: Tornare bambino o farsi uomo? E’ giunto il momento di crescere

by Romano Franco

Sono ore di fuoco, le ultime, per l’esecutivo Draghi. L’ex Bce dopo aver sbalordito tutti per la grande maggioranza raccolta e per la produttività trasmessa al governo, all’indomani dalle elezioni amministrative si ritrova il suo elemento più infantile deluso dai risultati elettorali. Matteo Salvini.

Infatti, il Carroccio, sebbene abbia portato il proprio partito a mettere le mani sul Pnrr e ad essere, probabilmente, decisivo nella votazione del futuro presidente della Repubblica, ragguaglia una sonora sconfitta sul piano elettorale.

A parte gli scandali, che pare non abbiano intaccato molto le preferenze della sua partner in Nazionalismo, Giorgia Meloni, Salvini ha perso appeal nei confronti del suo elettorato, e questa nuova posizione di “zerbino” e più marginale pare non piaccia proprio al suo fan club, abituato a vederlo sempre al centro della scena.

E così, nei giorni successivi al voto, la strategia di Salvini rimane quella di “rompere”. Tuttavia il Capitano, prima attacca sulla riforma fiscale, che servirebbe allo Stato per far fronte alle spese messe in conto durante l’emergenza, per assicurarci entrate sicure e per poter richiedere finalmente i fondi europei, poi, si concentra sul “problema di Stato”: la capienza delle discoteche, che fino a ieri erano rimaste chiuse.

“Discoteche riaperte col green pass – dice Salvini – ma solo col 35% di capienza? Presa in giro senza senso scientifico, sanitario, sociale ed economico, con questi numeri rischiano di fallire 3.000 aziende e di rimanere a casa 200.000 lavoratori”.

“Riforma del catasto – ha aggiunto il segretario del Carroccio -, aumenti di IMU e tasse sulla casa? Oggi e domani, dalla Lega un secco NO. La casa degli italiani non si tocca e non si tassa. Noi al governo ci siamo e ci rimaniamo, si rassegnino Letta e Conte, ma certo non per aumentare l’Imu e le tasse sulla casa, possibilità prevista al comma 2 dell’articolo 7 della Delega Fiscale approvata ieri dal governo, senza ovviamente il voto della Lega”.

“Se qualcuno usa il voto per abbattere il governo di unità nazionale si sbaglia di grosso”, era così che aveva decretato Salvini che, come al solito, è bravissimo nel fare la predica mentre il razzolamento lascia parecchio a desiderare. Proprio ieri il Cdm si è riunito per la delega fiscale e i ministri della Lega non si sono presentati. Anche se la delega è stata approvata senza il sì del Carroccio.

Ma c’è chi non gradisce affatto questa presa di posizione, si tratta del premier Mario Draghi, che redarguisce in maniera passiva aggressiva il capo del Carroccio.

“E’ di per sé un gesto serio – dice Draghi – ma quali siano le sue implicazioni ce lo spieghi Salvini”, è questo l’invito del presidente del Consiglio rivolto a Salvini, che si deve affrettare a chiarire il suo punto di vista, al governo e agli italiani, il prima possibile. Sperando che almeno lui abbia capito, davvero, la propria obiezione.

Ma il premier, cerca in tutti modi di chiarire il fatto che per la delega – ci saranno 18 mesi per i decreti attuativi – non comporterà un aumento della pressione fiscale. “Il contribuente medio non si accorgerà di nulla per quanto riguarda il catasto che resta come prima”.

Inoltre si spiega che “questo intervento non ha tuttavia alcun impatto tributario”. Il premier anticipa che questa riforma è suddivisa in due tranche, la prima è costruire una base di informazioni adeguata, e ci vorranno cinque anni.

La seconda scelta è incentrata sul cambiare le tasse. “Noi la seconda decisione non l’abbiamo presa. Solo nel 2026 – puntualizza il premier – se ne riparlerà”.

In passato, anche Forza Italia si era opposta duramente alla riforma del catasto ma, oggi, il ministro di centro destra Renato Brunetta scrive: “Ha perfettamente ragione Draghi: non ci sarà alcun aumento delle tasse”.

Salvini critica aspramente il metodo Draghi, dicendo che “i ministri della Lega non possono avere la delega in mano alle 13.30 per una riunione alle 14. Non è l’oroscopo, non è possibile avere mezz’ora di tempo per analizzare il futuro degli italiani. Non c’è nulla dentro di quanto era stato pattuito. Perché le tasse sulla casa non sono concepibili né ora né tra 3-4 anni”. Anche se nessuno ha parlato di tasse sulla prima casa o altro.

“C’è una rimodulazione dell’Iva non meglio definita, non c’è nulla sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, nulla sulla rateizzazione di saldi e acconti, nulla sulla flat tax, anzi peggio: si ipotizza l’aumento dal 15 al 23% della mini flat tax che ha dato ossigeno a centinaia di migliaia di partite Iva, il superamento dell’Irap è assolutamente generico”.

