Con la Russia che – senza dichiarare apertamente il vero motivo – riduce le forniture di gas ai paesi UE, la situazione si scalda immediatamente.
È stato chiuso il gasdotto Nordstream 1, con la promessa che non sarebbe stato riaperto fino all’arrivo di una turbina dal Canada bloccata dalle sanzioni. La Germania è riuscita a convincere il Canada a sollevare le sanzioni per far “passare” la turbina.
Di più: Sembra che ora la Germania stia lavorando – come suo solito sottotraccia nelle sedi UE – per eliminare alcune sanzioni alla Russia, per cercare di minimizzare l’impatto economico della guerra commerciale che si sta dimostrando, evidentemente, un costo troppo alto. Come fatto in precedenza con la disputa di Kaliningrad, quando la Lituania bloccò il traffico di alcune merci tra l’exclave russa e il resto del paese. Disputa ancora non del tutto risolta..
Il livello di allarme in Germania, a cui le forniture sono state già tagliate del 60% nel corso delle ultime settimane, è molto alto. Il paese importa ancora il 35% del gas che utilizza dalla Russia, e se il 22 luglio le forniture saranno effettivamente ancora bloccate, il governo federale sarà costretto a implementare il terzo livello di allarme energetico, che prevede un razionamento dell’energia secondo indicazioni prestabilite. Le imprese sarebbero costrette a contingentare la propria produzione, uno scenario che il governo ha finora tentato di evitare.
Altra misura importante sarebbe l’allestimento di “isole di calore”, ovvero spazi pubblici riscaldati che ospiteranno gratuitamente i cittadini che non potranno permettersi di pagare le bollette in inverno. Sarà poi presto inaugurato a Berlino il primo serbatoio di acqua calda che farà da riserva strategica e soddisferà circa il dieci per cento della richiesta dei mesi invernali. Si tratta di una torre alta 45 metri capace di contenere fino a 56 milioni di litri di acqua da conservare calda.
Nonostante sia per il momento ferma al primo livello di allarme, in caso di sospensione definitiva e completa delle forniture anche l’Italia sarebbe costretta a far scattare la fase di emergenza. Il piano prevede il razionamento del gas alle industrie energivore e un maggiore utilizzo di carbone per la produzione di elettricità. L’impatto sarebbe significativo anche sui consumi, con riscaldamento contenuto e risparmi sull’illuminazione pubblica, almeno fino a quando il gas russo non verrà sostituito da forniture provenienti da altri paesi produttori.
Eni ha annunciato che Gazprom sta riducendo di circa un terzo la fornitura di gas all’Italia. Il cane a sei zampe in una spiega che l’azienda russa “ha comunicato che per la giornata di ieri (lunedì 11 luglio), fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi/giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi/giorno. Eni fornirà ulteriori informazioni in caso di nuove e significative variazioni dei flussi”.