A Firenze sta nascendo il primo Museo della Lingua italiana all’interno del complesso di Santa Maria Novella. Quattro milioni e mezzo di investimento, sarà gestito dallo stesso Comune del capoluogo toscano e dall’Accademia della Crusca.
A capo della Commissione Nazionale e della progettazione del museo è Luca Serianni, romano, insigne linguista e filologo, già professore emerito di Storia della Lingua Italiana alla Sapienza.
Per la Società Editrice Il Mulino è autore di un saggio di riferimento come PAROLA di DANTE nella collana Intersezioni. Una disamina dei modi di dire, delle espressioni, delle intenzioni linguistiche del primo “coniatore” del nostro vocabolario.
Come sappiamo la “Commedia” è un poema in terzine di endecasillabi. Composta in lingua volgare, strutturato in tre cantiche, ciascuna composta da trentatre canti.
Un viaggio allegorico sulla via della redenzione del peccato. Il volgare che si presenta nel capolavoro dantesco è già un volgare maturo.
Il componimento infatti, composto durante l’esilio del Vate, rappresenta anche una sfida tutta personale, una sfida che oggi diremmo “rivoluzionaria” rispetto alla tradizione consolidata del latino.
Ragionamento, eloquenza, invettiva, predicazione e satira. Dante è il profeta non solo delle prospettive ultramondane dei suoi personaggi, ma è essenzialmente il magnifico precursore della modernità linguistica.
La sua eredità, come ricorda la seconda di copertina del libro, è fatta di parole e di espressioni dalla storia diversa. Ed è anche il primo poema della cultura occidentale che valorizza i “turni di parola” dei personaggi con invenzioni narrative sempre diverse, l’attenta preparazione di un opera letteraria destinata davvero all’immortalità!