Insomma, è un fiume in piena Matteo Salvini, che cerca come un disperato di annoverare tutti i temi passati che lo hanno fatto arrivare ad essere il primo partito d’Italia.

Difficile credere che non abbia utilizzato la solita campagna contro l’immigrato e che si sia stancato di sparare fango sulla Lamorgese. Ma si sa, dopo lo scandalo Morisi, fare consenso parlando male di gay, immigrati e drogati, non ha più lo stesso effetto.

Quindi Salvini, ritorna su quei cavalli di battaglia un po’ più seri e su problemi più facili da risolvere, come la percentuale d’ingresso nelle discoteche.

Ma i soci di maggioranza di questo governo, ormai stufi, non ne possono più di queste prese di posizione infantili e bollano lo scenario come “gravissimo e incomprensibile”, dice Letta, esortando il governo Draghi ad andare avanti.

“La riforma fiscale – ha aggiunto Letta – è fondamentale per avere i soldi del Pnrr. C’è un nesso evidente tra il disastro elettorale della Lega e il tentativo di far saltare il banco. Salvini ha detto cose di una gravità enorme sul premier, gli ha dato del bugiardo e chiede agli italiani di scegliere tra lui e Draghi. Noi difendiamo Draghi e penso anche gli italiani”.

A fare eco al leader dem si unisce Giuseppe Conte: L’assenza della Lega al Cdm “è un fatto molto grave”, dice il capo dei cinquestelle.

Insomma, il Capitano pare abbia perso la sua rotta, dopo aver navigato per tanto tempo in zone di bonaccia. Il disastro elettorale ha aperto gli occhi a Salvini. Era chiaro fin dal principio che l’essere andato con il premier Draghi e fare lo zerbino non sarebbe stato l’ideale per portare ulteriore consenso al suo partito.

Cosa si aspettava di fare in un governo di “unità nazionale” che è sostenuto da quasi tutto il Parlamento? Sarebbe stato chiaro il concetto di “ingoiare rospi”, visto che la maggioranza più grande è rappresentata da forze di sinistra.

Inoltre Mario Draghi, fin dall’inizio, non ha mai dato l’idea di essere uno molto inclusivo nelle decisioni prese, quindi, perché svegliarsi ora?

E’ chiaro che Salvini stia affrontando una crisi abbastanza confusionale ed esistenziale e, purtroppo, non riesce a vedere l’enorme opportunità che gli si sta prospettando davanti.

L’aver assecondato il volere di Giorgetti per il Capitano è stata una condanna che gli ha fatto perdere lo scettro a destra, strappato con forza da Giorgia Meloni.

Ma non è tutto perduto caro Salvini! I grandi assenti a queste amministrative sono stati i moderati che, in questo clima da mercato del pesce, non sono riusciti a trovare individui altrettanto moderati a cui votare.

L’aver perso la nomea di estremista è una manna dal cielo per quella “destra” o “sinistra” più tiepida e per quei “centristi” che non sono riusciti a trovare rappresentanti in questa tornata elettorale.

Crescere e farsi uomo in un momento come questo e mostrare ancora più pacatezza, moderando i toni e facendo prevalere le proprie idee utilizzando la ragione, potrebbe essere la mossa successiva.

Tuttavia, invece, tornare alla vecchia politica potrebbe essere controproducente per Matteo Salvini, poiché l’elettorato più estremo si è già spostato in FdI, e sarà difficile dissuaderli a rientrare in un partito che fa un governo con quelli che fino all’altro ieri erano definiti i “nemici”.

Quindi, ora Salvini viene messo davanti ad un bivio. Le opzioni sono due: ritornare sui suoi passi in maniera infantile e ricominciare a sbraitare contro tutto e tutti, magari finendo in bellezza e attestandosi anche il merito di aver fatto cadere il governo Draghi, oppure, crescere e moderare i toni e i metodi, iniziare a cercare soluzioni al posto dei soliti problemi e, inoltre, fare una politica che sia atta a riformare, ristrutturare e proporre, al posto di polemizzare sempre.

Questa nuova mentalità potrebbe essere un bene non solo per la Lega, ma per l’Italia intera. La domanda che oggi si pone a Salvini è la seguente: vuole essere un politico o un politicante?

Il politico si affida ai dati, affronta i problemi e gli risolve, senza trovare molti colpevoli da mandare al “rogo”; il politicante, viceversa, i problemi gli evidenzia, ne parla in maniera costante ed è sempre alla ricerca di scuse e di capri espiatori.

Capire che l’Italia abbia bisogno di più politici e di meno politicanti potrebbe essere un inizio; e, anche se questo appunto viene rivolto molto spesso a “destra”, anche la “sinistra”, in questo, non è esente da colpe. Bisogna crescere tutti insieme. Avanti Salvini! Avanti politici! Avanti Italia!

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