E così, come volevasi dimostrare, la colpa è sempre degli altri: E’ una Legge costante per Matteo Renzi quando sul suo cammino “travagliato” compaiono problemi e insidie.
Dare sempre le responsabilità agli altri è sinonimo di immaturità, oltre che di arroganza, ma, nonostante i capricci degli ultimi minuti, all’infantile Renzi non piace quando gli si danno delle colpe in merito alle sue azioni, su insuccessi politici o le sconfitte verbali.
L’effetto boomerang del suo populismo, dei suoi sgambetti e delle sue “malefatte”, tornano inesorabili come una specie di contrappasso per Matteo Renzi che, sentendosi braccato da tutta la schiera dei nemici formatasi nel tempo, sfodera per autodifesa la sua macchina del fango sottolineando in maniera nauseabonda lo spettro della persecuzione giudiziaria e mediatica.
Povero Renzi verrebbe da dire, se non sfruttasse ogni falla o problema del sistema a proprio vantaggio.
E mentre il suo epilogo politico è sempre più vicino, nonostante i fedelissimi influenti e potenti che lo tengono a galla da tempo (Dirigenti, politici, media e intellettuali), il senatore di Rignano continua con la sua opera di delegittimazione della Giustizia: Escamotage molto utilizzato per riuscire sempre pulito e indenne dalle varie inchieste.
Vi è da fare un piccolo appunto in merito a questo tema: Credere che in qualsiasi organizzazione composta da esseri umani non possano esserci delle mele marce è da ingenui, capire che anche i giudici o i magistrati possano sbagliare o essere corrotti è plausibile, ma fare di tutta l’erba un fascio e etichettare tutta la magistratura come marcia o di parte non è assolutamente una richiesta di giustizia, ma una auto-concessione di Anarchia.
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, aveva accusato una parte della magistratura di voler “decidere cosa è politica e cosa non lo è”, facendo un “processo politico alla politica”, accusa Renzi mettendo in moto la sua lavatrice di “martirizzazione” mediatica.
Ma all’accusa di Renzi risponde l’Associazione nazionale magistrati in maniera abbastanza seccata. “Secondo un ripetuto schema, il senatore Matteo Renzi ha mosso ieri, dal palco della Leopolda, ai magistrati fiorentini che hanno concluso le indagini relative alla fondazione Open, accuse gravissime e inaccettabili, come quella di voler imbastire ‘un processo politico alla politica’. Sono parole che gettano discredito non solo e non tanto sui magistrati impegnati in quel procedimento ma sull’intero ordine giudiziario”.
“Provenendo da un autorevole esponente politico, che ha rivestito anche in passato alte cariche istituzionali – prosegue l’Anm – sono capaci di ingenerare disorientamento nell’opinione pubblica e di minare la fiducia dei cittadini nell’Istituzione giudiziaria. Per questa ragione si avverte forte l’esigenza di ribadire la necessità che, fermo il diritto di critica delle azioni della magistratura e l’inviolabile diritto di difesa di qualunque imputato, il loro esercizio, specie ad opera di rappresentanti della politica, sia sempre ispirato al rispetto dell’autonomia e della indipendenza della giurisdizione, capisaldi di democrazia”, conclude l’Anm.
Renzi contro tutti
La magia di Renzi e del suo “frottoliere” non si fa attendere e, chissà perché, si trova sempre pronto a mettere nuovamente in cantiere la sua credibilità, finita nel water.
La strategia è sempre la stessa: Screditare gli altri per acquisire più consenso e solidarietà altrui; come se la Bestia messa in campo da Renzi come arma di distruzione dei suoi avversari non fosse già abbastanza evidente.
La prima vittima sacrificale di Renzi è come sempre il Pd che, da quando ha avuto la sventura di averlo come segretario, non ha conosciuto calamità peggiore dell’ex premier toscano.
“Il Pd si è fatto ubriacare dal beppegrillismo di ritorno – dice Renzi – noi siamo coerenti. Se Salvini e Meloni faranno l’asse di destra e il Pd, rinnegando le battaglie che abbiamo fatto insieme, sceglie di allearsi con il M5s è naturale che alle elezioni di giugno dovremmo occupare quello spazio politico della Leopolda, noi siamo quelli che sono sempre rimasti là”.
La coerenza di Renzi è evidente, ‘Signori miei cari’, e a testimoniarla ci sono molteplici esempi:
Letta stai sereno; Il Referendum 2016; Le richieste a Conte, che hanno fatto cadere lo stesso, per poi essere ritirate all’alba del nuovo governo Draghi; il voto sul Ddl Zan, tanto caldeggiato alla camera e snobbato in maniera netta al Senato; per non parlare della sua frase storica: Se un politico fa i soldi qualcosa non va.
Atteggiamenti che evidenziano chiaramente la “coerenza” di Matteo Renzi in un universo alternativo, ma non nel nostro purtroppo.
Altra persona a finire vittima della sua macchina del fango è Pierluigi Bersani. “Quando si arriva all’elezione del presidente della Repubblica se si vogliono fare le cose perbene e se si ha capacità di tattica parlamentare non bisogna fare quello che ha fatto Bersani che ha bruciato due candidati e ha dato la colpa ai 101, chiamando i 101 alla responsabilità e non alla sua incapacità di fare politica e di gestire il Parlamento. Io sono per la competenza e non per le chiacchiere”, dice Renzi.
Ma la faccia tosta di Renzi non conosce confine e la sua difesa sul ddl Zan è vergognosa e imbarazzante. “Consumato il simbolo di una sinistra che sta dalla parte del bla bla bla e non dei valori. La politica è portare le leggi in Gazzetta Ufficiale, non portare gli striscioni nei cortei. La Leopolda è un vivaio dove nascono le idee che cambiano il Paese”, anche se non per forza in meglio caro Matteo.
Sarà difficile spiegare agli Lgbtq+ come mai Renzi, pagato profumatamente dallo Stato italiano, sia andato in Arabia durante una votazione così importante a parlare di rinascimento proprio a chi gli Lgbtq+ li perseguita o li ammazza solo per aver commesso il “terribile crimine” di essersi definito tale.
Ma soprattutto, pare difficile spiegare agli italiani come mai, una sinistra rappresentata un tempo da: Gramsci, Turati, Berlinguer, Pertini e Craxi; sia finita nelle mani di un inetto e bugiardo come Matteo Renzi.