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Non è mai troppo tardi

by Nico Dente Gattola

Voluto all’indomani del crollo della prima Repubblica, come risposta alla domanda di cambiamento imperante in quegli anni a cavallo del 1992, il Mattarellum di tanto in tanto fa capolino nei dibattiti sulla riforma della legge elettorale.

Per l’epoca fu una vera e propria rivoluzione, perché per la prima volta nella storia repubblicana, i parlamentari erano eletti per la gran parte in collegi uninominali (fatta salva una quota proporzionale).

Stagione breve ma intensa poiché il paese ha imboccato nuovamente la strada proporzionale, con esiti che hanno portato a più di un rimpianto per quella breve stagione.

Ultimo Enrico Letta, che ha proposto il ripristino del sistema elettorale, che dobbiamo all’attuale Capo Dello Stato, per garantire la governabilità del paese, oggi quanto mai una chimera.

Ma ha senso parlarne oggi con il quadro politico che viviamo, così frastagliato?

Necessario fare un distinguo, poiché se si parla di stabilità politica, anche per il Mattarellum è vero fino a un certo punto: infatti sia nella legislatura iniziata nel 1994 che in quella successiva, nel 1996, i governi hanno avuto vita difficile.

Solo nel 2001, con il Berlusconi bis e poi ter, l’esecutivo è durato praticamente per 5 anni, anche se tra mille tribolazioni.

Come si vede l’instabilità e una vera costante della politica italiana, in ogni stagione, quasi come se vi fosse timore ad avallare il consolidamento di una leadership e quindi non è che l’introduzione del sistema maggioritario sia stato di giovamento sotto questo aspetto.

Ma tuttavia è incontestabile, che abbia favorito la nascita di coalizioni più omogenee, garantendo di avere un vincitore certo frutto, in un certo senso, dell’esito delle urne e non di accordi interni di palazzo come accade oggi.

Inoltre ha favorito la nascita di leader politici più forti in partenza come Romano Prodi o Silvio Berlusconi o anche se in misura minore Ginafranco Fini o Massimo D’Alema e altri che hanno per così dire preso il volo in un contesto in cui vi era una forte identificazione con il candidato.

Al giorno d’oggi questo, purtroppo, è una chimera perché i candidati, con le liste bloccate, sono nella sostanza scelti nel chiuso delle segreterie e di fatto rispondono solo a coloro che li hanno scelti, con inevitabili conseguenze sulla qualità del loro operato politico.

Il parlamento abbonda, quindi  sempre di più personaggi che risultano essere assolutamente inadeguati al ruolo cui sono chiamati; si badi non si tratta di onestà ma di capacità ed esperienza politica, essenziali per sedere in un aula parlamentare.

Questo spiega la stagnazione  che stiamo vivendo, con una progressiva riduzione delle prospettive che la politica può garantire al paese con prospettive che di anno in anno peggiorano inesorabilmente.

Per fermare questo declino occorre pensare ad una legge elettorale , che per una volta pensi a garantire un esecutivo in grado di durare per tutta la legislatura, riducendo nel contempo la frammentazione del quadro politico.

Solo così, si potrà pensare ad un reale cambiamento del sistema Italia e chi pensa che così si vada verso una deriva antidemocratica, non rende un buon servizio al paese ed ignora l’evidenza dei fatti.

E’ chiaramente, in primo luogo, una questione di volontà delle forze politiche, poi si può discutere di sistema elettorale da adottare, insomma ci vorrebbe una visione di prospettiva.

Per dire, in paesi come la Germania o l’Inghilterra, che hanno sistemi opposti, la prima proporzionale la seconda maggioritario, non vi sono i problemi di stabilità e di formazione dell’esecutivo che vi sono da noi.

Non è mai troppo tardi per pensare di dare una svolta al paese e la legge elettorale è uno di quei tasselli che possono dare un contributo.

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