Originale e curioso. Virtus Zallot è docente di Storia dell’Arte Medievale e di pedagogia e didattica dell’arte all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia.
Con questo suo ultimo lavoro pubblicato dalla Società editrice Il Mulino ci introduce in un occidente medievale fertile proprio come le chiome delle donne e degli uomini che lo hanno animato.
I capelli sono stati definiti “beni spirituali e materiali” e questo saggio è quasi una esaltazione simbolica di questo nostro patrimonio naturale.
E allora scopriamo che quelli rossi sono considerati demoniaci e quelli ramati sono stati attribuiti a Maria Maddalena. Matilde di Canossa, rossa di capelli, sarà accusata di immoralità sessuale. L’iconografia cristiana è pronta a normalizzare, adeguare, omologare i capelli.
Chi li ha abbondanti si eleva spiritualmente, chi li perde si avvia verso il fallimento e la povertà. Una operazione di restyling tricologico viene effettuata artisticamente su San Francesco: nonostante i suoi occhi e capelli neri, inizia ad essere raffigurato biondo, in evidente contrapposizione ad un diavolo nero come la pece. Gli eroi positivi sono biondi come i protagonisti della cavalleria medievale.
Nel purgatorio, Dante incontra Manfredi di Svevia e per il sommo vate è “Biondo era e bello e di gentile aspetto”.
I canuti sono ritenuti i più saggi e sono garanzia di esperienza e di saggezza certa. Quest’ultima, in età medievale, sembra rimanere una esclusiva maschile.
Il libro è un viaggio quasi inedito che ci restituisce una età affascinante dove anche una semplice acconciatura è significativa di una società del passato sorprendente e sempre molto intrigante.