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GUERRA E PACE

by Calogero Jonathan Amato

No, non è la rivisitazione del celebre romanzo di Tolstoj. Anche perché sarebbe male accolta, dato che nei nostri paraggi è diventato sacrilego tutto ciò che sa di Russia. Quando il mondo era un po’ meno falso e le cose si chiamavano col nome giusto, senza tanti birignao, esisteva il Ministero della Guerra. Poi, dopo la Seconda Mondiale, un po’ per la vergogna della sonora sconfitta, ma soprattutto per sopraggiunta ipocrisia, il nome del dicastero virò in Difesa. Se l’andazzo prosegue – e tutto ce lo fa credere – prossimamente su questi schermi avremo il Ministero della Pace, in perfetta sintonia con la risibilità generale. Ma non anticipiamo i tempi, sono già abbondanti quelli attuali. 

È notizia di ieri, da Bruxelles, della raggiunta intesa al Consiglio Affari Esteri su una nuova tranche – parliamo di 500 milioni di euro – di aiuti all’esercito ucraino nell’ambito del fondo European Peace Facility. Con questi, il sostegno dell’UE a Kiev arriverebbe a 2,5 miliardi di Euro. E a noi chiedono sacrifici, parlano di economia di guerra, probabili razionamenti dell’energia e altre delizie. Bene, solo per dire. Non si cerca la pace, ma la vittoria militare, non si valutano ragionevoli soluzioni diplomatiche, ma si inviano armi. Ma allora diamo un calcio a questa fastidiosa falsità, cambiamo nome a quella benedetta “European Peace Facility” chiamiamola come è realmente, che tutti capiscano. Sostituiamo la nota stonata “Peace” con “War”. Il succo non cambierebbe, ma almeno avremmo raggiunto un livello minimo di coerenza. Capito Charles Michel, presidente del Consiglio UE? …e fiero sedicente paladino della bontà assoluta?

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