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Il Green Pass diventa d’obbligo, ma i problemi derivanti rimangono insoluti

by Romano Franco

Il Green Pass da oggi sarà obbligatorio. Il 15 ottobre è giunto alle porte e le tensioni accumulate negli ultimi giorni, al posto di essere appianate, sono aumentate; con il rischio di sfociare in altri scontri violenti.

Gli annunci di blocchi, picchetti e scioperi sono tantissimi e si estendono per tutta Italia. A questo si aggiungono i timori di distorsioni e l’impreparazione delle imprese nella gestione dei controlli, che come sempre vengono lasciate alla deriva da questo nostro Stato superficiale.

E mentre da una parte c’è chi favorisce la sua lettura superficiale e denuncia il Green Pass come strumento di repressione e sottomissione, dall’altra, ci sono lavoratori, studenti e stranieri che vengono messi a disagio dalle problematiche non messe in conto dal governo quando ha preso la decisione di introdurre il Green Pass con tutti i limiti del caso.

Come fa uno studente a ricevere istruzione e formazione, che nel nostro stato sono obbligatorie, senza avere il Green Pass al giorno d’oggi. La superficialità della misura si vede proprio in queste situazioni. Il governo introduce una misura di controllo facoltativa, ma che ti tiene lontano anche da luoghi dove, per diritto, qualsiasi cittadino dovrebbe avere accesso.

E così, siccome non si è avuto il coraggio di introdurre l’obbligo vaccinale, è stato pensato bene di emarginare i cittadini che non volevano entrare in possesso di questa misura “facoltativa” mettendoli in condizione di rinunciare ai propri diritti sacrosanti. Una mossa subdola e infame, se vogliamo dirla tutta, che sottolinea pesantemente la mancata assunzione di responsabilità della situazione da parte dell’esecutivo che addossa tutto il fardello e le colpe sul cittadino.

Tra vaccinati e guariti dal covid siamo arrivati al 90%, con oltre l’80% degli italiani che hanno ricevuto il vaccino. Il 10% dei lavoratori non vuole ancora vaccinarsi e, di questi, una parte non accetta di fare il tampone pagandolo di tasca propria.

In realtà a loro si aggiungono trasportatori che in alcuni casi non sono vaccinati e in altri sono vaccinati con vaccini non riconosciuti dalla comunità europea.

La minaccia di sciopero di portuali e autotrasportatori è sempre dietro l’angolo e causerebbe un stop nel settore della logistica. A Trieste un numero di dipendenti elevato non è vaccinato e ha promesso di bloccare il porto.

Anche sui trasporti pubblici si verifica un problema analogo, dove vi è quasi il 20% dei dipendenti non vaccinato che comunque entra in contatto, in maniera indiretta, con diversi cittadini ogni giorno.

Le manifestazioni si riversano in tutte le città e la più importante è a Roma, prevista al Circo Massimo. Il governo mantiene il pugno di ferro nei confronti di quelli che ha etichettato come sovversivi per non essersi vaccinati e per non aver seguito i diktat del Cts, come se gli insuccessi del Comitato Tecnico Scientifico e del governo durante questa pandemia, non fossero sotto gli occhi di tutti.

Comunque, tensioni a parte, Orlando, ministro del Lavoro, parla di “avvio complicato, ma che era nell’ordine delle cose ed è il prezzo da pagare per spingere nella direzione giusta il Paese”. Insomma, un bel “Armatevi e Partite” e la patata bollente viene passata nelle mani del cittadino, che deve fare i suoi salti mortali giornalieri per mettersi in regola ad ogni nuova disposizione.

Quindi, dopo il fallimento di sabato scorso a Roma, il governo pare non abbia capito la lezione e continua, in maniera incosciente e superficiale, ad ergere muri su muri nei confronti di una parte di popolazione che ha già assunto dimensioni e posizioni da esercito. Continuare ad ignorare il malcontento e spingere sempre di più una parte di popolazione verso realtà estremiste che ci marciano sopra non risolve il problema, lo amplifica.

Si avvisa infatti che “nelle prossime ore potrebbero verificarsi iniziative contro il Green pass davanti a ingressi aziendali e presso aeroporti, porti, punti di snodo stradale, autostradale e ferroviari, finalizzati a creare disagi con possibile intralcio alla regolarità dei servizi e delle attività produttive”, scrive in una circolare il Dipartimento di Pubblica Sicurezza.

L’emarginazione esclusiva messa in atto da questa misura, è indegna della nostra Repubblica e della nostra democrazia, anche se è comprensibile vista l’emergenza del caso, ma, un conto sarebbe stato introdurre il vaccino obbligatorio e assumersi le proprie responsabilità, un altro è invece introdurre questa misura “borderline” che, per tener felici tutti, finisce per non soddisfare nessuno.

Insomma, chiunque abbia pensato che il populismo fosse finito con l’avvento di questo governo, si è dovuto fortemente ricredere quando vi sono state mosse messe in atto per saziare le pance degli italiani.

E’ troppo facile introdurre il Green pass e lasciare tutti i problemi derivanti nelle mani dei cittadini, poiché, così facendo, si emarginano ancora di più i deboli e gli esclusi del sistema, che durante la pandemia hanno peggiorato ulteriormente il loro status.

Non si chiede al governo di abolire il Green Pass o di eliminare delle specifiche, si chiede solo a Draghi e ai suoi di venire incontro alle esigenze di queste persone. Non si tratta di accontentare capricci stupidi, si tratta di raggiungere un compromesso con gente che lavora e che è parte integrante del sistema.

Se fosse davvero un socialista liberale, Draghi, così come si è autodefinito in passato, saprà sicuramente come comportarsi e come rapportarsi con questi lavoratori disperati, poiché, nel caso contrario, quella sua affermazione inziale, sarebbe servita solo all’ex presidente della Bce per infiltrarsi e fare il doppio gioco. Come risponderà Draghi?

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