Di Alberto Cardillo
Oggi voglio raccontarvi la storia di due Uomini giusti. Giusti, da parti opposte e contingenti, entrambi attori involontari sul grande palcoscenico della grande tragedia della guerra. La storia di Tommaso e Antonino.
Il Cav. Tommaso Caltabiano fu Podestà di Sant’Alfio dal 1941 fino alla fine del settembre del 1943, insomma in piena parabola discendente per il fascismo e per le sorti dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.
Un lavoratore di animo buono e di spirito mite. “Uomo per sua natura pacifico e vissuto sempre negli agi e nelle comodità […] -ricorda il Prof. Giuseppe Pennisi nel libro pubblicato nel 1992 per i sessant’anni di storia del Comune di Sant’Alfio-, dovette affrontare […] grandi sacrifici durante l’emergenza che precedette e seguì lo sbarco degli Alleati in Sicilia, per ottenere i rifornimenti di farina che venivano effettuati sulla spiaggia di Riposto dalle chiatte provenienti dalla penisola.
Povero Cav. Caltabiano! -continua Pennisi- Mi sembra di vederlo ancora sul carretto, insieme al conducente, sotto i continui mitragliamenti dell’Aviazione inglese, con l’aspetto di un condannato che va sul patibolo.
Il 13 agosto 1943, entrate le truppe inglesi a Sant’Alfio, un gruppo di scalmanati e facinorosi analfabeti, animati da propositi bellicosi di protesta si dirigeva verso la casa del Podestà; però nel tragitto che intercorre tra la piazza dove si era radunata la teppaglia e la casa del Podestà, il gruppo si assottigliò tanto che dinnanzi alla casa vi giunse un solo individuo”.
Il Cav. Caltabiano non si diede alla macchia, fu lui ad aprire il portone del Comune agli inglesi. Non solo non fu internato ma non venne nemmeno processato dagli alleati perché, sentiti gli abitanti del luogo, era ritenuto persona e amministratore per bene.
Assunse il suo ruolo fino al 25 settembre, quando i Podestà ancora in carica passeranno le consegne ai sindaci nominati dalle forze di occupazione militare angloamericana.
Accettò, quindi, rischiando sulla pelle propria e della propria famiglia di continuare a rappresentare l’Istituzione nel suo senso più alto, oltre lo Stato che nel frattempo si era dissolto.
Troppe le sollecitazioni di un tempo disgraziato, il suo cuore smise improvvisamente di battere pochi mesi dopo la fine della guerra.
Antonino Garufi, cresciuto in una famiglia socialista, si arruolò come carabiniere ausiliario nella Legione Palermo prima, e Milano successivamente, dopo l’armistizio aderì alla Resistenza tra i partigiani nella Carnia e nel Friuli orientale e nord orientale nella Brigata Osoppo, composta da socialisti e cattolici che combattevano per liberare l’Italia e non per assoggettarla ad altra tirannia straniera.
Fu imprigionato dai nazisti a Faedis, durante la controffensiva tedesca che alla fine di settembre e all’inizio di novembre del 1944 portò alla fine delle “Zone libere”.
Venne deportato, prima nel famigerato lager di Dachau, poi, a Buchenwald. La Liberazione avvenne due giorni prima dell’arrivo dell’esercito statunitense, l’11 aprile 1945.
Infatti, un comitato clandestino internazionale organizzò l’insurrezione, catturando 220 aguzzini delle SS, tenendo il campo, ormai liberato, per due giorni.
L’esperienza tragica dei lager è stata descritta minutamente nel suo libro “Diario di un deportato. Da Dachau a Buchenwald comando Ohrdruf”(1990).
Portò per tutta la vita i segni di quella tragedia, nel fisico e nella mente, e della sua vita fece testimonianza di amore per la libertà. Proprio stamane ho avuto il piacere di presenziare alla intitolazione di una via in suo onore a Giarre.
Tommaso e Antonino, due Uomini normali che da parti della storia opposte, senza saperlo, financo in parti geografiche opposte, con le loro azioni, con le loro sofferenze, con i loro sacrifici, combatterono per alleviare le sofferenze del prossimo. E per l’Italia, Patria di tutti gli italiani.
Tommaso è il mio bisnonno. Antonino è il nonno di mio cognato, bisnonno delle mie nipotine. Due storie di famiglia di Uomini giusti. Due esempi per la pacificazione nazionale, contro ogni totalitarismo, nella libertà e per la libertà.