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Luglio 1995: il Massacro di Srebrenica

by Nicola Comparato

“Chi è sopravvissuto a Srebrenica, non può avere sentimenti in corpo”, (detto locale)

Il mese di luglio del 1995 è tristemente ricordato per il tremendo massacro di Srebrenica, in Bosnia, avvenuto tra l’11 e il 12 luglio di quell’anno, dove persero la vita 8000 persone tra giovani e adulti, tutti di religione musulmana (bosgnacchi), torturati, uccisi e gettati in varie fosse comuni.

Data la crudeltà delle azioni, eseguite con il solo scopo di eliminare il gruppo etnico dei bosgnacchi, una sentenza della Corte internazionale di Giustizia dell’anno 2007 e altre ancora del Tribunale penale internazionale istituito appositamente per i territori della ex Jugoslavia hanno stabilito che il Massacro di Srebrenica è da considerare a tutti gli effetti un vero e proprio genocidio.

A distanza di quasi 30 anni, ancora oggi vengono rinvenuti i corpi delle vittime rimaste sepolte nelle fosse comuni, e ogni anno, molte madri si recano ancora sul luogo per ricordare i figli e i mariti caduti nell’agguato.

Durante la guerra in Bosnia, conclusa con gli accordi di pace del 1995, più di 100.000 persone persero la vita nel corso degli attacchi.

Una guerra che potremmo quasi definire civile, un tutti contro tutti che ha visto (dopo lo scioglimento della Jugoslavia e la conseguente violenza del leader serbo Milosevic), scontrarsi musulmani bosniaci, serbi e croati.

Il ricordo di quei giorni per i sopravvissuti di Srebrenica (enclave serba in territorio bosniaco), che videro avanzare le truppe di Ratko Mladic (conosciuto in seguito con il soprannome di “macellaio dei Balcani”), e la vergogna della comunità internazionale (in quanto dal 1993 il luogo era considerato zona protetta) sono pagine di storie scritte con sangue innocente impossibili da cancellare.

In quei giorni, durante l’avanzata delle truppe nemiche, 15.000 ragazzi bosniaci cercarono riparo fuggendo nei boschi circostanti.

Il resto della popolazione impaurita, rimase ammassata intorno ad una base delle Nazioni Unite, in attesa di un intervento da parte delle forze di pace olandesi dell’ONU, ma i caschi blu rimasero a guardare (privi di mezzi adeguati per reagire e successivamente ritenuti corresponsabili del massacro da un tribunale olandese), mentre 2000 uomini tra giovani, adulti e anziani, venivano catturati per essere in seguito giustiziati.

Circa 20.000 tra donne e bambini, furono deportati e innumerevoli furono le torture e gli stupri.

Nello stesso momento, i soldati serbi inseguivano e uccidevano uno ad uno i ragazzi fuggiti in precedenza nei boschi.

I serbi per tentare di nascondere il più possibile i crimini, gettarono i corpi in fosse comuni improvvisate, scavate con la ruspa per disperdere i cadaveri in luoghi diversi difficili da identificare.

Con l’avvento della tecnologia, e attraverso il test del DNA, molti corpi nel corso degli anni sono stati rinvenuti e identificati, ma sono ancora tantissimi quelli dispersi e quelli rimasti senza un nome.

La tragedia di Srebrenica ha sconvolto l’opinione pubblica di tutto il mondo, tanto che i tribunali dei Balcani e un tribunale speciale delle Nazioni Unite per i crimini di guerra all’Aia, hanno condannato una cinquantina di serbobosniaci tra cui il comandante militare Ratko Mladic e il leader politico Radovan Karadzic, per i crimini di Srebrenica commessi nel 1995.

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