La diceria messa in giro ad arte è stata che la vecchia mafia rispettava i codici d’onore e non uccideva donne e bambini. Questa affermazione palesemente falsa ripetuta dagli uomini di cosa nostra è smentita da omicidi ed esecuzioni che definire vili e orrendi è semplicemente un eufemismo.
La storia del pastorello Giuseppe Letizia è agghiacciante e dimostra che i mafiosi non hanno pietà di nessuno quando si tratta di non fare emergere la verità o di nascondere le loro malefatte.
Giuseppe Letizia aveva appena compiuto 13 anni e nella notte del 10 marzo 1948 si trovava in contrada “Malvello” a Corleone dov’era rimasto a custodire il gregge del padre come d’altronde facevano in quegli anni tanti ragazzini in Sicilia.
Sopportava indicibili prove il bambino con la dura vita dei campi, però, aveva ben chiaro nella sua mente che doveva fare tutto ciò per aiutare la sua famiglia.
E’ naturale che a quella età rimanere la notte da solo nei campi non era facile, e il bambino provava ansia e paura sperando di ritornare il prima possibile a casa.
Improvvisamente quella notte udì dei rumori di un auto che si avvicinava e poi si fermava. Nel buio pesto riuscì a distinguere delle ombre che si muovevano.
A quel punto Giuseppe preso dal terrore restò immobile nella mangiatoia del casolare per evitare di essere scoperto e dove cercava di addormentarsi per prendere sonno. Sentì gridare da una delle ombre che veniva trascinata da un’altra ombra.
“Che volete da me? Lasciatemi andare!”, gridava disperato quell’uomo afferrato da un altro uomo. L’uomo che gridava venne portato dentro il casolare da alcuni individui che cominciarono a sferrare pugni e calci tra le urla del povero malcapitato.
Giuseppe era letteralmente bloccato dalla paura che neanche respirava per evitare di essere scoperto. Alla fine vide tre grosse vampe di fuoco e sentì i botti con l’uomo colpito che rantolava per terra.
Subito dopo il ragazzino svenne e il giorno dopo il padre lo trovò con lo sguardo allucinato che urlava frasi sconnesse: “No, no, non uccidetelo! Che vi ha fatto? Lasciatelo stare!”.
Il bambino aveva la febbre e il padre assai preoccupato lo portò all’Ospedale di Corleone dove ad accoglierlo vi erano due medici, il dott. Michele Navarra e il dott. Ignazio Dell’Aria, cosicché l’uomo narrò i fatti accaduti al figlioletto.
Costoro gli praticarono le cure ma il piccolo Giuseppe morì. Questo è il resoconto breve di un caso che in quel momento non venne ignorato.
Infatti qualche giorno dopo il 13 Marzo il giornale del Partito Comunista Italiano “L’Unità” pubblicò un articolo che sconvolse l’opinione pubblica: “C’è motivo di pensare, e molti in paese sono a pensarla così che il bambino sia stato involontariamente testimone dell’uccisione di Rizzotto e che le minacce e le intimidazioni lo abbiano talmente sconvolto da provocargli uno shock e come conseguenza di esso la morte”.
Un altro articolo de “La Voce della Sicilia” del 21 marzo: “Un bimbo morente ha denunciato gli assassini che uccisero Placido Rizzotto nel feudo Malvello”.
Questi articoli sulla causa della morte violenta del bambino erano abbastanza fondate poiché le “cure” al piccolo furono praticate da Navarra, che tutti sapevano essere proprio il capomafia di Corleone, e guarda caso l’altro medico Dell’Aria, qualche giorno dopo chiuse il suo studio ed emigrò in Australia.
Il piccolo Giuseppe Letizia fu il testimone involontario del delitto di Placido Rizzotto, il sindacalista socialista assassinato dagli uomini di Cosa Nostra tra cui anche Luciano Liggio ed ebbe la sventura di trovarsi ad assistere a questa terribile esecuzione.
Il bambino delirò e fu portato all’Ospedale dei Bianchi di Corleone. Durante questo stato, il pastorello parlava di un contadino assassinato.
La morte di Giuseppe fu addebitata ad una tossicosi mentre sicuramente fu avvelenato proprio dal capomafia di Corleone dott. Michele Navarra, che era proprio il mandante dell’omicidio di Placido Rizzotto.
Tutto ciò non fu provato dal punto di vista processuale e ci vollero persino decenni per risalire ai resti del povero sindacalista ucciso. A distanza di decenni bisogna ricordare questi fatti ignominiosi commessi della mafia che eliminava bambini innocenti.