La prescrizione notoriamente è utilizzata strumentalmente e consente l’indulgenza plenaria nei confronti di “presunti colpevoli” che facendo trascorrere gli anni possono avvalersene comodamente. Oggi bisogna segnalare uno dei tanti casi clamorosi che è arrivato all’attenzione del parlamento.
E si tratta di Rosario Cattafi, avvocato siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto in Provincia di Messina, che sicuramente è un nome che a molti non dice assolutamente nulla.
Ma si tratta in realtà di una figura che ha attraverso vicende assai torbide, opache e irrisolte della storia criminale degli ultimi decenni e non a caso oggi il Movimento Cinque Stelle presenta un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia, Cartabia.
Infatti si lamenta in questo atto della parlamentare che vi sarebbero gravissimi ritardi nel suo procedimento penale. La deputata pentastellata Sarti vuole conoscere le ragioni dei ritardi del lunghissimo processo iniziato nove anni fa accertando le responsabilità eventuali dei giudici.
Allo stato della cose su questo caso del presunto mafioso Cattafì, la procura generale di Reggio Calabria ha chiesto nel gennaio scorso la prescrizione. Nonostante alcuni collaboratori di giustizia lo abbiano indicato negli anni come un’ineffabile uomo che avrebbe mantenuto collegamenti e intrattenuto legami tra la mafia, gli uomini dei servizi d’intelligence e la massoneria.
Anni fa la procura di Palermo, niente meno, lo riteneva in contatto direttamente con il superboss Nitto Santapaola, mentre la corte d’Appello di Messina ipotizzava la sua appartenenza a Cosa Nostra almeno sino all’anno 2000. Adesso il processo imbastito nei confronti di Rosario Pio Cattafì, potrebbe non essere neanche svolto poiché ormai la prescrizione cancellerebbe qualsiasi responsabilità penale di appartenenza alla mafia.
Ora Giulia Sarti, deputata del Movimento 5 stelle in commissione Giustizia della Camera ha però promosso questa iniziativa sollecitata anche da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in Via D’Amelio, che ha trattato diffusamente questo argomento scottante e delicato su questo personaggio.
Cattafì ha oggi 69 anni ed è stato da giovane, prima della laurea, sempre vicino agli ambienti dell’estrema destra e precisamente al movimento messo fuori legge per ricostituzione del partito fascista Ordine Nuovo. Ma l’avvocato Cattafi non si è limitato all’impegno politico pericoloso, è stato persino testimone di nozze di Giuseppe Gullotti, il capomafia della sua città dove è nato.
Però la sua attività criminale è iniziata a Milano ed è proprio nella metropoli lombarda che finisce coinvolto nell’inchiesta sull’autoparco di via Salomone, un luogo dove è stata scoperta un’insospettabile organizzazione criminale di stampo mafioso.
L’avvocato era insieme a Pietro Rampulla che è stato l’artificiere della strage di Capaci e insieme a lui ha condiviso il carcere da giovane, condannato per lesioni, porto e detenzione abusivi di arma. Poi negli anni successivi Cattafi è stato coinvolto in numerose indagini o procedimenti per reati assai pesanti.
Si ricorda a tal proposito il sequestro dell’imprenditore Giuseppe Agrati, dove venne anche sottoposto a procedimenti per traffico di stupefacenti.
Ma l’indagine più rilevante è stata quella dov’era coinvolto con Totò Riina e Nitto Santapaola, nonché i fratelli Graviano, e persino Licio Gelli e Stefano Delle Chiaie, condotta dal giudice Roberto Scarpinato, denominata “Sistemi criminali”, che sicuramente è il primo tronco di attività investigativa posta alla base dell’inchiesta della Trattativa Stato-mafia.
Tuttavia l’inchiesta di Scarpinato sarà archiviata, mentre per tutti gli altri procedimenti, Cattafì, beneficierà di proscioglimenti o sarà giudicato non colpevole.
Infatti, in modo inaspettato, il 24 luglio del 2012 la Procura antimafia di Messina ordina l’arresto accusandolo niente meno di essere al vertice della cosca mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto da almeno 40 anni. Cosicché nel 2013 viene condannato in primo grado col rito abbreviato a 12 anni di reclusione e questa condanna è stata confermata due anni dopo in Appello però con un dimezzamento della pena inflitta.
I giudici del secondo grado hanno ritenuto che Cattafi non sarebbe il capo della cosca di Barcellona ma solamente un esponente affiliato. Tra l’altro nella sentenza si afferma che l’avvocato ha fatto parte di Cosa Nostra soltanto sino al 2000.
Quindi, arriviamo al 2015, quando Cattafì viene messo in libertà e poi, nel 2017, la Corte di Cassazione annulla la sentenza rinviando alla Corte d’appello di Reggio Calabria un nuovo giudizio per gli anni che vanno dal 1993 al 2000.
In buona sostanza, per la Cassazione non esiste la prova della partecipazione di Cattafi in quel periodo di tempo e stabilisce che la partecipazione di Cattafi all’associazione mafiosa era da ritenere certa dagli anni ’70 fino al 1993 mentre non esiste l’ intraneità per gli anni successivi sino al 2000 affermando il principio del “giudicato interno”.
Da quel momento, il secondo processo d’Appello si diluisce nel tempo di rinvio in rinvio e dal marzo del 2017 niente meno ci vogliono ben due anni prima che la corte d’Appello decida di avviarlo. Il reato di mafia è a rischio prescrizione e, dunque, la prima udienza del 17 aprile 2019 viene rinviata per quattro volte e otto mesi in totale per i soliti difetti di notifica.
Finalmente arriva la data del 20 gennaio del 2021 in cui la procura generale di Reggio Calabria chiede di dichiarare prescritto il reato di associazione mafiosa. Motivo per cui, se i giudici dovessero dare ragione al Pg, cadrebbe anche il giudicato interno, ovverosia anche la condanna di Cattafi per il periodo compreso tra gli anni ’70 e il 1993.
Adesso però, la deputata Sarti chiede chiarezza sull’intero procedimento alla guardasigilli e domanda alla Cartabia “se non ritenga che il gravissimo ritardo nel trattamento del procedimento a carico di Rosario Cattafi meriti attenzione e accertamenti per eventuali responsabilità disciplinari; se non ritenga allarmante che un criminale responsabile del reato di associazione mafiosa rischi di evitare la condanna per prescrizione”. Non vogliamo essere pessimisti ma tutto finirà nel nulla e nessuno responsabilità verrà accertata.